Sono circa 50 mila i ragazzi con sindrome di Asperger in Italia. Scuola futuro di Milano, unico istituto in Europa ad occuparsi di formazione e inserimento lavorativo per i ragazzi ha creato per loro un corso per Software Tester, 6 già lavorano e altri sono in procinto di intraprendere nuovi percorsi
Li chiamano i piccoli professori, sono bambini e ragazzi con sindrome di Asperger. Hanno un quoziente cognitivo uguale o superiore alla media e manifestano disagio soprattutto a livello di interazione e di inserimento sociale o di indifferenza emotiva a ciò che li circonda. Sono in tanti, si stima che in Italia siano circa 50 mila da 0 a 18 anni e soprattutto siano in aumento, anche perché le diagnosi sono più puntuali. Alla luce dei numeri sembrerebbe una sindrome prevalentemente maschile, anche se a smentire questa teoria sono coloro che la conoscono da vicino come Fondazione Sacra Famiglia onlus e Fondazione Un futuro per l’Asperger, due realtà che hanno dato un grosso impulso alla nascita del primo istituto in Europa per la formazione e l’inserimento di questi piccoli professori nel mondo del lavoro. «Le femmine mascherano meglio e quindi ingannano le statistiche», ci dicono. Eppure, nel lungo elenco di personaggi celebri affetti dalla sindrome di Asperger troviamo soprattutto uomini; da Alfred Hitchcock a Andy Warhol, da Charles Dickinson a Mozart, da Nikola Tesla ad Albert Einstein fino ad Abraham Lincoln.
Il 18 febbraio, come ogni anno, i riflettori si accendono su questa sindrome che è stata diagnosticata la prima volta da un medico austriaco, Hans Asperger, nel 1944, in un ospedale di Vienna. Il pediatra notò che alcuni bambini avevano un solo interesse che li assorbiva completamente al punto da farli isolare dal resto del gruppo e renderli particolarmente ferrati nella materia, tanto da definirli professori in erba. Per la prima volta, Asperger definì il disturbo della personalità autistica lieve e cercò un inserimento di questi ragazzi nella vita sociale e lavorativa, ma senza successo. La sua teoria rimase inascoltata fino al 1981 quando Lorna Wing, una scienziata e ricercatrice inglese, riprese gli studi e finalmente diede un nome a questo disturbo definendolo come sindrome di Asperger. Dal 2013 la sindrome è stata inserita come sottocategoria del disturbo dello spettro autistico (ASD) nel libro della salute mentale “The Diagnostic And Statistical Manual of Mental Disorders (DSM-5).
«I primi sintomi dell’Asperger, seppur difficili da riconoscere, si manifestano già dai primi anni di vita del bambino e si presentano con peculiarità differenti, – spiega la psicologa e psicoterapeuta Silvia Riboldi, consulente del portale Formazione Infanzia di Mustela –. In genere i soggetti hanno un buon funzionamento cognitivo, spesso caratterizzato da un alto quoziente intellettivo, ma hanno poca empatia, ipersensibilità sensoriale per cui indossano solo alcuni tessuti, sono infastiditi dai suoni acuti e prediligono solo alcuni alimenti. Hanno una bassa elasticità di pensiero, tendono a vedere tutto bianco o nero, senza vie di mezzo e sviluppano fissazioni particolari. Ne consegue la difficoltà ad interagire con i propri coetanei». Famiglia e scuola rivestono un ruolo fondamentale per l’integrazione di questi ragazzi nella società. In particolare, proprio la capacità di coltivare gli interessi di questi ragazzi e di agevolare la loro interazione con coetanei e con il mondo degli adulti rappresenta la sfida da vincere per regalare loro un futuro.
Oggi questi ragazzi non solo vengono riconosciuti, ma possono esprimere i loro talenti e trovare una collocazione in ambito lavorativo. Molto è stato fatto in particolare dalla scuola Futuro Lavoro di Milano, inaugurata il 7 settembre del 2019, unica in Europa, come progetto formativo della Fondazione “Un futuro per l’Asperger”, su idea dall’imprenditore Massimo Montini. Un percorso formativo e professionale che, nonostante il Covid, ha visto negli ultimi due anni una crescita di iscritti del 50%.
«Le richieste arrivano anche da fuori sede – racconta Eleonora Boneschi, coordinatrice didattica della scuola Futuro Lavoro -. Lo scopo della scuola è la valorizzazione delle potenzialità degli studenti Asperger in una situazione ambientale, sensoriale e didattica congeniale al loro stile di apprendimento. Nonostante la pandemia abbia generato una serie di problemi, le indicazioni ministeriali hanno permesso di continuare in parte il lavoro in presenza, mentre le attività trasferite nel digitale hanno da un lato agevolato la flessibilità, ambito per loro da potenziare, e dall’altra creato con lo schermo una forma di protezione che ha alimentato il coraggio di confrontarsi con compagni e docenti».
La sfera relazionale sembra essere l’area più compromessa, su cui i docenti devono lavorare. «Sono ragazzi che non guardano negli occhi, tendono ad isolarsi – sottolinea la coordinatrice didattica -. Hanno interessi ristretti che perseguono con cura e attenzione, al punto che, quando si va a intercettare il loro campo di azione, arrivano a livelli di apprendimento altissimi. Sono appassionati di video giochi e creano relazioni con i coetanei sulla base di questo interesse comune, possono giocare per ore senza mai stancarsi, raggiungendo anche livelli di conoscenza altissimi. Ironia e metafora non appartengono loro, tutto deve essere chiaro, schematizzato, ed è necessario usare il canale visivo come preferenziale».
Hanno quozienti intellettivi sopra la norma, sono schematici e prediligono il computer per interagire con gli altri, sulla base di queste skills l’Istituto Lavoro Futuro e l’agenzia per l’impiego Umana hanno creato un corso che ha permesso a 8 ragazzi su 12 iscritti di raggiungere gli obiettivi e di entrare nel mondo del lavoro. «Per sei di loro è iniziato un percorso di inserimento in azienda, mentre nel prossimo mese di marzo partirà un altro corso di formazione attivato con un bando della città metropolitana di Milano che prevede 192 ore in aula e 6 mesi di tirocinio e 85 ore di tutoraggio individuale con un referente – spiega con orgoglio Eleonora Boneschi -. È un modello virtuoso».
Se da un punto di vista formativo sono stati fatti passi da gigante per i giovani con sindrome di Asperger, altrettanto non si può dire per il settore lavorativo. «Le aziende non sono pronte ad accogliere queste risorse – lamenta la coordinatrice dell’Istituto Futuro Lavoro – manca una preparazione all’accoglienza. Non basta formare i ragazzi, deve esserci un referente per introdurli. Non dimentichiamo che per lavorare al meglio questi giovani necessitano di un ambiente sensoriale che non li spaventi, un open space con inquinamento acustico o luci al neon forti è controindicato, così come un tutor che non usi accortezza nel dialogo, o spiegazioni ridondanti non sarà funzionale al loro inserimento».
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