Lavoro e Professioni 6 Aprile 2022 14:50

Integrità in sanità, un dipendente su quattro non sa riconoscere la corruzione

Nella gestione dei fondi PNRR è alto il rischio di “distrazioni”. Busia (ANAC): «Efficientare sistemi aziendali su trasparenza, anticorruzione e whistleblowing». Ruolo essenziale degli RPCT

Integrità in sanità, un dipendente su quattro non sa riconoscere la corruzione

I fondi del PNRR? Una grande opportunità, ma anche un grande rischio: che non vengano utilizzati, che vengano utilizzati male o, peggio, distratti, andando ad alimentare fenomeni corruttivi in sanità che minano l’integrità del nostro Servizio Sanitari Nazionale. Evitare che ciò accada, andando ad implementare e ad utilizzare al meglio i numerosi strumenti di cui gli enti pubblici e partecipati devono dotarsi per legge per adempiere alle normative per la trasparenza e anticorruzione sarà essenziale.

Purché il rispetto delle linee guida non si tramuti in un mero adempimento tecnico, ma in una presa di coscienza da parte di tutti i livelli di organizzazione aziendale del valore etico (che sottende a quello normativo) di tali adempimenti. Per arrivare a questo risultato, fondamentale sarà ripensare e implementare la formazione dei dipendenti su questi temi.

Questo il nodo centrale che ha impegnato oggi i relatori durante il webinar per la Giornata Nazionale per l’Integrità in Sanità, organizzato da Transparency International Italia nell’ambito del Forum per l’Integrità in Sanità con ReAct, durante il quale sono inoltre stati presentati i risultati della rilevazione che ReAct ha svolto tra più di 4000 dipendenti pubblici del settore sanitario in materia di anticorruzione.

Lo studio sulla percezione della corruzione in sanità

La survey è stata condotta su due binari: il primo ha analizzato i piani anticorruzione 2021/2022 degli enti sanitari partecipanti insieme a quelli delle Regioni e Province autonome, con un’attenzione particolare rivolta all’analisi dei contesti esterni e alla previsione di una strategia emergenziale nell’ambito degli stessi piani anticorruzione. Il secondo binario ha invece previsto un’attività di rilevazione su 4mila dipendenti in materia di percezione della corruzione attraverso la compilazione di un questionario con 15 domande. In base alle risposte è emerso che il 25% dei dipendenti non è in grado di identificare correttamente i fenomeni di corruzione, mentre l’8% ha assistito direttamente a episodi di corruzione negli ultimi 12 mesi.

Un dato, quest’ultimo, forse non allarmante in termini di valore assoluto, ma preoccupante considerando il fatto che negli anni precedenti solo il 4% aveva dichiarato lo stesso. Insomma, l’emergenza pandemica avrebbe inciso in modo significativo sull’aumento di episodi di corruzione. E, sempre in base a quanto dichiarato dai dipendenti, la formazione è in testa alle misure che andrebbero rafforzate per gestire i fondi del PNRR.

Coniugare fondi PNRR con attività di anticorruzione: una sfida doverosa

«Coniugare gli investimenti in sanità ex PNRR e l’implementazione della compliance degli enti rispetto ai temi della trasparenza e dell’anticorruzione oggi è una sfida possibile e doverosa – afferma Giuseppe Busia, Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione -. Perché laddove queste risorse dovessero essere distratte, ed essendo così ingenti il rischio è molto alto, tutto ciò si ripercuoterebbe in primis sulla salute dei cittadini. Al contrario andranno utilizzati al meglio gli strumenti di pianificazione, ma anche quelli di partecipazione, come il whistleblowing, per rafforzare la consapevolezza sull’importanza di una buona gestione ed amministrazione, soprattutto in materia di sanità».

L’uso corretto degli strumenti partecipativi

«Per farlo – interviene Marco Paternoster, Direttore Generale ASST Pavia – fondamentale sarà semplificare e standardizzare le modalità di utilizzo degli strumenti a garanzia di trasparenza e anticorruzione. Un esempio calzante è proprio il whistleblowing, che allo stato attuale in molti casi appare più come un modello utilizzato a fini neanche tanto velatamente delatori nell’ambito di conflitti interaziendali piuttosto che come l’importante strumento di garanzia che invece è».

Il ruolo essenziale degli RPCT

«Fondamentale ruolo degli RPCT (Responsabili Prevenzione Corruzione e Trasparenza) all’interno delle aziende – sottolinea infine Giovanni Colombo, Direttore Esecutivo di Transparency International Italia – per tradurre nella più semplice operatività le tematiche legate alla trasparenza. Il nodo della formazione è essenziale, per aumentare l’awareness non solo sulla parte tecnica ma su quella etica e di comunicazione: gli obiettivi si raggiungono in modo più efficace se gli argomenti che li sottendono sono sentiti e partecipati».

 

 

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