Questa estate sembra essersi verificato un aumento delle infezioni. Nel Regno Unito ipotizzano un legame con le restrizioni anti-Covid. Per Cricelli (Simg) ad essere determinante è il troppo caldo
A leggere le molte lamentele condivise sui social si ha come l’impressione che in questa estate ci si è più ammalati che d’inverno. Nonostante il caldo, prima il raffreddore, poi l’influenza gastrointestinale, l’impetigine, la congiuntivite… Le vacanze di molti connazionali sono andate a monte a causa di questi fastidiosi contrattempi. Nel Regno Unito ambulatori e ospedali hanno riferito di aver registrato, in questa stagione, livelli maggiori di pazienti con raffreddori e disturbi intestinali. Molto più di quanto registrato in inverno. Nel nostro paese la sensazione è più o meno la stessa. Ma i dati sembrano non essere d’accordo. «Non abbiamo registrato particolari picchi di infezioni», dice Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale (Simg). «Probabilmente un numero maggiore di infezioni alla pelle e gastrointestinali le abbiamo rilevate a inizio estate, ma nulla di allarmante», aggiunge.
Nel Regno Unito, invece, sembrano più preoccupati. Gli esperti ritengono che questo picco anomalo di malattie in estate sia dovuto in qualche modo all’emergenza Covid. Più precisamente ai forti limiti alla socializzazione imposti negli ultimi tre anni. Sono infatti convinti che non ci siano più virus o non ci siano virus più forti in circolazione rispetto al normale, ma solo che ci sono più persone che si stanno ammalando. Secondo questa teoria, mentre le limitazioni per il Covid hanno ridotto il rischio di entrare in contatto con il virus Sars-CoV-2, hanno anche ridotto le probabilità di contrarre malattie stagionali normalmente lievi.
Paul Hunter, un esperto di malattie infettive presso l’Università dell’East Anglia, spiega che il sistema immunitario deve combattere regolarmente gli agenti patogeni per rimanere forte. E poiché l’immunità è così di breve durata, anche passare alcuni mesi senza molti contatti può rendere le persone vulnerabili a infezioni normalmente innocue. «In generale, la gravità delle reinfezioni è inferiore quando tali reinfezioni sono più vicine tra loro rispetto a quando sono a distanza di anni», dice. Secondo quindi l’ipotesi dei medici britannici, lo scarso contatto con i virus rende il sistema immunitario meno in grado di proteggersi dalle infezioni.
Non concorda con questa tesi Cricelli, più propenso a ritenere il caldo come principale responsabile delle infezioni no Covid in estate. «L’eccezionale caldo di questa estate potrebbe molto probabilmente aver portato a un aumento delle infezioni alla pelle e gastrointestinali, malattie che solitamente aumentano con il caldo», spiega il presidente della Simg. «Il clima caldo-umido favorisce infatti la diffusioni di queste infezioni, specialmente nei soggetti più fragili, come i bambini e gli anziani. Non a caso – continua – ogni estate il ministero della Salute registra un eccesso di mortalità che può essere più o meno alta in base alla frequenza e intensità delle ondate di calore». Più che le misure anti-Covid, Cricelli è convinto che sia quindi il caldo il principale responsabile delle «infezioni estive».
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