«Probabilmente una quarta dose – dice Pregliasco – verrà somministrata ai soggetti fragili. Mentre il resto della popolazione si fermerà alla terza». Per la somministrazione numero quattro, vaccini mRna ma anche Novavax
Quarta dose sì o quarta dose no? Ora è questo il dilemma. Mentre in molti paesi sono già iniziate le somministrazioni del secondo booster ai soggetti “superfragili” – come negli Usa, in Isralele, in Cile – il dibattito è ancora molto acceso in Europa e in Italia. «Il problema principale è che abbiamo pochi dati sulla durata della protezione della terza dose, per cui è difficile prendere una decisione ora sull’opportunità o meno di fare una quarta dose», dice Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano. «Sappiamo che la seconda dose ci protegge dalla malattia grave, ma che dopo 4 mesi la protezione dal contagio inizia a calare, specialmente ora che la variante Omicron sta diventando predominante. Sulla terza dose – continua – siamo ancora in attesa di capire che succederà».
In realtà, la questione è un grande punto interrogativo sia a livello europeo che mondiale. L’Agenzia europea dei medicinali e l’Organizzazione mondiale della sanità non hanno ancora dato indicazioni chiare in merito. Pfizer ha quasi ultimato il suo nuovo vaccino aggiornato, cioè un vaccino adattato sulla variante omicron. L’Ema ha dichiarato che tra aprile maggio potrebbe dare la sua autorizzazione, ma non ha dato indicazioni su chi lo dovrà o potrà fare. Anzi ha specificato che il dibattito è acceso sul secondo booster e che probabilmente una quarta dose potrebbe non essere una strategia sostenibile da seguire. «Probabilmente una quarta dose – dice Pregliasco – verrà somministrata ai soggetti fragili. Mentre il resto della popolazione si fermerà alla terza». Guardando al futuro la vaccinazione contro Covid-19 potrebbe diventare fra quelle annuali raccomandate sempre ai soggetti fragili. «Quando passeremo alla fase di endemia – sottolinea Pregliasco – è molto probabile che i fragili faranno il vaccino anti-Covid ogni anno così come fanno il vaccino contro l’influenza».
Quale sarà invece il vaccino per il secondo richiamo è piuttosto facile prevederlo. «Quasi sicuramente vaccini a mRNA, gli unici di cui al momento disponiamo», dice Pregliasco. «Saranno quelli che usiamo oggi o, come annunciato da Pfizer, vaccini ‘aggiornati’, ma basati sulla stessa tecnologia. A questi – continua – potrebbe aggiungersi quello di Novavax, che sfrutta una tecnologia diversa da quelli a mRNA, e quindi continuare con la strategia della vaccinazione eterologa che sta funzionando bene». Siamo dunque ancora nel campo delle ipotesi. «Prima di prendere qualsiasi decisione bisognerà continuare a monitorare l’evoluzione del virus e della sua diffusione», dice Pregliasco. «Quindi è probabile che continueremo a procedere per gradi, seguendo di volta in volta le evidenze scientifiche», conclude.
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