Il medico e deputato M5S ha presentato una proposta per la predisposizione di un Piano volto al potenziamento degli aspetti comunicativi della relazione del professionista sanitario con il paziente e con i componenti dell’equipe sanitaria. Previsti incentivi anche nella formazione ECM
Una proposta di legge per disciplinare in maniera più completa il tempo della comunicazione tra medico e paziente, potenziando sia nell’ambito del sistema salute sia nella formazione del personale sanitario gli aspetti comunicativi della relazione del professionista sanitario con il paziente e con i componenti dell’equipe sanitaria. L’ha presentata, prima dello scioglimento delle Camere, il medico e deputato del MoVimento 5 stelle Nicola Provenza e sicuramente sarà una base di partenza per la prossima legislatura.
«La proposta – spiega Provenza a Sanità Informazione – prevede che ci sia una grande attenzione, sia sul piano formativo universitario ma anche a livello aziendale, che i giovani medici così come tutti i professionisti della salute possano avere una serie di elementi importanti per affinare la propria capacità comunicativa non solo nei confronti del paziente ma anche all’interno di una équipe multidisciplinare».
Non si tratta di una questione di poco conto. Diversi studi scientifici o programmi di ricerca hanno dimostrato che un certo tipo di comunicazione, sensibile al vissuto del paziente, è determinante nel percorso terapeutico, per l’aderenza dei trattamenti proposti e in termini di esiti positivi della cura.
Tuttavia, la necessità di un bagaglio formativo sulla corretta comunicazione con i pazienti, non trova risposta nell’attuale ordinamento di studi. Nella proposta di legge si propone la predisposizione di un Piano volto al potenziamento degli aspetti comunicativi della relazione del professionista sanitario con il paziente e con i componenti dell’equipe sanitaria, mediante divulgazione e promozione di pratiche sanitarie che tengano conto dell’importanza della comunicazione tra i professionisti sanitari e i pazienti nella prevenzione, nella diagnosi e sul buon esito della cura nonché per garantire la qualità e l’appropriatezza delle prestazioni erogate dal Servizio sanitario nazionale.
Tra le richieste quella di creare idonei percorsi didattici «da inserire tra le attività formative di base e caratterizzanti dei corsi di laurea in medicina, delle professioni sanitarie, nonché delle professioni socio-sanitarie, che siano inclusivi degli elementi filosofici, epistemologici, metodologici, sociologici e pedagogici e siano qualificanti del sistema di relazioni della professione sanitaria di riferimento, prevedendo anche il coinvolgimento dei settori scientifico-disciplinari della scienza dell’educazione e della formazione primaria». Ma anche specifici incentivi, nell’ambito dell’educazione continua in medicina (ECM), volti a favorire l’aggiornamento permanente dei professionisti sanitari sugli aspetti comunicativo-relazionali nell’esercizio della professione sanitaria di riferimento e percorsi formativi aziendali, predisposti in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) da diffondere sull’intero territorio nazionale.
«Adesso – spiega ancora Provenza – con un riequilibrio del rapporto tra ospedale e territorio, avrà ancora più importanza questo tipo di relazione. L’aspetto relazione lo considero sempre molto centrale e anche in dibattiti recenti è emerso che il tempo burocratico occupa il 50% del consulto medico. Mi sembra inaccettabile. Dobbiamo andare verso una medicina non solo narrativa ma anche di grande ascolto e con professionisti che abbiano grande capacità di relazionarsi. Non è solamente un tema etico, ma di recupero di appropriatezza che parte da un punto di vista clinico e poi si trasferisce su altri livelli di appropriatezza che sono sicuramente quello organizzativo-gestionale ma anche l’appropriatezza nell’ambito di cura che è ancora più importante».
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