Salute 18 Luglio 2022 07:00

Trauma cranico, test sul sangue per diagnosi veloci e precise

Le situazioni in cui si può verificare un trauma cranico sono molteplici. Ma la priorità è sempre la stessa: riconoscerlo tempestivamente, prima che possa creare danni irreversibili

di Valentina Arcovio
Trauma cranico, test sul sangue per diagnosi veloci e precise

con il contributo non condizionante di Abbott

Un incidente in auto, uno scontro durante una partita a calcetto, un infortunio domestico. Le situazioni in cui si può verificare un trauma cranico sono molteplici. Ma la priorità è sempre la stessa: riconoscerlo tempestivamente, prima che possa creare danni irreversibili. Per questo l’individuazione di biomarcatori nel sangue, rilevabili tramite un semplice test, può essere di grande aiuto nella gestione di un trauma cranico. Ed è esattamente quello che offre Alinity mTBI un pannello di dosaggi diagnostici che misurano due proteine specifiche. Tutte le novità sono spiegate in un recente documento dal titolo “Colpi di testa“.

Individuati due biomarcatori per la diagnosi del trauma cranico

Si tratta della proteina fibrillare acida della glia (GFAP) e dell’ubiquitina carbossi-terminale idrolasi L1 (UCH-L1), due biomarcatori di trauma cranico complementari che aumentano dopo una lesione cerebrale. I due marker sono misurabili in pochi minuti tramite un prelievo di sangue su strumentazione che risponde alle diverse necessità di spazio e risorse nei Pronto Soccorso e nei laboratori: Alinity i e i-STAT. I risultati del test forniscono una sensibilità del 96,7% su strumentazione Alinity i e del 95,8% su strumentazione i-STAT, con un valore predittivo negativo superiore al 99%.

I marcatori biochimici del trauma cranico si rilevano facilmente

La procedura utilizzata fino ad oggi per individuare un trauma cranico consiste nella valutazione di sintomi, nell’osservazione clinica ed eventualmente una TAC del cervello. Si tratta di un percorso macchinoso, nell’ambito del quale possono avvenire non di rado errori di valutazione. Il test Alinity mTBI, sviluppato da Abbott, può quindi essere di grande aiuto per i medici e i pazienti. «La novità principale è l’introduzione nella diagnostica di marcatori biochimici che possono essere misurati facilmente nel plasma», dice Giuseppe Banfi, Direttore scientifico dell’IRCCS Galeazzi.

L’obiettivo è quello di ridurre tempi e costi della diagnosi

«Sono due marcatori che sono prodotti e rilasciati da due tipi di cellule del sistema nervoso: uno dai neuroni, l’altro dalle cellule gliali. E questi marcatori finora hanno dimostrato un’ottima prestazione potendo quindi essere utilizzati quantomeno per il cosiddetto valore predittivo negativo. Cioè, se sono negativi, si può escludere il trauma cranico lieve», aggiunge. L’altro grande vantaggio deriva dall’anticipazione della diagnosi, che riduce così tempi e costi.

Il test evidenzia possibili danni di un trauma cranico

Il nuovo test, entro certi limiti, può consentire anche evitare di dover ricorrere alla TAC. «I biomarcatori – spiega Banfi – permettono di avere una finestra diagnostica ampia: il primo marcatore, quello proveniente dai neuroni, aumenta immediatamente, a un’ora dal danno, l’altro marcatore aumenta per dodici ore. Sono molto utili anche per danni pregressi che non hanno seguito l’iter classico di valutazione in un centro o in un pronto soccorso. Ma, in presenza di una sintomatologia, possono evidenziare se ci sia stato un danno».

Ogni anno nel mondo 69 milioni di persone subiscono un trauma cranico

Un nuovo strumento diagnostico, più semplice, per il trauma cranico è intuibile fosse necessario vista l’enorme frequenza con cui si presenta questa patologia. Infatti, si stima che ogni anno, nel mondo, ci siano 69 milioni di persone che subiscono un trauma cranico. Rappresenta quindi il disturbo neurologico più frequente: gli effetti delle lesioni cerebrali traumatiche possono durare da pochi giorni dopo l’infortunio ad anni, con una sintomatologia che può finanche impattare significativamente sulla qualità di vita. Per fortuna l’incidenza è diminuita negli anni. “Fino a 10 anni fa – dice Andrea Fabbri, responsabile Medicina d’Urgenza dell’Azienda USL di Forlì e responsabile del Centro studi di SIMEU – eravamo nell’ordine di 15 casi ogni mille abitanti, oggi siamo scesi a 5. Vuol dire che i veicoli sono più sicuri, funzionano i dispositivi di protezione dagli incidenti stradali, come caschi, cinture, e si consuma meno alcol prima di mettersi alla guida».

