A Sanità Informazione, il Presidente della Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva spiega qual è il filo conduttore che unisce tre delle principali problematiche mondiali degli ultimi anni
Qual è il legame tra cambiamenti climatici, malattie infettive e crisi alimentari? Cosa correla tre delle principali problematiche che stiamo vivendo ormai da diversi anni e mai così pressanti in questo momento? L’occasione per parlarne è stata rappresentata dal 51° Congresso Nazionale del Sindacato Italiano Veterinari di Medicina Pubblica, chiusosi da poco a Roma. Abbiamo chiesto ad Antonio Sorice, Presidente Simevep (Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva), di fare il punto della situazione.
«Malattie infettive, cambiamenti climatici e crisi alimentari sono strettamente correlate. I cambiamenti climatici hanno portato a una diffusione di malattie infettive che non conoscevamo anche nei nostri territori. La proliferazione di malattie infettive che colpiscono sia gli animali che l’uomo porta a delle restrizioni, agli abbattimenti degli animali e a crisi economiche e alimentari che impattano sulla salute pubblica».
«La peste suina africana è arrivata in Italia di recente ma noi ne parliamo da anni. Abbiamo allertato le istituzioni di questo pericolo, che imperversava fino a pochi mesi fa in Europa. La figura del veterinario è importantissima perché intercettare il prima possibile positività e focolai sul territorio consente di delimitare le Regioni in cui applicare restrizioni. Questo ci consente di poter esportare i prodotti di carne suina nel mondo, un settore assolutamente fondamentale per la nostra economia».
«Evidentemente, la peste suina africana ormai ce l’abbiamo sul territorio. Le azioni da mettere in atto sono quelle che sono state previste ma occorre anche un’azione congiunta, integrata di tutti gli attori istituzionali e del territorio. Nelle zone rosse, dove sono stati riscontrati animali infetti, occorre delimitarle con chiarezza. Occorre inoltre un’azione forte di depopolamento su tutto il territorio italiano per contenere più possibile il contagio in quelle regioni in cui sono state riscontrate queste positività».
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