Partito al “Cristo Re” di Roma il progetto “IN-Intelligenza Nutrizionale”, lanciato dal GioService, del gruppo Giomi spa, in collaborazione con l’Unità di Ricerca e Scienza dell’Alimentazione e Nutrizione Umana dell’Università La Sapienza. Stabilito un protocollo di formazione per portare l’alta cucina nella ristorazione ospedaliera. Lo chef: «Mangiare sano non vuol dire rinunciare al gusto».
«Mangiare sano non vuol dire rinunciare al gusto». Parola di Niko Romito, chef tre stelle Michelin. «Gusto e salute è un abbinamento facile da raggiungere. Noi abbiamo raggiunto questo obiettivo con un progetto fatto di studio, lavoro e ricerca». Lo chef del ristorante Reale Casadonna (ex convento del ‘500 nel Parco Nazionale d’Abruzzo) si riferisce a “IN – Intelligenza Nutrizionale” l’iniziativa che mette al centro la totale rivisitazione della ristorazione ospedaliera secondo un criterio che somma piacevolezza gustativa e genuinità idonea ad un contesto assistenziale. Romito ha collaborato con GioService, del gruppo Giomi spa, insieme all’Unità di Ricerca e Scienza dell’Alimentazione e Nutrizione Umana dell’Università La Sapienza di Roma.
«Piacevolezza palatale unita a qualità intrinseca dei piatti – prosegue lo chef – quindi valori nutrizionali del prodotto intatti insieme al rispetto dell’ingrediente. Questo è un progetto che eticamente e socialmente mi piace molto – continua – la sperimentazione è partita al Cristo Re e i risultati sono evidenti. È bello andare nei reparti e vedere che le persone sono contente quando aprono il loro vassoio». IN-Intelligenza Nutrizionale è attualmente attivo all’ospedale di Roma dove la volontà di supportare il benessere e la salute del paziente anche attraverso il cibo, è stata la marcia in più per garantire il successo dell’iniziativa.
«La sorpresa di vedere gli spinaci color verde naturale, un purè di patate che sa di patate, un brodo che non sa di glutammato ma di verdure, tutto questo migliora sicuramente le condizioni fisiche ma anche psicologiche del paziente. Questa è la grande scommessa dell’Intelligenza Nutrizionale, far diventare il cibo parte integrante della cura e non trascurarlo come avviene spesso negli ospedali».
Il ruolo dei medici per il corretto sviluppo del progetto è stato fondamentale soprattutto in ottica formazione. Si è infatti creata una proficua collaborazione per poter adeguare i menu all’esigenze dei degenti, mantenendo una perfetta armonia tra la necessità di preparare portate che fossero allo stesso tempo sane, nutrienti ed anche prelibate. «Il rapporto con il personale sanitario è stato incredibile, sono contentissimi dei risultati del programma. Molti mi raccontano che, quando passeggio nei reparti e parlano con i pazienti, notano la differenza rispetto a prima: il paziente sta bene, sorride e si complimenta per la bontà dei pasti. Insomma, è evidente che il beneficio non è soltanto fisico ma anche psicologico».