La community ha come scopo quello di trovare bandi e opportunità per consentire ai ricercatori ucraini di poter continuare studi e ricerche in Europa. Raccolte già più di ottocento offerte di sostegno da 48 paesi. Anche in Italia si muove il mondo accademico
«Noi ricercatori di 37 paesi europei, esprimiamo il pieno sostegno all’Ucraina che sta soffrendo per l’invasione russa. L’Ucraina è parte della comunità accademica europea e noi saremo al fianco dei nostri colleghi ucraini». È questo l’incipit del manifesto di un gruppo di studenti “dissidenti” dell’Europa centrale che ha lanciato una call for action in aiuto di colleghi e ricercatori ucraini rimasti, a causa della guerra, senza più possibilità di continuare il proprio lavoro e i propri studi.
Nasce da questi presupposti “Science for Ukraine”, una community europea di studenti e ricercatori che ha come obiettivo quello di raccogliere notizie di bandi e opportunità nelle università del vecchio continente dove i ricercatori ucraini potranno trovare ospitalità. Lunga la lista delle istituzioni che collaborano all’iniziativa: dal Max Planck Unit for the Science of Pathogens in Germania all’olandese Leiden University Medical Center, fino al Ministero dell’Educazione e della Scienza della Lettonia.
«Abbiamo voluto richiamare l’attenzione sui problemi degli studiosi e sulla necessità di mantenere l’Ucraina nello Spazio europeo della ricerca – spiega a Sanità Informazione Maciej Maryl, ricercatore alla Polish Academy of Sciences e membro del coordinamento della community -. Quindi le offerte di supporto hanno iniziato a fluire attraverso le nostre reti e sui social tramite Twitter. Così la nostra collega Sanita Reinsone, dell’Università della Lettonia, ha impostato l’account Twitter e il sito web per conservare tutte quelle offerte in un unico posto».
La solidarietà degli studenti europei non si è fatta attendere e l’iniziativa sta riscuotendo grande successo. «In questo breve periodo – continua Maciej Maryl – abbiamo raccolto più di ottocento offerte di sostegno da 48 paesi, con il potenziale per soddisfare i bisogni di più di tremila individui. L’ampiezza della risposta è davvero sorprendente, ma non è ancora sufficiente. Alcuni programmi hanno già raggiunto la loro capacità e il numero di richieste di aiuto che riceviamo da studiosi e studenti ucraini è in aumento. Quindi abbiamo bisogno di più opzioni di supporto, ma anche per i colleghi che sono rimasti in Ucraina: dovrebbero essere in grado di collaborare con noi attraverso sovvenzioni a distanza e schemi di tutoraggio».
Science for Ukraine ha una rete anche in Italia. A coordinarla sono Marcin Bartosiak dell’Università di Pavia ed Eleonora Losiouk, dell’Università di Padova. E anche in Italia la vicinanza e la solidarietà non sta mancando.
«La pubblicazione delle opportunità e delle posizioni sta crescendo notevolmente, così come le richieste degli studenti – spiega Eleonora Losiouk -. Non è immediato fare i “match”, nel senso che abbiamo ricevuto delle richieste e abbiamo reindirizzato delle persone verso quelle che potevano sembrare delle posizioni aperte. Poi ovviamente si tratta spesso di bandi e ci sono dei tempi da rispettare. Ora stanno velocizzando le procedure però si tratta sempre di posizioni accademiche, con dei tempi tecnici inevitabili».
Losiouk racconta di essere si messa a disposizione anche perché sente vicino il conflitto in Ucraina, date le sue origini bielorusse: «Del resto – fa notare – sulla piattaforma sono tanti i nomi di origine slava».
In Ucraina, intanto, la guerra ha portato alla sostanziale paralisi del mondo accademico: «Quello che sappiamo – conclude Losiouk – ci arriva da parte di ricercatori e studenti che ci scrivono per cercare delle posizioni. Più di una persona ci ha riferito che non può più accedere ai documenti: spesso gli uffici delle università non sono più accessibili o non c’è più personale».
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