Per Dario Beretta, presidente di AIOP Lombardia, il crollo del settore è da imputare non solo al virus ma anche alla norma che vincola il privato accreditato ai budget del 2011. «Quaranta milioni erogati da Regione Lombardia non bastano, sono una goccia nel deserto»
Se il Covid ha dimezzato l’attività di Intramoenia e allungato le liste d’attesa nel SSN, non migliore sorte è toccata al privato accreditato con l’attività solvente. A denunciare il calo per effetto della pandemia è Dario Beretta presidente di AIOP Lombardia (Associazione italiana ospedalità privata), ortopedico, già vicepresidente dell’IRCCS Galeazzi di Milano e direttore generale dell’Istituto Clinico San Siro.
«C’è stato un netto crollo determinato da varie ragioni – ammette Beretta – in primo luogo le strutture sono state convertite nella battaglia contro il virus e i pazienti, se non necessitavano di prestazioni urgenti, hanno preferito rinviare per timore dei contagi. Regione Lombardia per questo motivo ha avuto una forte contrazione, in particolare dai pazienti provenienti da fuori sede che rappresentano una utenza del valore di un miliardo e cinquanta milioni l’anno».
«Pensi che per quanto riguarda l’attività ortopedica – spiega il presidente di AIOP -, nel 2020 sono state effettuate in Lombardia 15 mila protesi in meno, tra anca e ginocchio, rispetto al 2019. 15 mila interventi che prima o poi dovranno essere recuperati». Se il 2020 è stato l’anno più nero per le casse del privato accreditato, una lieve ripresa si è registrata nel 2021 senza però arrivare ai numeri del 2019. «Lo scorso anno qualcosa è ripartito, ma sempre con il freno a mano tirato, a causa dei ripetuti periodi di emergenza. Nel 2021 abbiamo avuto ancora diversi focolai e lo stesso nel 2022 a inizio anno per la variante Omicron che ha condizionato l’attività. Noi speriamo che con la fine dell’emergenza, da aprile, si possa riprendere attività normale, e tornare ai livelli del 2019».
Se il Covid è il principale indiziato del crollo verticale registrato nel privato accreditato, per Beretta non è l’unica causa. «Per poter recuperare ci vorrebbero dei correttivi alla legge – analizza il presidente di AIOP Lombardia -. Le strutture private accreditate, infatti, hanno ancora un vincolo legato al DL 95 del 2012 per cui i budget sono fermi al 2011. Ci sono le potenzialità e le capacità di fare le prestazioni, ma se non viene data la possibilità di andare oltre ai budget storici, diventa molto difficile poter recuperare il tempo perduto».
L’impegno profuso da Regione Lombardia con la delibera di 40 milioni destinati al privato accreditato per tagliare le liste d’attesa non basta. «Si tratta di una goccia nel deserto – conclude Beretta – perché per gli ambulatori privati che hanno una produzione di 3 miliardi, 40 milioni corrispondono all’1,3%. Quindi una cifra irrisoria non sufficiente per poter recuperare tutte le prestazioni che non sono state fatte negli ultimi due anni».
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