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Il mal di testa colpisce una persona su due, anche i più giovani. Dai diversi tipi di cefalee all’emicrania: ecco cosa c’è da sapere
Dal 9 al 15 maggio si celebra la Settimana Nazionale del Mal di Testa, promossa dalla SIN (Società Italiana di Neurologia) e dalla SISC (Società Italiana per lo Studio delle Cefalee). Le due società hanno organizzato una campagna di sensibilizzazione “social” rivolta alla popolazione dal titolo “Mettiamoci la faccia”.
L’obiettivo è fare informazione su temi suggeriti dai pazienti stessi per cercare di colmare le lacune informative che ancora esistono sul mal di testa. Chi ne soffre potrà registrare un breve video di un minuto contenente una domanda a cui risponderà uno degli esperti della SIN o della SISC. I video devono essere inviati a social@neuro.it. La risposta video sarà pubblicata, insieme alla domanda, sui profili social istituzionali Sin e S.I.S.C.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che la cefalea, chiamata anche mal di testa, colpisca 1 persona su 2 con episodi che si verificano almeno una volta l’anno. Una patologia che riguarda anche i più giovani: basti pensare che oltre il 40% dei ragazzi è colpito da cefalea mentre 10 bambini su 100 soffrono di emicrania, una forma comune di cefalea primaria. Numeri davvero importanti, per i quali una diagnosi precoce può davvero cambiare la progressione della malattia, poiché evita importanti conseguenze quali la cronicizzazione del disturbo e l’abuso di farmaci. Per questo, è importante informare il paziente e i familiari per renderli consapevoli delle azioni da intraprendere per contrastare la malattia e non rimanerne schiacciato.
«Grazie alla scoperta del meccanismo da cui si genera il dolore emicranico – commenta il Prof. Paolo Calabresi, Presidente SISC – sono ormai entrate nella pratica clinica le nuove terapie a base di anticorpi monoclonali. Stanno facendo registrare un importante cambio di passo nel trattamento della prevenzione dell’emicrania poiché queste terapie riducono il numero di attacchi nella forma episodica e risultano efficaci anche nelle forme più gravi come l’emicrania cronica e quella resistente ad altri farmaci usati in precedenza. A fronte di tutti questi benefici, inoltre, si verifica un numero molto scarso di effetti collaterali»
Esistono due grandi categorie: le cefalee primarie, disturbi a sé stanti non legati ad altre patologie e sono le più frequenti. E le cefalee secondarie che dipendono da altre patologie. Ad esempio: cefalea da trauma cranico e/o cervicale, da disturbi vascolari cerebrali (come l’ictus), da patologie del cranio non vascolari (come tumori cerebrali, ipertensione o ipotensione liquorale).
A loro volta, le cefalee primarie comprendono l’emicrania, la cefalea di tipo tensivo, la cefalea a grappolo e si distinguono per la tipologia del dolore, l’intensità, la collocazione nella testa, la durata, la frequenza e gli altri sintomi concomitanti.
«Sei milioni di persone, ossia il 12% della popolazione in Italia soffrono di emicrania. È una specifica tipologia di cefalea – spiega il Prof. Alfredo Berardelli Presidente della SIN – che si caratterizza per un dolore pulsante con intensità moderata-severa. Spesso, si localizza nella metà della testa e del volto. Si tratta di una patologia talmente debilitante che è stata identificata dall’OMS come la malattia che causa maggiore disabilità nella fascia di età tra 20 e 50 anni, ossia nel momento della vita in cui siamo più produttivi».
L’emicrania si caratterizza per un dolore pulsante con intensità moderata-severa che, spesso, si localizza nella metà della testa e del volto. Il paziente non riesce a svolgere nessuna delle attività quotidiane perché ogni azione aggrava il dolore. A volte, gli attacchi vengono preceduti da disturbi neurologici come sintomi visivi: è l’emicrania con aura. La crisi si manifesta solitamente insieme ad altri disturbi come vomito e intolleranza alla luce e ai rumori e può durare da alcune ore a 2-3 giorni. Due terzi dei pazienti emicranici sono donne.
Presenta una intensità lieve-moderata, di tipo gravativo o costrittivo (classico cerchio alla testa) della durata di alcuni minuti o ore o anche alcuni giorni, non aggravata dalle attività fisiche usuali e non associata, in genere, a nausea o vomito. È la forma più frequente di cefalea con una prevalenza di circa l’80%. Fattori di predisposizione genetica possono avere una certa influenza nello sviluppo della cefalea tensiva così come fattori ambientali, tra cui lo stress, l’affaticamento, cattive posture o riduzione delle ore di sonno.
Provoca attacchi dolorosi più brevi (1-3 ore) molto intensi e lancinanti che si susseguono 1 o più volte al giorno per un periodo di tempo di circa 2 mesi (grappolo), alternati a periodi senza dolore. L’area interessata è quella oculare e, al contrario delle altre due forme, la cefalea a grappolo colpisce prevalentemente gli uomini. In genere gli episodi si ripetono ciclicamente con una cadenza stagionale o di 1/2periodi all’anno.
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