«Gli Operatori socio-sanitari e gli infermieri sono due importanti pilastri della sanità che devono essere valorizzati in un’ottica di collaborazione tra gli stessi nel supremo interesse dei pazienti destinatari delle attività assistenziali. Per questo desta allarme quanto deliberato dalla giunta regionale del Veneto che invece sta organizzando un corso di formazione complementare in assistenza sanitaria […]
«Gli Operatori socio-sanitari e gli infermieri sono due importanti pilastri della sanità che devono essere valorizzati in un’ottica di collaborazione tra gli stessi nel supremo interesse dei pazienti destinatari delle attività assistenziali. Per questo desta allarme quanto deliberato dalla giunta regionale del Veneto che invece sta organizzando un corso di formazione complementare in assistenza sanitaria per 510 operatori socio-sanitari con l’intenzione di attribuire a questa figura professionale le competenze degli infermieri. Per questo abbiamo sollecitato il Ministro della Salute, Roberto Speranza, e del Lavoro, Andrea Orlando, a intervenire». Così in una nota Stefania Mammì e Celeste D’Arrando, deputate del MoVimento 5 stelle in commissione Affari sociali.
«La regionalizzazione della sanità – continuano – non può determinare simili difformità nelle competenze professionali. Ai ministri abbiamo chiesto di intraprendere iniziative anche di carattere normativo, per quanto di competenza e in raccordo con le regioni, per disciplinare in modo omogeneo il percorso formativo della figura dell’Operatore socio-sanitario, proponendo anche l’istituzione di un osservatorio nazionale. Sul tema siamo al lavoro da tempo con una proposta di legge delega del MoVimento 5 stelle per la riforma della disciplina della figura dell’OSS».
«La nuova figura di OSS che va delineandosi nel corso di formazione che si intende attivare in regione Veneto – aggiungono – travalica le semplici funzioni richiamate nell’accordo Stato-Regioni del 16 gennaio 2003, tramite l’assegnazione agli OSS di competenze propriamente infermieristiche».
«Comprendiamo la necessità di porre rimedio alla carenza di personale infermieristico, problema acuito dalla pandemia, ma non può essere questa la strada che lede la dignità di entrambe le professioni» concludono.