Negli Stati Uniti è stato documentato quello che possiamo definire il primo caso di «Covid cronico». Un uomo del Connecticut, già malato di cancro, è positivo da più di 470 giorni. Oltre un anno. A descrivere il caso è stato un gruppo di ricercatori della Yale University in uno studio riportato su MedRxiv, in attesa di revisione. Dopo ulteriori indagini, gli scienziati hanno anche scoperto che nel sangue del paziente circolavano tre diversi varianti del virus, di cui una ritenuta estinta
Negli Stati Uniti è stato documentato quello che possiamo definire il primo caso di «Covid cronico». Un uomo del Connecticut, già malato di cancro, è positivo da più di 470 giorni. Oltre un anno. A descrivere il caso è stato un gruppo di ricercatori della Yale University in uno studio riportato su MedRxiv, in attesa di revisione. Dopo ulteriori indagini, gli scienziati hanno anche scoperto che nel sangue del paziente circolavano tre diversi varianti del virus, di cui una ritenuta estinta.
Gli scienziati temono che il virus stia mutando rapidamente nell’organismo delle persone immunocompromesse in quanto può eludere alcune immunoprotezioni. Il caso dell’uomo del Connecticut è l’infezione da Covid più lunga mai scoperta e si aggiunge alla crescente evidenza che il virus sta mutando su individui immunocompromessi prima di continuare a diffondersi ad altri. Il monitoraggio delle varianti di Covid in Connecticut, dove ha sede Yale, ha permesso di rilevare che nell’area circolava un ceppo B.1.517 che non si vedeva dall’anno scorso.
Al momento della pubblicazione dell’articolo, due sabati fa, il paziente risultava ancora positivo al virus. I ricercatori parlano di «Covid cronico» e hanno anche scoperto che il virus stava mutando rapidamente all’interno del suo corpo a una velocità insolita per un’infezione. Più precisamente, stava mutando due volte più velocemente e di conseguenza si erano formati tre genotipi del virus completamente separati e distinti.
«Questa infezione cronica ha provocato un’evoluzione e una divergenza accelerate di Sars-CoV-2, un meccanismo che potenzialmente contribuisce all’emergere di varianti geneticamente diverse, tra cui Omicron, Delta e Alpha», hanno scritto i ricercatori. «Il caso – continuano – rappresenta una delle prime e più lunghe infezioni rilevate di ‘Covid cronico‘, diverso dal ‘Long Covid‘ che è quella condizione che si verifica quando una persona avverte ancora i sintomi del virus anche dopo la guarigione».
Nel «Covid cronico», invece, l’individuo continua a risultare positivo al virus per lunghi periodi di tempo. Questo studio, secondo i ricercatori di Yale, si somma alla crescente letteratura che sostiene che il virus stia sfruttando le persone immunocompromesse per mutare. Ci sono state altre segnalazioni sparse di persone con una grave comorbilità, come il cancro, che hanno sperimentato rapide mutazioni del virus. Purtroppo, dicono gli esperti, è impossibile sapere quante persone sono portatrici di un virus in rapida mutazione e c’è poco da fare per impedire al Covid di mutare frequentemente una volta trovato un ospite adatto.
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