La regione guidata dal Governatore Luca Zaia investe 3 milioni per sostegno economico alle donne vittime di violenza, educazione nelle scuole e corsi di recupero per uomini violenti. Mentre inaugura un nuovo modello organizzativo e gestionale territoriale e ospedaliero per la cura della salute mentale con un’area di transizione per i ragazzi tra i 12 e i 24 anni
Una regione sempre un passo avanti. Il Veneto, ancora una volta, conferma di essere un modello di efficienza e innovazione, puntando su un’azione di contrasto alla violenza sulle donne e ad una riorganizzazione e ad un potenziamento dei servizi della salute mentale. Due ambiti che più di altri hanno subito gli effetti devastanti della pandemia e del lockdown. I dati lo confermano.
Infatti, proprio negli ultimi due anni il numero degli atti di violenza sulle donne sono aumentati in modo significativo. Il 15.22 ha fatto registrare un incremento di chiamate superiore al 70% ed il Veneto risulta essere tra le regioni più interessate dal fenomeno con Lazio, Sicilia, Sardegna e Lombardia. Tutti segnali pericolosi che hanno spinto il governatore Luca Zaia a correre ai ripari. E così la giunta regionale ha deciso di investire 3 milioni e 355 mila euro nel 2022 per interventi di prevenzione e contrasto alla violenza contro le donne, di cui un milione di euro stanziati direttamente dalla regione e il restante dal Dpcm nazionale del 29 dicembre 2021. «È stato fatto un lavoro approfondito per destinare i fondi della Regione e dello Stato ad azioni che possano incidere profondamente sul presente e sul futuro delle donne e che permettano di ricostruire la cultura del rispetto e dell’amore che si è perduta», ha dichiarato Zaia.
Sostengo alle donne, in questa direzione sono stati fatti importanti investimenti nei 26 centri antiviolenza, 27 case rifugio e 37 sportelli antiviolenza, ma non solo. Infatti, sono stati investiti 210 mila euro in corsi di recupero rivolti a uomini violenti e realizzati progetti di formazione, informazione e comunicazione con percorsi di educazione alla pari dignità, al riconoscimento e rispetto dei diritti della donna nelle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado della regione. Un ambito, quest’ultimo, a cui sono stati destinati 48 mila euro.
«Occorre formare una cultura del rispetto della donna partendo dai ragazzi delle scuole – ha aggiunto Manuela Lanzarin assessore alla Sanità del Veneto -, ma nel frattempo è necessario garantire un porto sicure alle ragazze, alle madri vittime di violenza e ai loro figli, perché troppo spesso gli episodi accadono tra le mura domestiche». Il programma del Veneto prevede molteplici linee di intervento per aiutare le donne a superare le difficoltà connesse all’emergenza Covid che ha aggravato ancor più la loro situazione: sostegno e ripartenza sociale ed economica, interventi per il sostegno abitativo, reinserimento lavorativo, presa in carico di donne migranti anche di seconda generazione vittime di violenza, progetti per minorenni vittime di violenza o di violenza assistita, formazione, comunicazione e informazione nelle scuole e programmi rivolti a uomini maltrattanti.
Altrettanto incisivo l’impegno del Veneto nella riorganizzazione e nel potenziamento dei servizi per la salute mentale che negli ultimi anni, a causa del Covid, hanno evidenziato una crescita delle problematiche da affrontare. «È stato attuato un nuovo modello organizzativo e gestionale territoriale e ospedaliero – ha spiegato l’assessore Lanzarin – con una forte integrazione tra l’area delle cure sanitarie e l’area degli interventi socio relazionali».
Gli obiettivi fissati nel prossimo triennio mirano a rafforzare l’organizzazione sanitaria nell’ambito di un progetto terapeutico personalizzato finalizzato al miglioramento della vita del paziente con disturbi mentali. In questa direzione verrà potenziata l’assistenza territoriale aumentando le risorse dei Centri di Salute Mentale e implementando una rete capillare di primo livello nelle strutture di prossimità e potenziando le cure domiciliari. «Ci aspettiamo risultati significativi – ha dichiarato l’assessore alla Sanità – migliorando e rafforzando le attività già in essere e potenziando l’assistenza territoriale, superando le frammentazioni organizzative dove sono presenti e valorizzando le competenze degli operatori. Sempre tenendo come punto di riferimento il benessere dei pazienti e delle famiglie».
In questa direzione vengono definite delle équipe multifunzionali operative presso le Case di Comunità, viene implementata la figura dello psicologo psicoterapeuta e istituito l’albo di residenzialità leggera con un coordinamento infermieristico. È previsto inoltre un incremento della telemedicina e la definizione di una nuova unità operativa per l’area della salute mentale nell’età della cosiddetta transizione tra i 12 e i 24 anni con lo scopo di garantire governance sanitaria e raccordo operativo per la gestione della psicopatologia dell’adolescente.
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