Salute 23 Marzo 2022 10:27

Sanità lombarda: 156 nuovi camici bianchi, ma le Case di Comunità non convincono tutti

Tirocinio formalizzante, fondi per la telemedicina e incentivi da 6 mila euro per i medici di medicina generale che accettano di prestare servizio nelle zone disagiate, ma piovono critiche per carenza di personale. Monti (Presidente della commissione Sanità di Regione Lombardia): «Accuse infondate, tagliati dai governi 37 miliardi di euro in 10 anni, per questo ora in Lombardia mancano mille mmg»

Sanità lombarda: 156 nuovi camici bianchi, ma le Case di Comunità non convincono tutti

«Siate il cambiamento che volete vedere nel mondo». Queste le parole di augurio che la vicepresidente di Regione Lombardia Letizia Moratti ha fatto ai 25 medici di medicina generale che ieri pomeriggio hanno ricevuto presso l’Ospedale San Carlo il diploma che attesta ufficialmente la fine del loro percorso formativo. Entro fine mese saranno complessivamente 136 i nuovi diplomati che prenderanno servizio nelle Ats lombarde, un piccolo passo verso l’obiettivo più grande di promuovere e concretizzare sempre più quel cambiamento pensato e inseguito da Regione Lombardia per una sanità di prossimità. In quest’ottica sono stati portati a 1166 i posti disponibili in Lombardia tra medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, mentre erano 964 nel 2021. 202 camici bianchi in più per andare incontro alle criticità emerse durante la pandemia. Eppure, nonostante gli sforzi fatti per rendere più capillare la presenza degli operatori sanitari sul territorio con una formazione ad hoc e incentivi per zone disagiate, esiste ancora una carenza di camici bianchi che, a cascata, va ad impattare sulla funzionalità delle strutture presenti sul territorio.

Rugabella a due mesi dall’avvio due medici di medicina generale e tanti specialisti

È quanto succede alla casa di comunità di via Rugabella, la prima ad essere stata inaugurata a Milano, lo scorso mese di dicembre. Presentata come punto di riferimento per gli abitanti della zona, ha avuto invece una partenza con il freno a mano tirato e c’è chi addirittura ne parla come di una struttura fantasma. «Non è vero, abbiamo implementato il numero degli specialisti, ci sono gli infermieri di famiglia, i medici di medicina generale e il Pua (punto unico di accesso) è operativo – replicano dall’ASST Milano Nord -. Sicuramente ci sono ancora ambiti da mettere a regime, perché abbiamo aperto in una situazione di pandemia e stiamo lavorando per attivare i servizi sociali con il comune di Milano, ma la struttura è funzionante», spiegano dall’amministrazione. A chi cerca criticità trova gioco facile andando a fare la conta dei camici bianchi; infatti, i medici di medicina generale oggi sono solo due, mentre dovrebbero essere almeno quattro ma «sono destinati a raddoppiare – replicano i dirigenti dell’Asst Nord Milano -. Non abbiamo cambiato solo il cartello, abbiamo creato una nuova struttura, implementato il personale e per cercare di agevolare i tanti stranieri che si rivolgono a noi per la questione green pass, abbiamo affiancato un amministrativo all’infermiere di comunità, ma non si dica che è attivo solo lo sportello dei certificati verdi».

Fondi e incentivi per le zone disagiate, ma mancano mille medici di base

La costante carenza di medici ha origini lontane. «È innegabile che esista un divario tra il numero dei medici formati e i posti da coprire – puntualizza Emanuele Monti, presidente della commissione sanità -. I Governi centrali che si sono succeduti negli ultimi dieci anni hanno tagliato 37 miliardi di euro alla sanità pubblica territoriale. Solamente l’ex premier Enrico Letta, ora segretario del Pd, ha tagliato 8,4 miliardi di euro. Ne è scaturito che ad ora in Lombardia mancano mille medici di base. È curioso che ora la sinistra cerchi di scaricare le colpe, mettendo la testa sotto la sabbia. Una chiara dimostrazione che hanno la memoria corta».

Non fa giri di parole il Presidente della Commissione Sanità di Regione Lombardia che rimanda le accuse al mittente e aggiunge: «Serve un intervento urgente da parte del Ministro Speranza perché la situazione è seria e le regioni non possono essere lasciate sole».  Una perenne rincorsa a cui Regione Lombardia non si è sottratta: «Con la riapertura dei bandi per la copertura dei posti vacanti dei medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e medici di continuità assistenziale abbiamo cercato di far fronte ad un problema di carattere nazionale che si trascina da anni ormai. In questa direzione è stato organizzato il tirocinio formalizzante per gli specializzandi iscritti al terzo anno di corso, così da permettere di completare il percorso di studi sul campo. Non solo – aggiunge Monti -, la Regione si è attivata per favorire economicamente, con un incentivo extra di 6 mila euro, i medici che accettano di assumere l’incarico nelle cosiddette zone disagiate, ovvero quelle a forte presenza di over 65 e dal profilo oro-geografico e infrastrutturale fragile. Nella legge di potenziamento della sanità che abbiamo approvato a novembre scorso, abbiamo destinato inoltre ai medici di base strumenti incentivanti come i device per la telemedicina e la possibilità di lavorare negli ambulatori sociosanitari territoriali, una novità promossa anche dal governo nel corso dei rilievi effettuati sulla normativa».

 

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