Dal virologo ligure l’invito all’industria farmaceutica: «Anziché vendere le migliaia di dosi che ha in casa, si sbrighi a produrre il vaccino bivalente in grado di proteggere dalla variante Omicron». E al Governo: «Oggi gli italiani non hanno più bisogno che venga imposto loro il vaccino, perché la credibilità non si acquisisce a furia di decreti-legge, ma con il dialogo»
La campagna vaccinale per la quarta dose è partita a rilento. A poche settimane dall’avvio i numeri sono bassi e le ragioni sarebbero da imputare ad una stanchezza da vaccino diffusa che porta molti, anche convinti pro-Vax, (tra gli over 80, ma non solo), a dichiarare di non volersi più sottoporre a ripetute inoculazioni per un virus che comunque, con nuove varianti, continua a proporsi e infettare. Una sfiducia crescente, insomma, che rischia oggi di compromettere l’adesione alla campagna vaccinale degli over 80 e dei fragili – invece necessaria per i rischi ancora concreti di sviluppare una forma grave di malattia – ma anche, in prospettiva futura, di mettere a repentaglio l’adesione a quella che, con ogni probabilità, sarà la campagna di vaccinazione autunnale per tutti contro la variante Omicron.
Lo abbiamo domandato al virologo Matteo Bassetti: «Chiedere alle persone di sottoporsi ad una vaccinazione ogni quattro mesi mette a rischio la loro fiducia ed è il motivo per cui oggi non abbiamo sufficienti dati scientifici per promuovere la quarta dose – tuona il direttore della clinica delle malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova –. Con ogni probabilità poi si dovrà fare una dose di richiamo prima del prossimo inverno quindi mi auguro che l’industria farmaceutica anziché vendere le migliaia di dosi che ha in casa, si sbrighi a produrre il vaccino bivalente in grado di proteggere dalla variante Omicron e dal virus originale».
Per Matteo Bassetti in una nazione come l’Italia, dove più dell’80 percento delle persone è vaccinato, è inopportuno continuare a divulgare il bollettino giornaliero dei contagi e imporre l’uso della mascherina. «Dobbiamo uscire dalla logica dell’obbligo a tutti i costi – spiega -, quello che aveva senso nel 2020 e nel 2021 oggi non ha più ragione di essere. Noi saremo tanto più credibili e ascoltati quanto maggiore sarà la nostra capacità di far capire alle persone la bontà delle misure anti Covid senza costrizioni. Oggi gli italiani non hanno più bisogno che venga imposto loro il vaccino, perché la fiducia e la credibilità non si acquisisce a furia di decreti-legge, ma con il dialogo. La comunicazione basata sulla paura e il terrore ha fatto perdere credibilità all’istituzione centrale e a noi medici che oggi la gente vede come un tutt’uno. Credo invece sia arrivato il momento che medici e società scientifiche si riapproprino del loro diritto di dire alla gente se devono usare un farmaco o se fare un vaccino, cosa che oggi non viene più fatta perché le decisioni vengono prese tutte in maniera centrale e questo secondo me è anacronistico rispetto alla nuova campagna vaccinale che dovrebbe essere invece più individuale».
Per il virologo ligure alla vaccinazione di massa è preferibile oggi una valutazione che definisce «sartoriale», cucita addosso ad ogni singolo individuo per definire se e quando fare la vaccinazione. «Se per gli immunodepressi ha senso fare subito la quarta dose perché le loro difese immunitarie si abbassano più velocemente, per gli ottantenni andrei più cauto – spiega – Chi ha diverse patologie, è sovrappeso, magari ha il diabete e la bronchite cronica, allora è opportuno che faccia subito il secondo booster, per chi invece è in salute aspetterei di sottoporlo a settembre al vaccino bivalente per dargli una copertura completa. L’obiettivo è limitare le conseguenze gravi dell’infezione, non il contagio».
L’attenzione si sposta dunque alla fine dell’estate quando con ogni probabilità ci sarà un vaccino in grado di proteggere da Omicron e dalle altre varianti, ed allora si dovrà riconsiderare la possibilità di una nuova vaccinazione di massa, «ma anche in quel caso deve essere pensata in maniera diversa – puntualizza Bassetti -. Infatti, se nel 2021 avevamo bisogno che la gente si vaccinasse, che venisse in contatto con il virus attraverso la vaccinazione se non l’aveva fatto con l’infezione naturale, oggi abbiamo il 95 percento di italiani che hanno degli anticorpi, da una immunità passiva, con il vaccino, o attiva perché hanno avuto la malattia, quindi anche se è raccomandata per tutti la vaccinazione per evitare le forme gravi, non ha senso l’obbligatorietà, perché altrimenti diventerebbe obbligatorio anche il vaccino dell’influenza, paradossalmente. Oggi dobbiamo infondere fiducia nella gente e non perderla, quindi fare raccomandazioni, ma non costrizioni».
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