Uno studio cinese ha concluso che alcune versioni di paracetamolo solubile contengono un elevato consumo di sale nascosto che possono far male al cuore, aumentando il rischio infarto, ictus e insufficienza cardiaca
Le compresse di paracetamolo che si sciolgono nell’acqua possono essere dannose per il cuore a causa del loro contenuto di sale «nascosto». E’ l’avvertimento lanciato da un gruppo di ricercatori cinesi della Central South University di Changsham, secondo i quali il consumo frequente di questo comune antidolorifico può aumentare il rischio di sviluppare malattie cardiache. Il sodio, uno dei componenti principale del sale, viene comunemente usato nei farmaci solubili, in modo da farli agire più velocemente delle pillole ingerite. Tuttavia, alcune formulazioni possono contenere un livello di sodio di 1,5 più alta del limite massimo raccomandato per gli adulti. Una compressa di paracetamolo contiene infatti l’equivalente di quasi quattro Big Mac del Mc Donald’s.
Per arrivare a queste conclusioni, pubblicate sull’European Heart Journal, i ricercatori cinesi hanno analizzato le cartelle cliniche di 300mila britannici a cui è stato prescritto il paracetamolo (acetaminofene) nell’ambito del servizio sanitario nazionale. Ebbene, i risultati hanno mostrato che i pazienti che assumevano versioni del farmaco ad alto contenuto di sodio avevano fino al 45% di probabilità in più di avere un infarto, un ictus o di sviluppare insufficienza cardiaca entro un anno. Inoltre, questi stessi pazienti avevano maggiori probabilità di morire nello stesso periodo.
«Le persone dovrebbero prestare attenzione non solo all’assunzione di sale nel cibo, ma anche a non trascurare l’assunzione di sale nascosta nei farmaci del loro armadietto», dice Chao Zeng, autore principale dello studio. Lo scienziato ha anche affermato che le autorità sanitarie dovrebbero prendere in considerazione la possibilità di aggiungere specifiche avvertenza al paracetamolo contenente sodio in modo da avvertire i pazienti dei pericoli. Il consumo di sale è infatti legato all’ipertensione, a sua volta associato a un maggior rischio di malattie cardiache.
Il paracetamolo effervescente, che agisce più rapidamente in forma liquida poiché viene assorbito più rapidamente dall’apparato digerente rispetto a una compressa standard, può contenere fino a 0,44 g di sodio per pillola. Se assunto alla dose giornaliera massima raccomandata di due compresse quattro volte al giorno, una persona potrebbe arrivare a consumare 3,5 g di sodio solo assumendo le compresse. Tuttavia, esistono altre formulazioni di questi antidolorifici che contengono una quantità estremamente piccola di sodio o versioni che non ne contengono proprio.
Nello studio, i ricercatori hanno esaminato le cartelle cliniche di 150.000 pazienti con pressione alta. Circa 5.000 avevano ricevuto paracetamolo contenente sodio, mentre il resto aveva assunto paracetamolo senza sodio. Gli studiosi hanno anche analizzato un gruppo di pazienti di dimensioni simili senza ipertensione. Sono quindi stati inclusi 5mila pazienti a cui è stato somministrato paracetamolo contenente sodio. Tutti i partecipanti avevano un’età compresa tra i 60 e 90 anni a cui è stato prescritto il paracetamolo tra il 2000 e il 2017. I pazienti con ipertensione che assumevano pillole ad alto contenuto di sodio avevano un rischio del 5,6% di avere un infarto, un ictus o insufficienza cardiaca rispetto al 4,6% nel gruppo che ha assunto il farmaco senza sodio.
Coloro che assumevano antidolorifici a più alto contenuto di sodio avevano anche un rischio di morte più elevato, con il 7,6% di decessi nel periodo di monitoraggio lungo un anno rispetto al 6,1% nell’altro gruppo di pazienti. I pazienti che avevano ricevuto cinque o più prescrizioni del farmaco ad alto contenuto di sodio durante lo studio avevano il 45% in più di probabilità di avere un ictus, un infarto o di soffrire d’insufficienza cardiaca. Una sola prescrizione ha aumentato il rischio del 26%. Il rischio di morte per numero di prescrizioni per la versione ad alto contenuto di sodio è aumentato del 177% con un dosaggio ed è schizzato al 264% per cinque o più.
Lo studio ha anche rilevato che il rischio di malattie cardiovascolari tra i pazienti senza ipertensione quando assumevano antidolorifici effervescenti ad alto contenuto di sodio era del 4,4%, rispetto al 3,7% nei pazienti a cui era stata somministrata un’alternativa. E il rischio di morte tra i pazienti senza ipertensione a un anno dall’assunzione delle pillole era del 7,3% per quelli che assumevano la versione con più sale rispetto al 5,9% nel gruppo con meno sodio. Modelli simili per numero di prescrizioni e corrispondente aumento di malattie cardiovascolari e decessi sono stati osservati anche in questo gruppo di pazienti.
Secondo i ricercatori, quindi, sia i medici che i pazienti dovrebbero considerare di evitare di assumere paracetamolo solubile ad alto contenuto di sodio e optare per alternative più sane. Lo studio è stato osservazionale, il che significa che mentre è stata individuata un’associazione con il contenuto di sale, non è stato possibile dimostrare che la colpa fosse proprio del sodio. Ma non si tratta del primo studio a dimostrare che consumare frequentemente il paracetamolo può aumentare il rischio di problemi cardiaci. All’inizio di questo mese un gruppo di scienziati dell’Università di Edimburgo hanno suggerito che solo quattro giorni di assunzione di paracetamolo provocano un aumento clinicamente significativo della pressione sanguigna. Da ciò hanno calcolato che l’uso regolare di paracetamolo – circa 4 g al giorno o otto compresse standard – potrebbe aumentare il rischio di malattie cardiache o ictus di circa il 20%. Tuttavia, i ricercatori hanno insistito sul fatto che l’assunzione occasionale di paracetamolo contro il mal di testa o la febbre è sicuro.
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