Il convegno “La sanità per la terza età” nella sede dell’Ordine dei medici e degli odontoiatri di Roma. De Lillo (Vicepresidente): «Investire risorse Pnrr sulla formazione dei professionisti sanitari del domani»
Abbandonare vecchi modelli, lavorare in maniera più concreta sul territorio, in sinergia con gli ospedali. Modificare l’attuale impostazione organizzativa, soprattutto quella pubblica». Insomma, «cambiare radicalmente quello che è, oggi, il principio di sanità. Questa è la prospettiva del futuro». Lo ha detto il presidente dell’Omceo Roma Antonio Magi a margine del convegno “La sanità per la terza età” che si è svolto nel tardo pomeriggio di ieri nella sede dell’ordine capitolino.
Un’iniziativa del Tavolo tecnico per i Rapporti con le Autorità (coordinatore Giovanni Carnovale, presidente Antonio Magi, componenti Stefano De Lillo e Maria Grazia Tarsitano). Hanno partecipato all’incontro, tra gli altri, monsignor Vincenzo Paglia presidente della Pontificia Accademia per la vita, Andrea Mandelli Presidente Fofi (Federazione Ordini Farmacisti italiani) e Jessica Faroni, Presidente Aiop Lazio.
Secondo i dati Eurostat, l’Italia è uno dei paesi più “vecchi” d’Europa e la percentuale di anziani è in continuo aumento. Nel 2030 potrebbero essere il 26,5% della popolazione. A tal proposito, il SSN deve obbligatoriamente riprogettare la sua rete di offerta di servizi, soprattutto pubblici, per gli over 65. Potenziare l’assistenza sul territorio – abbandonare la prospettiva ospedalocentrica – e investire sulla prevenzione in maniera più efficiente per promuovere l’invecchiamento sano e attivo.
Il Presidente Magi ha le idee molto chiare e ai microfoni di Sanità Informazione indica la strada da seguire. «Siamo molto indietro – spiega – la sanità deve cambiare radicalmente l’attuale impostazione organizzativa e l’offerta che propone, specialmente quella pubblica». Secondo il Presidente «con un terzo della popolazione over 65 e con un’aspettativa di vita importante in futuro avremo delle problematiche di gestione di questi pazienti». Si riferisce soprattutto ai malati cronici «che dovranno essere presi in carico sia a domicilio, nelle loro abitazioni, che in istituti appositi o nelle RSA quando non saranno più autonomi». Strutture ospedaliere e ambulatoriali «devono mettere il paziente anziano “al centro” del processo di cura e assistenza».
Magi invita, poi, a riflettere su un dato particolarmente significativo: «Nel prossimo futuro ci saranno sei over 65 e mezzo per ogni bambino». In parole semplici, ogni bambino avrà sulle spalle 6 persone e mezzo «sia a livello fiscale che a livello di assistenza. Dobbiamo cambiare l’impostazione attuale: in primis, evitare le ospedalizzazioni e lavorare in maniera più concreta sul territorio con una rete di servizi a sostegno e tutela della terza età».
Anche il Vicepresidente dell’Omceo Roma, Stefano De Lillo, affronta la complessa questione. «Fortunatamente la vita media si è allungata e l’aspettativa di vita è in costante aumento» ricorda al nostro giornale. Questo si traduce in un invecchiamento della popolazione e, di conseguenza, in una serie di sfide da sostenere in relazione alle cronicità ed ai bisogni specifici degli over 65.
De Lillo individua nel «capitale umano» il punto centrale. «Medici, specialisti, MMG e operatori sanitari dovranno intervenire sulla popolazione adulta. Oggi ci sono pochi medici che si laureano in rapporto ai bisogni e alla richiesta di salute della popolazione. Pochi geriatri, pochi cardiologi, pochi medici che si formano in medicina generale rispetto alle esigenze di salute di tanta gente» evidenzia. Il Pnrr è un’occasione: investiamo questi soldi nella formazione dei professionisti sanitari del domani per la terza età. Più medici laureati più specialisti, più geriatri, più MMG da preparare» conclude.
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