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Slow living: come imparare fare ordine nella mente tra i tanti impegni della giornata, a rallentare e dedicare il giusto tempo ad ogni cosa? La parola alla psicologa
È sempre più difficile gestire la disponibilità del proprio tempo. Sembra, anzi, che sia proprio il tempo a imporre alle persone un impegno che trascende le umane capacità. Si cerca di riempire ogni momento con un numero infinito di faccende. Non tralasciando di occupare anche quella mezz’ora libera che, per errore e con orrore, compare nell’agenda quotidiana. Il contrario dello slow living, vivere lentamente riappropriandoci dei ritmi naturali per vivere meglio.
È plausibile che alcuni tratti della nostra vita siano particolarmente gravosi e che sia necessario un impegno più intenso. Per esempio, se dobbiamo occuparci di genitori anziani o figli piccoli mentre si lavora. Ci sottopone allora, nostro malgrado, a ritmi logoranti. Alcune considerazioni andrebbero però fatte quando la fretta si impossessa di noi, e diventa la costante della nostra vita. È davvero il tempo ad essere il nostro “tiranno”, oppure la frenesia si è gradualmente insinuata nel nostro vivere e comanda di non fermarci?
Molte persone soffrono di un persistente “senso dell’urgenza”, lottano senza sosta in un tentativo continuo di ottenere sempre più cose e realizzare un numero crescente di obiettivi. I tempo rimane sempre lo stesso, ma si avverte l’obbligo di colmarlo, quasi potesse espandersi. Subentra la sensazione di dover essere in movimento e il rilassamento non viene contemplato come condizione possibile. Anche quando la giornata è terminata e finalmente ci si stende nel letto, ha inizio la “sfilata dei pensieri”. Sull’enorme quantità delle cose da fare, problemi da risolvere, dettagli da aggiustare.
Essere impegnati 24 ore su 24 oggi è più facile, la tecnologia è parte integrante della vita di ognuno di noi e siamo riluttanti a disconnetterci. Anche i più piccoli, purtroppo, seguono il cattivo esempio degli adulti e sono con gli occhi sullo schermo mentre mangiano, guardano un film e fanno i compiti. Sembra impossibile rallentare, concedersi una pausa, dire di no a una richiesta che può raggiungerci in qualsiasi momento sul dispositivo; sentiamo il dovere di essere sempre disponibili, pena il fallimento del nostro compito: restare costantemente “accesi”.
Quando la mente si attiva senza sosta per pianificare l’azione successiva c’è il rischio di restare intrappolati in quella “dimensione del fare” che oscura “la dimensione dell’essere”. Smettiamo di pensare, sentire, percepire ciò che accade intorno a noi e ciò che accade dentro di noi, lasciamo indietro i nostri reali bisogni e perdiamo contatto con il momento presente. Il desiderio di raggiungere mete importanti diventa un problema quando ci rende meno coscienti dei nostri limiti, ostacola la nostra libertà di scegliere in quale direzione andare, impedisce la chiara visione dei reali valori a cui la nostra vita dorrebbe essere orientata. Se si vive “scollegati” dal proprio universo interiore si smette di ascoltare il corpo, che spesso lancia segnali di grande stanchezza. Si rischia di rallentare il lavoro a cui si tiene tanto, di trascurare per troppo tempo le relazioni familiari e amicali, ci si sente sempre ansiosi e inclini all’irritabilità. Soprattutto, ci si sente incapaci di rilassarsi.
Nessuno è prigioniero delle proprie abitudini, e non è mai troppo tardi per prendere il timone nelle proprie mani e cambiare la rotta di navigazione! È necessario però fermarsi e concedersi la possibilità di attivare il dialogo con sé stessi.
Ecco cosa fare:
Se ci accorgiamo che siamo propensi a dire sempre di sì alle richieste che ci vengono fatte, ricordiamo che è invece opportuno stabilire dei sani confini tra noi e gli altri. E’ possibile rifiutare gentilmente di svolgere un compito che ci viene richiesto se esula dal nostro progetto lavorativo. Potrà essere delegato a un collega altrettanto competente. Ci si potrà così dedicare con mente libera e più volentieri a ciò che davvero è importante.
La mente produce in continuazione pensieri giudicanti, e riusciamo ad essere i giudici più inflessibili di noi stessi. Molte persone chiedono a sé stesse di “essere perfette” e vengono divorate dal senso di frustrazione se non portano a compimento il proprio dovere. La “doverizzazione” diventa un problema se perdiamo di vista la nostra natura di esseri fallibili, il nostro bisogno di prenderci cura della nostra mente e del nostro corpo, il riconoscerci la possibilità di fermarci, e riposare.
È possibile che abitualmente tendiamo a confrontare ciò che la realtà è con ciò che invece vorremmo che fosse. Osserviamo avvenimenti, luoghi, persone a cui attribuiamo una valenza positiva o negativa. Siamo portati a voler cambiare le cose, avversare il corso degli eventi, modificare gli altri. Questo atteggiamento mentale ci spinge in una spirale di lotta, che costa un enorme e inutile dispendio di energia. È bene rallentare, fare una sosta e imparare a guardare le cose per ciò che sono: accettare non significa rassegnarsi e non far nulla, bensì riprendere il controllo sulla nostra vita partendo dall’osservazione delle caratteristiche del presente, proprio così come sono. In questo modo possiamo riattivare la capacità di scegliere avendo una visione chiara di ciò che possiamo affrontare, e ciò che ci fa bene lasciare indietro.
Chi non fa almeno due cose alla volta durante il giorno? Destreggiarsi in più compiti, però, fa sì che la mente faccia fatica, si stanchi presto e ci rallenti. Talvolta è necessario fare una pausa e poi concentrarsi su una cosa alla volta. Questo ci consentirà di ottenere i risultati che desideriamo ottimizzando il lavoro e le nostre energie.
Molte persone riferiscono frequenti mal di testa, disturbi del sonno, intense crisi di ansia o attacchi di panico. E’ bene non ignorare mai i segnali che il nostro corpo ci manifesta, che sono sintomi di un disagio legato al sovraccarico di lavoro a cui continuiamo a sottoporci. Se è impossibile pianificare una vacanza vera e propria, ricordiamoci che è possibile apportare dei piccoli cambiamenti. Per esempio, fissando delle pause regolari, anche solo per prendere una boccata d’aria e ricollocarci in una prospettiva di consapevolezza.
È bene inoltre stabilire obiettivi per noi buoni e raggiungibili, ma anche non rinunciare a chiedere un aiuto quando ci rendiamo conto di essere in difficoltà. Condividere e confrontarsi ci permette mettere in gioco la nostra capacità di stare in relazione, una risorsa grazie alla quale si alimenta profonda consapevolezza delle nostre sensazioni ed emozioni nel rapporto con l’altro. Comunicazione e scambio consentono l’apertura a nuove possibilità, la conoscenza di modi diversi di approcciare le difficoltà fa sì che acquisiamo fiducia nella nostra esperienza, che possiamo arricchire e rigenerare con curiosità e divertimento.
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