Proseguono le indagini tossicologiche negli allevamenti italiani e aumentano i sequestri da parte dei Nas. «Si tratta di un prodotto vietato negli allevamenti, non è stata rispettata la normativa» l’intervista al Vice-presidente della Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva (SIMeVeP)
«Non ci sono rischi evidenti sulla salute umana, tuttavia dipende anche dalle dosi assunte» è quanto ribadisce a Sanità informazione il Vicepresidente SIMeVeP (Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva) Vitantonio Perrone sull’allarme uova contaminate dall’insetticida Fipronil che dal Belgio e dalla Germania ha valicato i confini italiani portando al sequestro di alcuni allevamenti in Lombardia, Emilia Romagna, Marche, Toscana, Lazio, Campania e Puglia.
«Il Fipronil è un farmaco autorizzato unicamente come antiparassitario per gli animali domestici (per contrastare l’ectoparassitosi in cani e gatti) ed è vietato per tutti gli altri; in particolare ne è proibito l’ utilizzo per animali destinati alla produzione di alimenti» spiega il dottore aggiungendo che allo stato attuale «le percentuali di Fipronil individuate nelle uova italiane non sono allarmanti ma di fatto un pesticida non deve per legge entrare in contatto con alimenti destinati al consumo».
Oltre alle uova, ad essere ritirati dal commercio anche alcuni lotti di fettuccine italiane che in seguito ad analisi di controllo approfondite sono risultate “contaminate da Fipronil” scrive il Ministero della Salute nella circolare di richiamo ufficiale diffusa qualche giorno fa. «Inevitabile che fosse coinvolta anche la filiera alimentare – spiega il Dottor Perrone – senza dubbio il nostro Paese è autosufficiente per la produzione di uova, quindi la presenza di Fipronil in prodotti alimentare è altamente probabile che dipenda da scambi di ovoprodotti entrati come ingredienti da alcune aziende. Desta comunque sconcerto che tale pratica illecita sia stata posta in essere in alcuni allevamenti italiani: sono in corso analisi e indagini ma come troppo spesso accade pochi scorretti mettono a serio rischio la fiducia dei consumatori e nei controlli dell’autorità competente».
«L’intera questione è legata ad un parassita particolarmente aggressivo che può essere sconfitto proprio dal Fipronil» prosegue il Dottore riferendosi all’Acaro rosso (Dermanyssus gallinae), uno dei più pericolosi ectoparassiti degli allevamenti avicoli che mette a rischio in particolare la produttività delle galline ovaiole. «Si tratta di un problema storico dell’allevamento avicolo di ogni tipo, un insetto che può comportare con la sua azione ematofaga (nutrirsi di sangue) danni all’animale colpito che diventa meno produttivo e più vulnerabile».
Le ipotesi che si fanno largo in questi giorni sono che, complice il grande caldo, il parassita in questione abbia avuto una diffusione più virulenta e per contrastarlo sia stato fatto un uso sconsiderato del Fipronil. «In ogni caso voglio sottolineare che l’insetticida se impiegato correttamente su cani o gatti, non espone a nessun rischio di carattere tossicologico; le dosi applicate per garantire la sicurezza dei nostri animali sono letali per i parassiti e non per gli animali su cui vengono applicati».