Contributi e Opinioni 25 Luglio 2022 16:53

Fine vita, Commissione Sanità Puglia approva proposta di legge regionale. Amati (Pd): «Siamo i primi in Italia, ora subito in Aula»

«Spero che le altre regioni seguano l’esempio italiano e mi attendo un immediato esame in Consiglio regionale, anche rinviando di qualche giorno le ferie» sottolinea il consigliere regionale dem Fabiano Amati

«La Commissione sanità della Puglia ha approvato la proposta di legge regionale sul fine vita, introducendo norme coerenti con la sentenza della Corte costituzionale 242 del 2019. È un’iniziativa con valore rilevante, perché copre l’inerzia del Parlamento, scuote dall’indifferenza nei confronti della sofferenza irrimediabile e indirizza tutte le regioni italiane verso questa soluzione. Spero che le altre regioni seguano l’esempio italiano e mi attendo un immediato esame in Consiglio regionale, anche rinviando di qualche giorno le ferie». Lo dichiara il Consigliere regionale pugliese del Partito Democratico Fabiano Amati.

«A parte l’astensione senza motivazione dei Cinquestelle, mi spiace solo il voto contrario di Fratelli d’Italia e di due colleghi del mio stesso partito – continua Amati -. Spero che nelle prossime ore possano rimeditare, gli uni per dimostrare davvero l’ambizione di proporsi come partito di governo e gli altri per accordarsi meglio con un partito, il nostro, incentrato sul dovere di garantire diritti, senza avere la pretesa di regolare la libertà degli altri sulla base di ciò che essi deciderebbero per se stessi. In ogni caso, l’approvazione della proposta di legge sancisce l’osservanza nei confronti della sentenza della Corte costituzionale, ritenuta dal Ministero della Salute auto-applicativa e fonte di obblighi esecutivi a carico delle regioni, per cui non si capisce in che senso l’iniziativa potrebbe risultare affetta da incostituzionalità, così come riferito da alcune personalità sentite in Commissione».

«Nel merito, la sottrazione da parte della Corte costituzionale dall’alveo della penale responsabilità della condotta di assistenza alla morte, in presenza di determinate condizioni e fatto salvo il diritto di obiezione di coscienza, fa scaturire – anche in termini di rispetto della dignità della persona umana – il dovere delle strutture sanitarie e del personale sanitario di prestare tutta la più adeguata assistenza per conseguire uno scopo, la morte, fonte di minore afflizione e sofferenza rispetto ad ogni cura e senza aver rinunciato prematuramente alle cure palliative. Così posta la questione e riaffermando la competenza concorrente delle regioni in materia di tutela della salute, emerge dunque l’obbligo per le strutture sanitarie italiane, la cui gestione avviene com’è noto a livello regionale, di fornire il livello di assistenza riveniente dall’applicazione di norme statali, così come derivate da un giudizio di costituzionalità con cui è stata ampliata la sfera di non punibilità della condotta di assistenza al suicidio e perciò aggiungendo una nuova prestazione assistenziale a carico del servizio sanitario nazionale».

«La sentenza additiva di prestazione della Corte costituzionale risulta peraltro bilanciata anche con riferimento all’articolo 81 della Costituzione, poiché la nuova prestazione è abbondantemente coperta dai livelli essenziali di assistenza sia nella prospettiva delle cure comunque necessarie previste per i malati terminali e cronici, sia per la sua assimilabilità sotto il profilo meramente finanziario alle cure palliative» conclude.

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