I recenti episodi di malaria, Chikungunya e West Nile nel nostro paese hanno riproposto la necessità di contrastare la presenza di agenti vettori, zanzare in primis, al fine di prevenire l’insorgenza di episodi, epidemici e no, di patologie virali, batteriche e parassitarie da loro veicolate. Ma la lotta alle zanzare non è affatto semplice né […]
I recenti episodi di malaria, Chikungunya e West Nile nel nostro paese hanno riproposto la necessità di contrastare la presenza di agenti vettori, zanzare in primis, al fine di prevenire l’insorgenza di episodi, epidemici e no, di patologie virali, batteriche e parassitarie da loro veicolate.
Ma la lotta alle zanzare non è affatto semplice né può limitarsi a interventi di disinfestazione in ambito urbano che, se necessari all’insorgere delle epidemie, non possono risultare risolutivi e si deve ricorrere a interventi combinati in cui il contrasto sia rivolto soprattutto all’eliminazione delle zanzare allo stato larvale. La ricerca di metodi sempre più efficaci per la lotta alle zanzare è da tempo oggetto di studio e gli sforzi si sono moltiplicati con la comparsa della zanzara tigre (Aedes albopictus) che, anche grazie alla sottovalutazione alla sua comparsa a Genova nel 1990, ha reso il nostro è “the most heavily infested country in Europe”.
Le zanzare hanno circa 100 milioni di anni di evoluzione, vivono in ogni ambiente con una biodiversità molto evidente e dall’epoca della scoperta della connessione tra Anopheles e malaria hanno causato la morte di almeno 200 milioni di persone ma nessuna delle oltre 3.500 specie di zanzare è stata eliminata. L’emergenza (o la riemergenza) di zoonosi è da ascrivere alla combinazione di un insieme di cause tra le quali maggiore importanza rivestono i cambiamenti ambientali e climatici e la ricadute della globalizzazione. Diventa quindi sempre più importante il monitoraggio e il controllo dei vettori nonchè la formazione dei medici e dei veterinari anche su queste patologie tradizionalmente, ma ormai non più, confinate ai Paesi tropicali. Come detto non esiste una soluzione univoca, ma piuttosto una serie di procedure da utilizzare in maniera combinata per ottenere qualche risultato concreto e tra queste possiamo annoverare:
– gestione dell’ambiente, attraverso il controllo delle aree urbane ed extra-urbane che costituiscono ricettacolo dei Culicidi, coinvolgendo le comunità attraverso un corretto approccio educativo da parte delle autorità competenti;
– controllo genetico, con l’inserimento nell’ambiente di individui sterili;
– protezione personale della popolazione, con adeguate azioni educative e ambientali.
Uno dei cardini della lotta alle zanzare è costituito dal “controllo biologico integrato”, ovvero la riduzione ottenuta attraverso l’uso di loro predatori (invertebrati e vertebrati), parassiti, patogeni o tossine da microorganismi. I primi esperimenti in questo senso risalgono al 19° secolo con l’introduzione di predatori naturali come le libellule. Il controllo biologico mira a ridurre la popolazione di insetti fino a un livello accettabile, evitando contemporaneamente effetti avversi nei confronti dell’ecosistema e degli esseri umani. L’impiego del Bacillus thuringiensis israelensis (BTI) è molto efficace sulle larve di zanzara e innocuo per la fauna non bersaglio anche se si è dimostrato avere effetti negativi sul successo riproduttivo degli uccelli. È noto da tempo che i copepodi sono predatori importanti delle larve di zanzare e il loro uso nella lotta biologica si sta diffondendo anche in Italia. Recentemente è stata riscontrata l’efficacia come larvicida di un insetticida biologico, la spinosina A, che ha ottenuto risultati anche migliori rispetto a quelli del BTI. Metodologie genetiche per il contrasto di popolazioni di vettori sono ritenute valide alternative alle misure di controllo tradizionali a causa dei potenziali vantaggi in termini di efficienza e di selettività specifica, portando allo sviluppo di zanzare geneticamente modificate resistenti alla malaria.
Il controllo chimico con l’uso di insetticidi va perdendo progressivamente rilievo a causa di una crescente resistenza degli insetti e come prima conseguenza è più utile indirizzare l’attenzione alla disponibilità degli habitat larvali (usando larvicidi) senza trascurare il controllo ambientale, piuttosto che semplicemente prendere di mira gli adulti (come avviene invece nell’approccio tradizionale con insetticidi). Per ultimo, ma non per importanza va ricordato il ruolo che possono svolgere i pipistrelli dato che loro colonie consistenti contribuiscono a ridurre sensibilmente il numero di zanzare (notturne ma anche diurne come la zanzara tigre) non solo perché ne consumano grandi quantità ma anche perché molte di esse evitano le aree dove percepiscono la loro presenza.