Una ricerca realizzata da Università degli Studi Milano-Bicocca per ANAAO-ASSOMED Lombardia porta in luce come il 71,6% dei medici sospetti di aver sofferto di burnout
In questi oltre due anni di pandemia lo abbiamo temuto e alcuni studi lo hanno chiaramente dimostrato: i medici italiani sono in pieno burnout. L’ultima ricerca sull’argomento è stata condotta dall’Università degli Studi di Milano-Bicocca per ANAAO-ASSOMED Lombardia. I partecipanti sono quindi i medici che hanno vissuto l‘emergenza Covid nella regione più colpita fin dall’inizio. A pagarne lo scotto non sono solo i medici, ma anche i pazienti visto che il burnout si ripercuote anche sulle prestazioni lavorative.
Nel dettaglio la ricerca è stata condotta tra novembre 2021 e marzo 2022 con lo scopo dichiarato di stimare la prevalenza, nei medici lombardi, di sintomi riconducibili al fenomeno del burnout; di indagarne le possibili connessioni con variabili demografiche e occupazionali; di valutare l’impatto della pandemia sulla sintomatologia presente nei medici, nell’ottica del rafforzamento e dell’implementazione di strategie atte alla tutela della salute psicofisica del personale. L’indagine, svolta tramite la somministrazione di un questionario online a 958 medici lombardi, mostra come ben il 71,6% dei medici indagati sospetta di aver sofferto di burnout, mentre il 59,5% teme di poterne soffrire in futuro.
A soffrire maggiormente della condizione di burnout è il sesso femminile, unito ad ansia, depressione e a una percezione bassa di autoefficacia. Quest’ultimo elemento è condiviso con gli specializzandi. Una maggior anzianità di servizio risulta essere un fattore protettivo, a cui vengono associati livelli più bassi di burnout, ansia e depressione. Non da ultimo, l’87,4% dei medici lombardi dichiara come la pandemia e l’avvento della quarta ondata pandemica abbia avuto effetti di media o grave entità sul proprio benessere lavorativo, nonostante il servizio in area Covid-19 non sia un fattore di per sé associabile a maggiori livelli di burnout, ansia o depressione.
Ad impattare maggiormente sono invece le variabili soggettive percepite, quali la vicinanza di cari/colleghi aventi avuto gravi complicazioni legate all’infezione. «Lo studio fornisce informazioni utili alla pianificazione di interventi preventivi e gestionali – sottolinea Edoardo Nicolò Aiello, Psicologo, e Dottorando in Neuroscienze all’Università di Milano-Bicocca – finalizzati alla tutela della salute psicologica dei medici. Emerge inoltre una forte corrispondenza tra ciò che rilevano gli strumenti psicometrici oggettivi e il vissuto soggettivo dei medici che hanno preso parte alla ricerca». Aggiunge Stefano Magnone, Segretario Regionale di ANAAO-ASSOMED Lombardia: «»Quasi il 20% dei medici lombardi accusa sintomi riconducibili al burnout, mentre più del 30% ansia e depressione di significato clinico. È un dato allarmante».
«Lo stress lavorativo cronico, o sindrome del burnout, insorge – continua Magnone – quando le richieste del lavoro superano le capacità del lavoratore di affrontarle, intaccando la salute psicofisica dell’individuo. I medici sono i professionisti maggiormente a rischio di burnout, specialmente il sesso femminile. A peggiorare le condizioni lavorative, oltre alla carenza di risorse e ai ritmi lavorativi isterici in cui siamo costretti, è stata la pandemia: l’87.4% dei medici lombardi dichiara come la pandemia abbia avuto effetti di media o grave entità sul proprio benessere lavorativo».
«I risultati dello studio – commenta Ines Giorgi, psicologa, e psicoterapeuta – indicano la necessità di pensare, strutturare e promuovere programmi di valutazione accurata del disagio lavorativo per tutti gli operatori e segnatamente per il genere femminile e le persone con minore anzianità di servizio. Il progetto rappresenta una sfida importante alla quale non è possibile sottrarsi se si intende contenere il burnout con tutti i suoi correlati di perdita di salute, professionalità, efficacia lavorativa e soddisfazione dei pazienti. Bisognerebbe affrontare la cultura del prendersi cura di sé come operatori sanitari già durante il percorso di studi e metter a disposizione nelle aziende sanitarie specifici setting di supporto. Parallelamente, studi mirati a comprendere come attivare le risorse di resilienza, insieme alla verifica degli esiti di eventuali interventi, rappresenterebbero una buona sinergia fra Organizzazioni Sanitarie ed Università».
In realtà, già dopo i primi mesi della pandemia realtà come Consulcesi avevano già intuito il possibile rischio di burnout. Per questi, in collaborazione con lo psicoterapeuta Giorgio Nardone, sono stati prontamente realizzati una serie di corsi di educazione continua di medicina sull’argomento, rivolti a medici e operatori sanitari, gratuito sulla piattaforma Consulcesi Club. Una serie di lezioni video e di sessioni pratiche per imparare a riconoscere il burnout e agire con strumenti adeguati.
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