Un sottotitolo ambizioso, “Ridurre il danno, salvare vite”, quello del Forum Mondiale sulla Nicotina che si è svolto in questi giorni a Varsavia, in Polonia. Confronto tra scienziati, esperti e aziende. Professor Polosa (Università di Catania e Lega Italiana Anti Fumo): «Prodotti a tabacco riscaldato ed e-cigarette per soppiantare il fumo di sigaretta»
Un sottotitolo ambizioso, “Ridurre il danno, salvare vite”, quello del Forum Mondiale sulla Nicotina che si è svolto in questi giorni a Varsavia, in Polonia. Un confronto vivo e vibrante tra scienziati, medici, aziende, stakeholder ed esperti del settore tutto orientato dalla consapevolezza che il fumo di sigaretta uccide e crea ingenti danni e costi sociali, e che far transitare più fumatori possibili a prodotti a potenziale rischio ridotto rappresenta una scelta lungimirante e un dovere morale.
Il professor Riccardo Polosa, Direttore dell’Istituto di Medicina Interna e Medicina d’Urgenza dell’Università di Catania e consigliere scientifico della Lega Italiana Anti Fumo, ha coordinato uno dei dibattiti più seguiti a Varsavia.
Lei è un medico, quali sono le prospettive epidemiologiche? È possibile ridurre l’impatto e i danni del fumo di sigaretta?
«La prospettiva è che è possibile. È possibile sfruttando al massimo la variegata disponibilità di prodotti a potenziale rischio ridotto che si sta profilando sul mercato. Cito così al volo le varie tipologie di sigaretta elettronica, partendo dalla prima generazione fino alle più innovative terze generazioni, ma parlo anche di tabacco riscaldato che sta ormai prendendo piede soprattutto nei paesi asiatici dove ha un grande successo».
Qui abbiamo analizzato nelle varie conferenze gli effetti sulla salute, gli effetti delle sostanze tossiche prodotte dalla sigaretta tradizionale comparati con quelli della sigaretta elettronica e dai prodotti dal tabacco riscaldato. Ormai l’evidenza scientifica della riduzione di questa tossicità è abbastanza acclarata.
«Si, certamente. Ormai i dati sono veramente preponderanti. Ciò che razionalmente era chiaro a me otto anni fa, vale a dire che un prodotto che non produce combustione non può rappresentare un rischio elevato, è oggi dimostrato da centinaia e centinaia di pubblicazioni scientifiche che dimostrano come questa categoria di prodotti si posizioni su una potenziale riduzione del rischio che va dal 90 al 95%».
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C’è un altro aspetto preso in considerazione: la nicotina. Quanto è influente sul piano dei rischi per la salute?
«La nicotina presente nei prodotti a potenziale rischio ridotto è dell’ordine del 2%, quindi ci vorrebbe un consumo enorme per poter giungere livelli di tossicità clinicamente rilevanti. Inoltre, il nostro organismo è talmente intelligente che mette su dei meccanismi di difesa, di autocontrollo, per cui è veramente difficile creare la condizione del sovraddosaggio».
In uno di questi confronti sono stati analizzati diversi modi di utilizzo, cioè il passaggio da sigaretta tradizionale al prodotto a potenziale rischio ridotto, il comportamento duale in cui il fumatore mantiene l’uso degli altri prodotti e le tendenze a smettere, utilizzando questi prodotti, qualsiasi uso della sigaretta tradizionale. Qual è la sua valutazione su questo tipo di dati?
«Questi sono dati altamente dinamici, noi stiamo assistendo e, guardate, io sono molto entusiasta, emozionato di vivere questo momento storico così importante per la mia vita di scienziato, ma la realtà dei fatti è che noi stiamo prendendo atto di un fenomeno in forte evoluzione. Oggi abbiamo un prodotto, domani ne avremo un altro. Oggi si parla di utilizzatori duali in grandi percentuali, domani in minore percentuale. Tutto questo a mio avviso dipende essenzialmente dalla qualità del prodotto e dal grado di soddisfazione che dà. Più il prodotto sostitutivo, alternativo alla sigaretta convenzionale è soddisfacente e piacevole, minore sarà l’impatto nel doppio utilizzo perché fino ad ora il doppio utilizzo è semplicemente figlio di una scarsa qualità del prodotto disponibile oggi sul mercato, ma l’innovazione è dietro l’angolo e io sono convinto che nei prossimi 5-10 anni il fenomeno del dual usage diventerà preistoria».
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