Scendono anche i ricoveri tra i bambini. Migliore (FIASO): «Ora accelerare su quarta dose con chiamata attiva dei pazienti»
Continua a scendere, per la seconda settimana consecutiva, il numero dei pazienti ospedalizzati per Covid-19. Il trend si conferma in discesa dopo la riduzione dell’1% registrata la scorsa settimana, con un più deciso calo pari al 5,3% relativo ai giorni dal 12 al 19 aprile. Sono questi i dati (incoraggianti) che emergono dalla rilevazione effettuata dalla Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere (FIASO) sugli ospedali sentinella. Nello specifico, il numero dei pazienti in calo nei reparti ordinari si attesta su un 5,2%, ma è nelle terapie intensive che, dopo una settimana di sostanziale stabilità, si arriva al 6,9% di ricoverati in meno.
«Siamo in una fase di calo dei ricoveri piuttosto netto. L’inversione di tendenza nell’andamento dei ricoveri, un po’ incerto nella settimana scorsa, ha preso consistenza – commenta il presidente FIASO, Giovanni Migliore -. Anche se non si può parlare di crollo, il dato in declino in tutte le tipologie di ricoverati è un segno piuttosto evidente».
Situazione in netto miglioramento anche per quanto riguarda i pazienti della fascia pediatrica: alla data del 19 aprile, gli ospedali pediatrici e i reparti di pediatria degli ospedali della rete FIASO hanno fatto registrare un calo dei ricoverati pari al 32%. La classe di età più colpita, con l’83% degli ospedalizzati, resta quella fra 0 e 4 anni. In particolare, il 19% ha tra 0 e 6 mesi. Nell’ospedalizzazione dei neonati, inoltre, un ruolo fondamentale è giocato dalla condizione vaccinale dei genitori: il 37% dei lattanti ricoverati per Covid-19 continua ad avere entrambi o almeno uno dei due genitori no vax.
È nei reparti di rianimazione, tuttavia, che la questione dei no vax continua a pesare di più. Il 100% dei pazienti Covid-19 attualmente ricoverati in terapia intensiva è affetto da altre gravi patologie concomitanti. Di questi, circa il 30% non è vaccinato nonostante la condizione di fragilità, mentre il 55% è sì vaccinato ma da oltre 4 mesi. Un dato che impone, ancora una volta, una serie di riflessioni.
«La presenza nelle terapie intensive di pazienti che, nel 100% dei casi, soffrono di altre patologie, pone tra le priorità il tema della quarta dose per i fragili – osserva Migliore -. Ad oggi l’adesione è ancora scarsa, solo un paziente su 10 tra gli immunocompromessi ha fatto il secondo booster vaccinale su una platea di oltre 800mila che ne avrebbero bisogno. A consigliare la necessità della quarta dose non sono solo i dati scientifici sul calo della protezione vaccinale dopo 120 giorni – sottolinea – ma anche i ricoveri in rianimazione: nei nostri reparti intensivi arrivano adesso solo i soggetti fragili. Sono i più a rischio di sviluppare le conseguenze più gravi della malattia; è fondamentale avviare la campagna per la quarta dose in maniera massiccia – conclude il presidente FIASO – e procedere con la chiamata attiva di tutti i pazienti in carico presso le strutture sanitarie e ospedaliere per invitarli alla vaccinazione».
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