L’Associazione dei Ricercatori in Sanità – Italia (ARSI) chiede un immediato intervento perché nel PNRS venga inserita la creazione della pianta organica della ricerca
Continua la protesta dei ricercatori precari della sanità che da nord a sud hanno appeso i loro camici per reclamare il diritto alla stabilizzazione dei lavoratori della Ricerca Sanitaria Pubblica italiana.
«Negli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) e degli Istituti Zooprofilattici (IZS) pubblici lavorano 1600 professionisti tra cui biologi, ingegneri, farmacisti, psicologi, chimici, fisici, bibliotecari, amministrativi, etc. ora contrattualizzati a tempo determinato (nella c.d. Piramide della Ricerca) che vantano un’anzianità di servizio superiore a 5 anni, con una media nazionale di oltre 10 anni di precariato. Vi sono non rari casi di anzianità di servizio (tramite svariate forme di contratti a termine) di 25-30 anni» si legge in una nota diramata da ARSI – Ricercatori in Sanità.
«Tale personale vanta un know-how importantissimo per l’innovazione della sanità pubblica costruito in decenni di esperienza e sta partecipando alla lotta contro il Covid, oltre alla lotta contro tumori, malattie degenerative, malattie mitocondriali, malattie genetiche, malattie rare, etc».
«Da una recente indagine condotta su 16 Istituti, nei primi due anni di applicazione della Piramide della Ricerca l’abbandono ha già raggiunto in alcuni Istituti il 50% del personale con gravissime ripercussioni sulla continuità delle attività. La media nazionale di abbandono supera il 20%».
«La stabilizzazione in sanità prevista dall’Art. 92 della Legge di Bilancio ha escluso tale personale di ricerca IRCCS-IZS e dai primi documenti del Piano Nazionale di Ricerca Sanitaria (PNRS) si legge di un ipotetico accorciamento del percorso Piramide per gli IRCCS senza prevedere la creazione della pianta organica della ricerca, condizione necessaria per permettere la stabilizzazione di tale personale.
L’Associazione dei Ricercatori in Sanità – Italia (ARSI) chiede un immediato intervento perché nel PNRS venga inserita la creazione della pianta organica della ricerca e si ponga fine all’attuale precariato lungo fino a 30 anni che non risponde alla Direttiva Europea 1999/70 sull’utilizzo di contratti a termine».