La stanza del peto sarebbe la tortura inflitta alla giornalista del TG1 Dania Mondini. Ma per la scienza sopportare i prodotti della flatulenza può essere salutare
Per la giornalista del TG1 Dania Mondini è stata una vera e propria tortura. La stanza del peto, dove pare venisse costretta a sopportare i prodotti flatulenti di un gruppo di colleghi, sarebbe stata infatti la punizione che le veniva inflitta. La giornalista ha denunciato ed è stata aperta un’indagine. Mentre è di qualche giorno fa la notizia che il calciatore del Lione Marcelo Guedes è stato messo fuori rosa dopo aver fatto un peto rumoroso negli spogliatoi dopo una pesante sconfitta. Tuttavia, per quanto questo gesto possa sembrare inappropriato, la scienza suggerisce in realtà che può essere un bene essere esposti al gas emesso dai peti.
Un vecchio studio dell’Università di Exeter, pubblicato sulla rivista Medicinal Chemistry Communicationsm, ha concluso che l’odore dei peti può avere inaspettati effetti benefici per la salute e potrebbe aiutare addirittura a prevenire il cancro, l’ictus, l’infarto e la demenza. Il solfuro di idrogeno è uno dei numerosi gas potenti e maleodoranti prodotti dai batteri mentre si scompone il cibo nell’intestino. È tossico in grandi dosi, ma in piccole quantità aiuta a proteggere le cellule e a combattere le malattie, secondo gli scienziati.
Quando le cellule sono stressate dalla malattia, cercano di attirare gli enzimi per generare le proprie minuscole quantità di solfuro di idrogeno. Questo gas aiuta a preservare i mitocondri, le centraline energetiche delle cellule, che sono anche importanti regolatori dell’infiammazione. Alla luce di questi risultati i ricercatori hanno escogitato un nuovo composto chiamato AP39 per aiutare il corpo a produrre la giusta quantità di solfuro di idrogeno. Credono che questa sostanza possa aiutare a prevenire o invertire il danno mitocondriale, che è una strategia chiave nel trattamento di condizioni come ictus, insufficienza cardiaca, diabete, artrite, demenza e invecchiamento.
«Quando le cellule sono stressate dalla malattia, assorbono enzimi per generare quantità minime di idrogeno solforato», spiega Matt Whiteman della facoltà di medicina dell’Università di Exeter. «Questo mantiene i mitocondri in funzione e consente alle cellule di vivere. Se questo non accade – aggiunge – le cellule muoiono e perdono la capacità di regolare la sopravvivenza e controllare l’infiammazione. Abbiamo sfruttato questo processo naturale creando un composto, chiamato AP39, che rilascia lentamente quantità molto piccole di questo gas specificamente ai mitocondri», conclude. I primi risultati dei test condotti in laboratorio mostrano che può aiutare fino all’80% in più di mitocondri a sopravvivere a condizioni altamente distruttive come le malattie cardiovascolari.
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