Italia Longeva lancia la campagna #MiVaccinoMiDifendo per invitare gli anziani a vaccinarsi non solo per il Covid ma anche per tutte le altre patologie indicate. Il presidente Bernabei: «Ai dubbi di chi non vuole vaccinarci risponderei che i dati sono implacabili: si muore di Covid con un’età media di 81 anni». Poi sottolinea: «Il Covid ha scoperchiato il vaso di pandora e ha fatto capire che il problema è nella fragilità»
“La vita è una sfida, mi vaccino per vincerla”. La frase è l’esordio dell’ultimo spot #MiVaccinoMiDifendo, lanciato da Italia Longeva, l’Associazione nazionale per l’invecchiamento e la longevità attiva presieduta dal professor Roberto Bernabei, che invita tutte le persone della terza e quarta età a vaccinarsi non solo contro il Covid, ma anche contro tetano, herpes zoster, influenza, difterite, pertosse e polmonite pneumococcica.
Sul fronte Covid, gli over 60 hanno aderito massicciamente alla campagna vaccinale per le prime due dosi, mentre sulle terze dosi ci sono ancora ritardi in particolare tra i 60 e i 70 anni. Tuttavia il Covid, con l’alto tributo di vite tra i ‘nonni’ d’Italia, ha portato alla ribalta il tema della fragilità, della presa in carico dell’anziano con più patologie e della necessità, ormai improrogabile, di migliorare il sistema delle cure del territorio e dell’assistenza domiciliare, quelle più vicine ai pazienti che nel corso dei momenti più drammatici hanno mostrato tutti i loro attuali limiti. «È evidente che il problema della fragilità covava sotto le ceneri e il Covid lo ha semplicemente scoperchiato e quindi dobbiamo pensare a un servizio sanitario orientato verso la fragilità» spiega a Sanità Informazione il presidente di Italia Longeva Roberto Bernabei.
«Le sacche no vax non sono certo nella terza e quarta età. L’approssimarsi delle fasi ultime della vita impone delle riflessioni sul valore della vita e di quanto sia importante difenderla e da questo punto di vista i cosiddetti anziani sono molto accorti».
«Ai dubbi risponderei che i dati sono implacabili. Si muore di Covid con un’età media di 81 anni. È oggettivo: il Covid è una malattia che ha ucciso 400 persone sotto i 40 anni e i restanti 135mila con età media di 81 anni. La mediana ci dice addirittura che è 82 anni. Questa malattia colpisce in modo definitivo solo i vecchi».
«Ci vuole una cabina di regia. Nel senso che l’assistenza domiciliare non può rimanere da sola, dev’essere collegata con l’ospedale, con le nuove strutture che sono previste dal PNRR, cioè segnatamente l’ospedale e le case di comunità. Ma tutto questo funziona se ha un capo, un responsabile che fa girare il paziente e sa in ogni momento qual è il posto migliore dove deve stare quel paziente. Servirebbe una specie di Dipartimento della fragilità che metta insieme tutte queste strutture, che ci sia qualcuno, un terminale, un responsabile che coordini tutte queste strutture facendo sì che la persona sia nel posto migliore a seconda del suo problema».
«Il fatto è che la fragilità non è mai stata presa in considerazione. Il Covid ha scoperchiato il vaso di pandora e ha fatto capire che il problema è lì. L’ondata di calore del 2003 ha ammazzato esattamente gli stessi anziani: età media 81 anni con tre patologie nel 75% dei casi, come il Covid. Nel momento in cui arriva una cosa qualsiasi che turba l’equilibrio, che impatta sulla fragilità, una qualsiasi cosa fa danno. Nell’ondata di calore non ce ne siamo accorti perché è durata poco e ha fatto qualche migliaio di morti in più, il Covid ne ha fatti molti di più».
«I geriatri sono in questo momento le figure che più di tutti, perché da tempo sono capaci di affrontare queste cose, sono quelli in prima linea, sono i front runner dell’assistenza a questa nuova categoria, che in realtà è sempre esistita, dell’anziano fragile. Quindi hanno un compito molto importante».
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