D’Andrea (Federico II): «Formazione specifica del professionista è una skill necessaria. Chirurgia in regime ambulatoriale? Solo se rispettati tutti gli standard»
Vedersi più belli e giovani? Un desiderio legittimo e facilmente realizzabile grazie alle molteplici opzioni offerte oggi dalla medicina e chirurgia estetica. A patto di rispettare alcune regole: mai indulgere all’improvvisazione, mai basarsi esclusivamente sugli specchietti per le allodole pubblicizzati dai social, considerare dei “no” come prove di professionalità, dal momento che miracoli e bacchette magiche sono fumo negli occhi e spesso preludono a promesse difficili da mantenere.
E che anzi, rischiano di trasformarsi in pericolosi boomerang, sia per quanto riguarda il risultato estetico, sia per la salute, come accaduto di recente alla ex top model Linda Evangelista, sfigurata da un intervento di criolipolisi. Ne abbiamo parlato con il professor Francesco D’Andrea, direttore del Reparto di Chirurgia Plastica ed Estetica del Policlinico Federico II di Napoli e Presidente del Collegio dei Professori Universitari di Chirurgia Plastica.
«Sicuramente è dirimente la scelta dello specialista cui affidarsi. Sia la medicina estetica, infatti, che è una branca mininvasiva della chirurgia plastica di tipo estetico, consta comunque di trattamenti medici. Il professionista serio è quindi colui che darà le indicazioni principali su come orientarsi ma soprattutto è colui che garantisce la sicurezza di queste procedure. Nel nostro Paese non c’è una norma che regoli in maniera specifica ruoli e competenze, è sufficiente essere laureato in Medicina e Chirurgia e, ad eccezione di Anestesia e Rianimazione, il messaggio che spesso passa è che chiunque possa fare qualsiasi cosa. Questo purtroppo lascia margini di improvvisazione in un settore talvolta confuso con un settore commerciale o interpretato come tale, e questo è un problema serio nella misura in cui rischia di danneggiare il cittadino».
«In medicina estetica, quindi nell’ambito di trattamenti di tipo ambulatoriale che vengono gestiti negli studi medici, bisogna fare attenzione ad alcuni principi base che poi in realtà appartengono a qualsiasi atto medico. Ad esempio, l’uso di filler o di botulino che sono trattamenti oggi molto utilizzati nel nostro settore, devono essere fatti seguendo tutti i criteri dell’atto medico vero e proprio: dalla sterilizzazione del campo all’uso di materiale idoneo, perché il rischio infezione è dietro l’angolo. Inoltre nei trattamenti mininvasivi, che appaiono meno pericolosi o perlomeno così vengono percepiti dall’opinione pubblica, il medico deve avere conoscenze avanzate di anatomia, dal momento che si tratta di iniettare un prodotto in un aree anatomiche ben precise per ottenere un risultato finale soddisfacente. Da un errore in tal senso potrebbero derivare danni importanti. Nel campo della chirurgia estetica si va ancora oltre: oggi c’è la tendenza a fare tutto in regime ambulatoriale spesso in strutture non idonee o in studi medici improvvisati. In questi casi anche la complicanza più banale, trattandosi di interventi chirurgici, può trasformarsi in una vera e propria emergenza».
«Il messaggio è che la chirurgia e la medicina estetica sono oggi dei settori con una grande valenza se adoperati in modo giusto. Noi agiamo su un malessere dell’animo, un disagio psicologico legato a degli inestetismi, e riusciamo a restituire un benessere psicologico al paziente mediante tante metodiche che abbiamo oggi a disposizione, per adoperare le quali è fondamentale però una grande competenza. Il mio consiglio è di rivolgersi sempre a specialisti del settore, andare oltre il passaparola dei social che oggi è il mezzo più diffuso per scegliere di affidarsi a questo o a quel medico nel nostro ambito: immagini o promesse da “bacchetta magica” possono trarre in inganno, il paziente deve ricercare un professionista serio che sia effettivamente in grado di erogare quelle prestazioni e soprattutto che sia in grado di dire “no” quando le aspettative non sono realizzabili o quando non sussistano le condizioni. È fondamentale, attraverso gli Ordini professionali e le Società Scientifiche del settore come la SICPRE, verificare l’idoneità dei curricula formativi dei professionisti cui si intende rivolgersi per garantire bellezza e sicurezza».
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