Una delle tante specialità tipicamente italiane consiste nell’autolesionistica tendenza a smantellare le proprie eccellenze e nel copiare modelli da altri paesi, quando gli stessi decidono di abbandonarli poiché infruttuosi e non efficienti. Uno degli esempi contraddittori e più eclatanti di quanto affermato (anche pubblicamente ed in più occasioni!), lo verifichiamo quotidianamente nel nostro Servizio sanitario […]
Una delle tante specialità tipicamente italiane consiste nell’autolesionistica tendenza a smantellare le proprie eccellenze e nel copiare modelli da altri paesi, quando gli stessi decidono di abbandonarli poiché infruttuosi e non efficienti. Uno degli esempi contraddittori e più eclatanti di quanto affermato (anche pubblicamente ed in più occasioni!), lo verifichiamo quotidianamente nel nostro Servizio sanitario nazionale, ancora, al momento, il più universalistico al mondo! Da un lato, possiamo vantare: una classe medica generalmente di ottima qualità; una rete infermieristica di assoluta eccellenza ed una rete capillare ed altamente professionale di farmacie private convenzionate. Dall’altro, viceversa, nonostante questa straordinaria e riconosciuta qualità infrastrutturale del nostro Ssn, l’unico criterio applicato per la sua razionalizzazione è spesso di tipo esclusivamente economico: l’ azione sanitaria e la sua efficacia sono considerate esclusivamente come spesa da ridurre e non come investimento sulla salute e sulla sua prevenzione.
Una strada percorsa ormai da anni ma evidentemente, alla luce degli scarsi risultati ottenuti, non la migliore da continuare pervicacemente a seguire! La salute pubblica è un diritto costituzionale e la sua sostenibilità non può più essere garantita soltanto attraverso tagli di risorse e di personale. Sono profondamente persuaso, infatti, che il condivisibile piano di “territorializzazione” della sanità pubblica per le patologie di tipo cronico, possa e debba essere il banco di prova per garantire efficienti ed efficaci livelli di assistenza, vedendone tuttavia garantita la loro sostenibilità economica. Ma ciò si realizza solo se, e quando, l’ente pubblico nelle sue varie declinazioni, accetterà di coinvolgere concretamente le eccellenze sanitarie succitate, nella definizione delle strategie assistenziali rivolte al paziente, che, va mai dimenticato, rappresenta l’unico obiettivo di ogni azione che abbia valenza di risposta alle esigenze di benessere e salute! E’ venuta l’ora di agire e di lasciare da parte i preconcetti, le invidie, i malintesi e le presunte rendite di posizione: ce lo chiedono i nostri concittadini… prima che sia troppo tardi!