Dall’amnesia al vomito, i sintomi del trauma cranico

«Il trauma cranico si manifesta con diversi sintomi: stato confusionale, amnesia, vomito non preceduto da nausea», riferisce Mario Guarino, direttore Summer School SIMEU e responsabile U.O. Medicina e Chirurgia d’Accettazione e d’Urgenza CTO Azienda dei Colli di Napoli. «La classificazione si effettua con una valutazione clinica del livello di coscienza che prende in considerazione tre parametri: l’apertura degli occhi e le risposte verbali e motorie», aggiunge. Ma non sempre i sintomi sono così evidenti. «In caso di paziente asintomatico può essere indicato prolungare l’osservazione clinica ed avviare un percorso che può comprendere un esame radiologico, per lo più la TAC cerebrale ed eventualmente un prelievo di sangue», dice Vincenzo Menditto, medico specialista dell’Azienda ospedaliera Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona.

La gestione appropriata del trauma cranico mira a prevenire esiti gravi

«L’appropriata gestione di un paziente con trauma cranico – continua Menditto – mira ad evitare le possibili complicanze quali i sanguinamenti all’interno della scatola cranica che pongono il paziente a rischio di morte o di esiti invalidanti se non prontamente trattati. Le principali cause di trauma cranico sono le cadute accidentali, le cadute a seguito di improvvisa perdita di coscienza (anche d’età sincope) e gli incidenti stradali o i traumi conseguiti durante attività sportiva».

Gli anziani e i malati epatici sono i soggetti più a rischio

«Le categorie più a rischio – spiega il dottor Alessio Bertini, responsabile del Pronto Soccorso dell’Ospedale Maggiore Carlo Alberto Pizzardi di Bologna – sono ovviamente gli anziani, quelli affetti da patologie epatiche e i pazienti che prendono farmaci coagulanti e antiaggreganti perché possono favorire il sanguinamento. Il pericolo si genera quando, in conseguenza del trauma cranico, si forma del sangue all’interno della scatola cranica». La diagnosi deve essere tempestiva: «Bisogna capirlo subito – continua Bertini – perché il mancato riconoscimento può avere conseguenze molto gravi. È importante riconoscere i segni del peggioramento e capire, in pronto soccorso, quali pazienti necessitano di una Tac o no». In questo contesto il nuovo test sul sangue potrebbe rivoluzionare la pratica clinica.

 

Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato

Articoli correlati
Anziani e salute, Iss: “Uno su quattro rinuncia alle cure”
L'Iss: "La rinuncia alle cure è risultata più frequente fra le persone socialmente più svantaggiate o per bassa istruzione e fra i residenti nelle regioni del Centro e Sud d’Italia"
di I.F.
Scoperta la causa dell’amnesia dopo un trauma cranico, ora i ricercatori sanno come curarla
L'amnesia che si verifica nelle persone che subiscono ripetuti traumi alla testa, come ad esempio gli atleti, è una condizione che potrebbe potenzialmente essere invertita. Almeno questo è quanto ha dimostrato un gruppo di ricercatori del Georgetown University Medical Center, in collaborazione con il Trinity College di Dublino, Irlanda, in uno studio sui topi. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Journal of Neuroscience
Anziani più a rischio cadute per la maggior lentezza di movimento delle braccia
Gli anziani hanno un rischio maggiore di cadere e farsi male perché le loro braccia sono più lente a rispondere quando scivolano. I movimenti delle braccia infatti sono fondamentali per ritrovare l'equilibrio ed evitare le cadute. A scoprirlo è stato un gruppo di ricercatori dell'Università dell'Arizona in uno studio pubblicato sul server di pre-stampa bioRxiv
Vivere con un cane o un gatto rallenta il declino cognitivo
Uno studio dell’Università del Maryland, pubblicato sulla rivista Scientific Reports, ha rivelato che la convivenza con un animale domestico può rallentare il tasso di declino cognitivo man mano che si invecchia, soprattutto se si porta a spasso il cane
Infarto: per gli anziani è efficace lo stesso trattamento dei giovani
In caso di attacco cardiaco gli anziani dovrebbero ricevere lo stesso trattamento dei giovani. Lo dimostra uno studio coordinato da scienziati italiani e pubblicato sul The New England Journal of Medicine
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Salute

IMPACT FACTOR: AMILOIDOSI CARDIACA: diagnosi differenziale e gestione multidisciplinare

In questa puntata parliamo di una patologia complessa, caratterizzata dall’accumulo anomalo di proteine amiloidi nel cuore, che porta a un progressivo deterioramento della funzionalità ca...
Prevenzione

Influenza, Lopalco (epidemiologo): “Picco atteso tra la fine di dicembre e l’inizio del nuovo anno. Vaccinarsi subito”

L'epidemiologo a Sanità Informazione: "Vaccinarsi contro influenza e Covid-19 nella stessa seduta: non ci sono controindicazioni, solo vantaggi"
Advocacy e Associazioni

Percorso Regolatorio farmaci Aifa: i pazienti devono partecipare ai processi decisionali. Presentato il progetto InPags

Attraverso il progetto InPags, coordinato da Rarelab, discussi 5 dei possibili punti da sviluppare per definire criteri e modalità. Obiettivo colmare il gap tra Italia e altri Paesi europei in ...
Advocacy e Associazioni

Disability Card: “Una nuova frontiera europea per i diritti delle persone con disabilità”. A che punto siamo

La Disability Card e l'European Parking Card sono strumenti che mirano a facilitare l'accesso ai servizi e a uniformare i diritti in tutta Europa. L'intervista all'avvocato Giovanni Paolo Sperti, seg...