È stato presentato questa mattina il documento “Insieme per l’oncologia del futuro” realizzato da Cittadinanzattiva. Nel documento vengono definite sia azioni e iniziative incentrate sulla persona da intraprendere nell’immediato, sia strategie che mirano a modificare entro il 2030 l’approccio all’oncologia su quattro macroaree: prevenzione, innovazione, equità e qualità di vita.
«Recovery e innovation, ripristinare innovando». Le parole di Silvio Brusaferro, direttore dell’Istituto Superiore di Sanità, sintetizzano perfettamente lo scopo del documento «Insieme per l’oncologia del futuro», presentato oggi da Cittadinanzattiva, con il supporto di Novartis, e realizzato grazie al contributo di circa 60 esperti di associazioni di pazienti, società scientifiche, mondo sanitario, accademico ed istituzionale. Al centro dei lavori la riflessione sulla situazione pandemica e sull’emergenza delle cure ordinarie sospese o annullate a causa del Covid: ben 4 milioni gli screening oncologici rimandati fra il 2020 e il 2021; rinviati fra il 50-80 per cento degli interventi chirurgici, anche in area oncologica.
«Abbiamo immaginato l’oncologia del futuro come una visione, un traguardo a cui tendere, in linea con il pensiero e gli impegni contenuti nel Piano europeo di lotta contro il cancro, e coerente con una idea di sanità pubblica collettiva, orientata a travalicare i confini nazionali, a fare dell’Europa un’Unione europea della salute, come promesso dalla Presidente della Commissione europea», dichiara Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva.
Il futuro «disegnato» da Cittadinanzattiva non è lontano. Ora la priorità è recuperare tutti ciò che è stato rimandato a causa della pandemia. «I dati sul rallentamento dell’attività di prevenzione nel periodo pandemico – dice il Sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, intervenuto alla conferenza di questa mattina – sono impietosi: due milioni e mezzo di screening in meno, con un calo del 33% per lo screening cervicale, del 32% per quello colon-rettale e del 26% per quello mammografico. Questa riduzione si traduce fatalmente in mancate diagnosi precoci, decorsi delle malattie più difficili da trattare, prognosi ritardate e spesso purtroppo infelici». Insomma, un’emergenza nell’emergenza.
«La paura del contagio scaturita dalla pandemia, la riconversione dei reparti, l’attesa di nuove ondate hanno portato ad un aumento dell’incidenza dei tumori. Allo stesso tempo – continua Sileri – è venuta meno la chirurgia d’elezione e sono almeno 600mila gli interventi rimandati, che adesso è necessario recuperare con un impegno significativo di risorse economiche e professionali. Preoccupa anche il ritardo formativo dei giovani medici specializzandi in chirurgia, che negli ultimi due anni hanno avuto pochissime opportunità di formazione e di ricerca».
E aggiunge: «Su questi temi il ministero della Salute sta dedicando tempo ed impegno per individuare i finanziamenti adeguati e definire le linee di indirizzo per orientare l’attività ospedaliera e assistenziale al recupero delle liste d’attesa ed alla ripartenza delle attività chirurgiche. Bisognerà tornare a spingere sulla prevenzione, sugli screening, potenziare l’informazione e l’educazione sanitaria per rassicurare i pazienti sulla possibilità di tornare in sicurezza a frequentare gli ambulatori e gli studi medici per effettuare diagnosi».
Numerose sono le proposte e le azioni contenute nel documento nei quattro ambiti previsti anche dal Piano oncologico europeo e cioè prevenzione, equità, innovazione e qualità della vita. Fra le proposte riguardo alla prevenzione: redigere protocolli d’intesa tra i diversi ministeri per portare l’educazione e formazione sanitaria, nonché la prevenzione (screening e vaccini) più vicino alle persone, nelle scuole, sui luoghi di lavoro, nei centri di aggregazione sociale (es. centri anziani, circoli sportivi), nonché quelli «abitati» da individui in condizioni svantaggiate (es. penitenziari); incentivare l’adesione alla vaccinazione e agli screening oncologici, puntando sulle Case della Comunità previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), facilitando le modalità di prenotazione e chiamata attiva (es. strumenti digitali, app); facilitare il percorso di cura e la presa in carico del paziente. Nella macroarea «accesso ed equità alle cure», il documento propone tra gli altri cinque interventi prioritari: costituire entro il 2022 presso il Ministero della Salute la Cabina di Regia sul Piano Oncologico Nazionale per supportare, monitorare e valutare l’attuazione e l’efficacia dello stesso; accelerare l’utilizzo da parte delle Regioni del fondo assegnato per la realizzazione ovunque dei Registri tumori regionali; estendere modelli innovativi di distribuzione e somministrazione dei farmaci oncologici presso le diramazioni territoriali (es. Case della Comunità), farmacie di comunità o al domicilio del paziente; incrementare il numero minimo di ore dell’assistenza domiciliare e prevedere un adeguamento strutturale al domicilio del paziente (es. domotica); introdurre con legge nazionale la figura dello psiconcologo a sostegno sia dei pazienti sia dei professionisti sanitari.
Nella macroarea «innovazione», invece, il documento propone di aprire, sotto il controllo del ministero della Salute, un Portale nazionale dell’innovazione che contenga l’elenco dei centri autorizzati a erogare trattamenti altamente specializzati e personalizzati, i volumi delle prestazioni di ogni centro oncologico, le modalità di arruolamento dei pazienti nelle sperimentazioni cliniche con particolare attenzione alla popolazione oncologica pediatrica, nonché i protocolli di ricerca e i processi di HTA; ammodernare il parco tecnologico utilizzando le risorse del PNRR e permettere di investire nelle nuove tecniche diagnostiche assicurando standard minimi di qualità e sicurezza sia negli ospedali sia sul territorio. Infine, nella macroarea «qualità di vita del paziente» si propone di semplificare i percorsi di attivazione della domanda d’invalidità civile sin dal momento della diagnosi, facendo circolare sul territorio nazionale la buona pratica del «certificato oncologico introduttivo»; promuovere una Legge sul diritto all’oblio che permetta a tutti gli ex-pazienti oncologici di non dover più dichiarare che si è sofferto di un tumore al momento del reinserimento nel mercato del lavoro o quando si tenta di accedere a servizi finanziari (es. mutui e polizze assicurative).
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