Secondo Giovanni Maga del Cnr è probabile che tutti faremo una quarta dose di vaccino, purché sia diverso da quelli disponibili oggi
«È probabile che dopo l’estate tutti avremo bisogno di fare una quarta dose di vaccino anti-Covid, ma un secondo richiamo sarebbe più utile solo se fatto con un vaccino diverso da quelli oggi disponibili». Ne ha parlato ieri Giovanni Maga, direttore dell’Istituto di genetica molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Igm), a margine della conferenza di presentazione del suo ultimo libro intitolato «Pandemia e Infodemia» (edito Zannichelli), scritto a quattro mani con il giornalista Marco Ferrazzoli, capo ufficio stampa del Cnr.
«Il virus Sars-CoV-2 che circola oggi è diverso da quello che ha scatenato all’inizio la pandemia», spiega Maga. «In questi due anni il virus ha accumulato moltissime mutazioni, dando origine a nuove varianti che, stando alle evidenze scientifiche, continuano a essere sensibili ai vaccini attualmente disponibili, almeno nella prevenzione le forme gravi di Covid-19», aggiunge. «Tuttavia, credo che sarebbe auspicabile, se si dovesse fare un nuovo richiamo, utilizzare un vaccino diverso», suggerisce Maga.
«Un vaccino completamente nuovo basato su più antigeni rispetto a quelli attuali e che quindi sia in grado di dare una protezione più ampia rispetto alla variante omicron», aggiunge. Nel frattempo però le aziende che producono i vaccini attualmente disponibili, come Pfizer e Moderna, pur lavorando alla realizzazione di vaccini aggiornati, sono convinte che presto una quarta dose andrà fatta. Lo ha detto qualche giorno fa il Ceo di Pfizer, Albert Bourla, secondo il quale un secondo richiamo sarebbe «necessario».
Moderna, invece, ha già presentato alla Food and Drug Administration (Fda) degli Stati Uniti la richiesta per l’autorizzazione di emergenza alla somministrazione della quarta dose del suo vaccino contro il Covid-19 all’intera popolazione adulta degli Stati Uniti, anziché i soli soggetti di età superiore a 65 anni. Secondo una nota di Moderna, il via libera alla quarta dose consentirebbe ai Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie una maggiore «flessibilità» nella definizione delle misure per il contenimento della pandemia.
«Ovviamente non sono le industrie farmaceutiche a dettare l’agenda alle autorità sanitarie ma sempre e solo le evidenze scientifiche», sottolinea Maga. «Sarà molto importante continuare a studiare e a valutare i dati che avremo a disposizione presumibilmente nelle prossime settimane», aggiunge. Sarà molto importante continuare a studiare e a valutare i dati che avremo a disposizione presumibilmente nelle prossime settimane», sottolinea Maga. «Come sempre saranno le evidenze scientifiche a suggerirci quale sarà la strada più giusta da seguire», aggiunge. E’ innegabile che nel caso venga approvata una quarta dose ci sarà molto da lavorare sulla comunicazione al grande pubblico. In tanti già hanno espresso dubbi e perplessità sull’eventualità di una quarta dose di vaccino.
La speranza è che giornalisti e scienziati facciano meglio di quanto è stato fatto finora, come è ben documentato nel libro appena pubblicato da Maga e Ferrazzoli. «C’è bisogno- spiegano gli autori – di ripensare al rapporto tra chi fa ricerca e chi lavora nella comunicazione». Deve essere uno sforzo comune che deve partire da entrambe le parti. E in cui anche i destinatari finali, ovvero l’opinione pubblica, deve fare la sua parte. «Da un lato la stampa – spiegano Maga e Ferrazzoli – deve privilegiare le fonti di sicura attendibilità e autorevolezza, evitando la contrapposizione a tutti i costi; dall’altro i cittadini devono evitare di cadere nell’errore diffuso secondo cui chiunque è o può diventare esperto grazie alla lettura di una pagina web; e infine la comunità scientifica non deve prestarsi alla polarizzazione, ma seguire il metodo scientifico basato su cautela, dubbio e critica».
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