Migliore: «I pazienti Con Covid sono il 39% dei ricoverati: è nuova fase della pandemia». «Il calo dei contagi – spiega la Fiaso – ci porta gradualmente verso la normalizzazione, ma i ricoveri “Con Covid” ci suggeriscono che con il virus dovremo convivere ancora in una diversa normalità»
In una settimana il numero dei pazienti Covid ricoverati è diminuito del 3,7%. Scende lentamente la curva delle ospedalizzazioni nei reparti Covid: la rilevazione Fiaso negli ospedali sentinella dell’8 febbraio ha conteggiato 2.025 pazienti rispetto ai 2.103 del 1° febbraio.
Nei reparti ordinari la diminuzione dei pazienti si attesta al 3,3% (il totale dei pazienti passa da 1.908 a 1.845). Il calo è più consistente nelle terapie intensive. Il numero dei pazienti si riduce del 7,7% rispetto alla settimana precedente (da 195 del 1° febbraio a 180 dell’8 febbraio).
«Nei reparti, sia quelli ordinari sia le terapie intensive – spiega la Fiaso – si assiste a un fenomeno nuovo. Da circa un mese diminuiscono significativamente i pazienti ricoverati “Per Covid”. Si tratta di soggetti che hanno sviluppato la tipica polmonite da Covid con sintomi respiratori. E’ questo dato che contribuisce a far scendere la curva delle ospedalizzazioni. In un contesto di complessiva diminuzione dei casi Covid c’è, però, un elemento che va in controtendenza. Crescono i ricoveri “Con Covid” ovvero quei pazienti che arrivano in ospedale per curare altre patologie, dalla frattura al problema urologico, e vengono trovati positivi al tampone pre-ricovero e costituiscono attualmente il 39% dei ricoverati» rileva la Fiaso.
«Il monitoraggio dei pazienti “Per Covid” e “Con Covid” ci consente di avere il polso autentico della pandemia – dichiara il presidente di Fiaso, Giovanni Migliore -. I ricoveri di pazienti positivi si stanno riducendo ma osserviamo un fenomeno nuovo. Da un lato, diminuiscono in maniera significativa gli accessi ai pronto soccorso di pazienti “Per Covid” con i sintomi respiratori e polmonari ed è il segnale che la pandemia è in fase di arretramento. Dall’altro lato, però, arrivano in ospedale molti più soggetti che al momento del tampone pre-ricovero risultano positivi al virus. Si tratta di pazienti con traumi, con scompensi cardiaci, con patologie urologiche, neurologiche, pazienti che devono essere sottoposti a intervento chirurgico e che in ospedale ci vengono per curare proprio queste malattie e non il Covid, che rappresenta un referto incidentale. Siamo di fronte a una sorta di “normalizzazione” dell’epidemia. Il virus continua a circolare e a infettare ma, in virtù dell’alta percentuale di soggetti vaccinati, non provoca la malattia».
«Come aziende sanitarie – prosegue la Fiaso – tuttavia, dobbiamo far fronte a questa nuova fase predisponendo strutture interdisciplinari dove l’ortopedico, l’oncologo, il cardiologo, l’urologo e il neurologo possano curare nello stesso reparto i pazienti che, tra loro, hanno in comune il solo fatto di esser positivi al virus Sars-Cov-2. Pazienti che necessitano, in adeguati ambienti isolati, di assistenza specialistica. Non è, infatti, più possibile rinviare le prestazioni sanitarie in attesa che i pazienti si negativizzino e dobbiamo assicurare l’assistenza specialistica a tutti». «È un cambio di paradigma che ci impone in questa fase il Covid. E’ il medico specialista a recarsi dal paziente dove è ricoverato, e non il paziente ad andare dallo specialista nel suo reparto. Il calo dei contagi ci porta gradualmente verso la normalizzazione, ma i ricoveri “Con Covid” ci suggeriscono che con il virus dovremo convivere ancora in una diversa normalità» aggiunge la Fiaso.
«In relazione ai ricoveri pediatrici monitorati nei 4 ospedali pediatrici e nei reparti di pediatria degli ospedali sentinella che aderiscono alla rete Fiaso, la percentuale di ospedalizzazioni scende dell’11,3%. Il 61% ha tra 0 e 4 anni, il 24% tra 5 e 11 anni, il 15% tra 12 e 18 anni. I neonati, da 0 a 6 mesi, costituiscono il 26% del totale e tra di loro solo il 48% ha entrambi i genitori vaccinati. Di contro, desta preoccupazione il dato relativo alla presenza di entrambi i genitori no-vax nel 31% dei casi di neonati ricoverati. Nei casi rimanenti, il 17% ha solo il padre vaccinato e il 4% solo la madre» conclude la Fiaso.
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