Mandelli (FOFI): «Alcuni testi normativi sanciscono nuove funzioni per i farmacisti, in parte assunte durante l’emergenza, ma per il futuro ancora più estese e di natura strutturale. Saranno sempre di più i corresponsabili del raggiungimento di alcuni imprescindibili obiettivi di salute pubblica come l’incremento delle coperture vaccinali e la prevenzione con riguardo alle malattie non trasmissibili»
«Oggi c’è un nuovo ruolo del farmacista, che è non soltanto di carattere sanitario, ma anche sociale e civile. Al riconoscimento di cittadini e istituzioni si è infatti aggiunta l’ufficialità di alcuni testi normativi che sanciscono per i farmacisti nuove funzioni, in parte assunte durante l’emergenza, ma per il futuro ancora più estese e di natura strutturale. Che si tratti di vaccinazioni aggiuntive, di ulteriori test diagnostici o della dispensazione di farmaci nuovi e sempre più complessi, i farmacisti italiani hanno dimostrato di essere pronti alla sfida di offrire ai cittadini e ai pazienti sempre più servizi». Così l’onorevole Andrea Mandelli, presidente della Federazione Ordini Farmacisti Italiani FOFI, ha descritto il nuovo ruolo del farmacista in una sanità di prossimità, uno dei temi al centro di un incontro pubblico promosso dalla società Altis Omnia Pharma Service e dalla rivista IHPB, Italian Health Policy Brief, che ha dedicato all’argomento una speciale pubblicazione.
La pandemia ha messo davvero il farmacista al centro del Sistema Sanitario Nazionale, ma anche al centro di quel vivere quotidiano che oggi, forte dell’esperienza acquisita in questi due lunghissimi anni e mezzo, impone nuove regole. «Nel mondo della sanità che cambia – continua Mandelli – i farmacisti di oggi sono già, e lo saranno sempre di più, i corresponsabili del raggiungimento di alcuni imprescindibili obiettivi di salute pubblica, come l’incremento delle coperture vaccinali contro l’influenza, ma anche un maggiore accesso dei cittadini ad altre vaccinazioni dell’adulto, come quella per epatite A e B, pneumococco, colera, meningococco, febbre tifoide, Papillomavirus ed herpes zoster. E poi, come è scritto nel Decreto sul nuovo sistema delle cure primarie, è indispensabile che anche il farmacista si misuri sul grande tema della prevenzione con riguardo alle malattie non trasmissibili. Come delineato dal PNRR, nei prossimi cinque anni la realizzazione delle case di comunità e degli ospedali di comunità, l’incremento delle prestazioni rese in telemedicina e teleassistenza, e il potenziamento dell’assistenza domiciliare, daranno vita a una sanità più vicina ai cittadini e più radicata nel territorio. E dove c’è territorio e si scommette sulla prossimità lì ci sono i farmacisti».
Per il senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri la farmacia italiana durante l’emergenza pandemica ha dato conferma di essere «la porta d’ingresso del servizio sanitario, con l’erogazione di prestazioni di elevata valenza sociosanitaria che hanno integrato le tradizionali attività professionali relative alla dispensazione dei medicinali. È qui che ci si spinge sul territorio stimolante della sanità di prossimità: ricetta dematerializzata, iniziative per garantire la costante disponibilità di ossigeno terapeutico, tempestivo allestimento di formulazioni galeniche disinfettanti, consegna domiciliare professionalmente assistita, massivo rilascio di green pass, esecuzione di test diagnostici per Covid-19, prenotazione delle sedute vaccinali sono solo alcuni dei servizi garantiti con competenza, continuità e con una apprezzata attività di counseling scientifico e umano che ha portato conforto e sicurezza ai cittadini nei tanti mesi di paura, di angoscia e di solitudine».
Proprio a questo livello emerge il ruolo nuovo dei dispositivi di testing diagnostico, che non sono “solo” una commodity, bensì autentici strumenti dell’innovazione dei servizi sanitari. Come ha precisato Davide Croce, il Near Patient Testing, ovvero il test vicino al paziente, è definito «come un’indagine condotta al momento della consultazione con disponibilità immediata dei risultati per prendere decisioni immediate e informate sulla cura del paziente. Il termine POCT indica invece quei test eseguibili vicino al paziente o nel luogo nel quale viene fornita l’assistenza sanitaria. In generale possiamo dire – precisa Croce – che i POCT possono essere usati anche dal paziente in autonomia mentre i NPT hanno la necessità della presenza dell’operatore».
Ma di fronte a queste nuove possibilità offerte dalle tecnologie healthcare, una domanda sorge spontanea: è vero che la scelta della sanità di prossimità è condivisa, ma sappiamo anche renderla concreta, operativa, diffusa, interconnessa? «Oggi siamo consapevoli che il nostro impegno per un’effettiva digitalizzazione della sanità, anche sul territorio, produrrà i suoi frutti solo se potrà inserirsi in un vero e proprio ecosistema digitale – risponde Mandelli -. Sanità di prossimità non è quindi solo una nuova parola d’ordine, bensì la sfida di un SSN rinnovato alle sue radici, in grado di portare con sé una nuova visione di salute per tutti e vicina a tutti».
La situazione, seppure ancora caratterizzata da luci e da alcune ombre per via di lentezze culturali ed organizzative, fa comunque ben sperare: «La nuova assistenza territoriale è in corso di attuazione attraverso i fondi PNRR e diventerà una realtà dalla fine del 2026 – conclude il professor Croce – Ci si auspica una parallela disponibilità di adeguati strumenti per la presa in carico dei pazienti cronici e per le urgenze, con particolare riferimento alla farmacia dei servizi e la loro capillarità utile alla presa in carico della popolazione. Migliorare l’efficacia dei servizi sanitari territoriali, allargandoli, concentrandoli e avvicinandoli all’assistito, è uno dei compiti della Missione 6 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza».
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