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La steatosi epatica è una condizione che spesso non dà sintomi eppure è molto frequente. Ne soffre, infatti, un italiano su tre. Vediamo di cosa si tratta con la dottoressa Paola Battisti
Il fegato è la più grande ghiandola del nostro corpo, fondamentale per il metabolismo umano. Svolge numerose funzioni: dalla digestione degli alimenti alla difesa dell’organismo fino all’eliminazione delle sostanze tossiche. Un fegato in buona salute è indispensabile a tutto l’organismo.
«Oggi – spiega Paola Battisti, Responsabile UOSD medicina interna ad indirizzo dismetabolico dell’Azienda ospedaliera San Giovanni Addolorata di Roma – è cambiata l’epidemiologia delle malattie del fegato. Prima c’era una prevalenza di epatiti gravi; ora, grazie ai farmaci e ai progressi scientifici si sono ridotte ma aumentano le epatopatie metaboliche. Parliamo della steatosi epatica e della steatoepatite. Alla UOSD che dirigo – prosegue la dottoressa nell’intervista al nostro giornale – è annesso il servizio di epatologia dove da anni curiamo i pazienti affetti da malattie del fegato. Costituiscono circa il 20% dei ricoveri nei reparti di medicina interna e dal 2019 abbiamo istituito un percorso a loro dedicato. I pazienti arrivano dalla medicina territoriale, dal Pronto Soccorso o dagli altri reparti e vengono indirizzati all’ambulatorio per un inquadramento diagnostico e terapeutico».
«La gestione è multidisciplinare: l’epatologo coordina il servizio con la collaborazione della UOSD di radiologia, radiologia interventistica e gastroenterologia. L’Unità operativa si occupa di tutte le patologie del fegato – compreso l’epatocarcinoma – ma prevalentemente della parte dismetabolica. Quindi, dei pazienti che presentano patologie internistiche complesse ed endocrino-metaboliche. Le complicanze del diabete mellito, nefropatia diabetica, piede diabetico, obesità e sindrome metabolica complicate. Vediamo 900 pazienti l’anno, di cui circa il 70-80% con queste problematiche».
La steatosi, o fegato grasso, è una condizione caratterizzata dall’accumulo di grassi (trigliceridi) nel fegato. «Se il peso dei grassi supera del 5% il peso del fegato si parla di steatosi epatica – spiega la dottoressa -. Una condizione che colpisce, di solito, tra i 40 e 60 anni di età; tuttavia, l’incidenza sta salendo anche tra bambini e giovani. Le cause – aggiunge – sono dovute a meccanismi legati alla disfunzione del tessuto adiposo che determina l’accumulo di grasso. In una percentuale di pazienti compresa tra il 2 e il 5% l’eccesso di grasso porta ad una infiammazione del fegato, la fibrosi, il danno epatico vero e proprio che si manifesterà, alle analisi del sangue, con un’alterazione degli enzimi epatici». Nel 10% dei casi la steatosi epatica degenera in steatoepatite, caratterizzata da infiammazione e rischio di cirrosi con conseguenze sulla funzionalità.
Il fegato grasso, quindi, può dipendere da diversi fattori:
«La diagnosi è abbastanza semplice perché in genere si riscontra con una semplice ecografia del fegato, il fibroscan, che valuta il livello di fibrosi. Non ci sono sintomi specifici – evidenzia la dottoressa – se non quando la malattia è già avanzata». Si stima che un italiano su tre soffra di steatosi epatica, ma spesso scopre la condizione solo quando si sottopone all’ecografia dell’addome. Per questo è importante sottoporsi regolarmente a esami diagnostici.
La prevenzione è l’arma principale: un’alimentazione troppo ricca di calorie è la prima causa di fegato grasso. «Gli interventi – sottolinea la dottoressa – sono prevalentemente di tipo preventivo. Si deve lavorare sullo stile di vita del paziente curando le patologie metaboliche associate. Dieta sana e attività fisica – 10mila passi al giorno – sono fondamentali per ridurre il rischio anche in età scolare e adolescenza. Ma il paziente, sentendosi abbastanza bene, spesso non riesce a controllare lo stile di vita».
Dunque, per prevenire la steatosi è bene:
Ad oggi – conclude la dottoressa – non esiste un trattamento farmacologico specifico per il fegato grasso, che può curare la malattia. Tuttavia, farmaci molto promettenti sono in fase di studio. In alcuni casi le terapie per il diabete sono efficaci anche per la steatosi. E alcuni studi hanno dimostrato anche che la vitamina E può essere efficace nel ridurre il grado di infiammazione nel fegato».
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