La firma dopo otto anni di trattativa. Il Presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri Paolo Biasci: «Un modello coerente con le ipotesi di riforma previste dal PNRR»
«Con la firma dell’Accordo Collettivo Nazionale 2016-2018, avvenuta oggi, si è conclusa una trattativa lunga e difficile che FIMP ha condotto con convinzione portando a termine un ACN che guarda al futuro con maggiori certezze, pur in un contesto difficile che è partito dall’applicazione della Legge Balduzzi, fino ad arrivare oggi alle soglie di una riforma delle cure territoriali, condizionato anche dalle difficoltà prodotte dalla pandemia». Così Paolo Biasci, Presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri.
«Questo Accordo Collettivo Nazionale – prosegue Biasci – ribadisce il rapporto convenzionale e il ruolo fondamentale del Pediatra di Famiglia nel Servizio Sanitario Nazionale, confermandone i principi peculiari, ovvero la relazione fiduciaria instaurata con le famiglie e basata sulla libera scelta, la continuità temporale dell’assistenza e la diffusione capillare degli studi. Siamo soddisfatti sia stata riconosciuta la centralità della nostra azione nel garantire quella prossimità di cure che rappresenta uno standard irrinunciabile del Servizio Sanitario Nazionale».
«Con l’intesa raggiunta – spiega Biasci – si va ad istituire un nuovo modello organizzativo, omogeneo su tutto il territorio nazionale, rappresentato dalle Aggregazione Funzionali Territoriali (AFT), che favorirà la condivisione, tra i Pediatri, dei percorsi assistenziali per la gestione delle patologie acute e croniche e contribuirà al perseguimento degli obiettivi di Salute. È previsto inoltre il collegamento funzionale con le Unità delle Cure Primarie (UCCP) per rispondere ai bisogni di salute complessi, attraverso una condivisione multiprofessionale in merito ai percorsi di assistenza specifici per l’età pediatrica. Un modello che è coerente con le ipotesi di riforma previste dal PNRR».
«La firma di questo ACN – conclude il Presidente FIMP – apre una nuova fase e rappresenta un segnale importante della Pediatria di Famiglia, perché sia sempre più protagonista nella riforma delle cure primarie».
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