L’Associazione Italiana Fisioterapisti insieme al Ministero della Salute per fare il punto della situazione. «Siamo 65mila, servono più anni di formazione» la parola al Presidente dell’Associazione Mauro Tavarnelli
Sono 64.866 i fisioterapisti in Italia. Questa la fotografia scattata dall’Associazione Italiana Fisioterapisti in occasione del primo censimento della categoria presentato qualche giorno fa presso l’Hotel Nazionale in Piazza Montecitorio. Il censimento, che ha visto una collaborazione tra AIFI e Ministero della Salute, sarà utile per definire nel dettaglio le caratteristiche di una professione sanitaria in via di sviluppo che richiama sempre più iscritti e allo stesso tempo reclama l’istituzione di un ordine professionale attualmente inesistenti. Su questi temi, ai nostri microfoni Mauro Tavarnelli, il presidente dell’AIFI.
In occasione dei risultati del censimento dei fisioterapisti è possibile tracciare un quadro della situazione della categoria?
«Finalmente abbiano dei dati iniziali, siamo riusciti con un lavoro di cooperazione con i Ministeri competenti, ad arrivare a questo numero di circa 65mila unità attualmente formate in fisioterapia e abilitate all’esercizio. Adesso, con un ulteriore lavoro, riusciremo a sapere nei dettagli quanti realmente esercitano, quanti sono vicini all’età pensionabile, quanti sono uomini e donne, in modo che si possa fare una migliore programmazione di tutte le attività fisioterapiche necessarie al sistema».
In questa ottica, il Disegno di Legge Lorenzin sul riordino delle professioni sanitarie, approvato in Senato e presentato alla Camera, in che modo interviene sulla professione e qual è il punto di vista della categoria?
«Noi auspichiamo che il Disegno Legge vada velocemente in porto. Speriamo diventi Legge proprio perché è fondamentale per poter avere cognizione sulla quantità precisa di fisioterapisti in Italia e avere dunque un ordine professionale. Oggi possiamo tracciare in modo certo i nostri associati, ma non essendoci obbligo di iscrizione, non possiamo sapere il numero preciso di fisioterapisti».
Deontologia e trasparenza sono le colonne portanti del Ddl che, tra le altre cose, punta a combattere l’abusivismo professionale. Da questo punto di vista quanto è importante la formazione e l’aggiornamento per la categoria?
«La formazione è fondamentale e tutto il percorso, oramai esclusivamente universitario, porta ad avere dei professionisti debitamente formati. Allo stesso tempo, riteniamo che sia necessario che questo percorso diventi di 5 anni per avere professionisti ancora più formati con alle spalle un percorso di studi più lungo che permetta una formazione realmente adeguata ai bisogni dei cittadini».
Accede alla facoltà è difficile perché il numero di candidati ai test d’ingresso è ogni anno maggiore. Molti studenti rimangono esclusi dalla selezione, cosa vuole dire per incoraggiarli?
«Posso dire di insistere perché la nostra è una bellissima professione quindi capisco il loro desiderio e ne sono veramente contento. Mi dispiace per coloro che non riescono ad entrare ma li vorrei spronare ad insistere perché ne vale la pena. La fisioterapia è una professione stupenda, socialmente utile e che allo stesso tempo offre grandissime soddisfazioni».