In occasione dei test di ammissione per le facoltà di Medicina e Odontoiatria e delle altre Professioni sanitarie la dottoressa Virginia Romano ha realizzato con Consulcesi un “quiz della personalità” per aiutare i giovani desiderosi di indossare il camice bianco a capire (meglio) sé stessi e gli altri
Autoconsapevolezza e capacità d’osservazione. Sono queste le soft skills, o competenze trasversali, più importanti per i professionisti della salute (e aspiranti tali) per poter svolgere al meglio il proprio lavoro.
A dirlo è la dottoressa Virginia Romano, ricercatrice in sociologia e formatrice sui temi della corretta comunicazione e dell’analisi transazionale. In occasione dei test di ammissione per le facoltà di Medicina e Odontoiatria e delle altre Professioni sanitarie in programma a partire dal 6 settembre ha realizzato con Consulcesi un “quiz della personalità” per aiutare i giovani desiderosi di indossare il camice bianco a capire (meglio) sé stessi e gli altri, per essere in grado di porsi nel modo più proficuo possibile nell’interazione, evitando di inserire nella comunicazione interpersonale elementi d’attrito.
“In particolare, nella relazione medico-paziente è fondamentale saper “leggere” lo stato d’animo e le inclinazioni caratteriali predominanti di chi si ha di fronte per poter comunicare con questi in modo efficiente e quindi creare insieme il miglior percorso di cura possibile”, spiega la dottoressa che nel breve test messo a punto fornisce una sorta di “bussola del comportamento” attraverso cui orientarsi per comprendere meglio la propria personalità, inclinazioni, punti di forza e debolezza, che di conseguenza permetteranno di migliorare la capacità di capire gli altri.
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Composto da solo poche domande che richiedono di prestare attenzione a diversi elementi comportamentali, il test andrà a mettere in evidenza una delle 4 categorie colore (rosso, giallo, blu e verde) a cui corrisponderanno diverse energie dominanti.
Ma la conoscenza di sé, delle proprie inclinazioni così come dei punti di debolezza risulta fondamentale ancor prima di diventare medici perché “ci aiuta ogni volta che attraversiamo un fallimento, una battuta d’arresto, una crisi, quando ci troviamo di fronte un ostacolo o quando ci troviamo di fronte ad una scelta importante come può essere quella del percorso universitario – aggiunge la sociologa – solo cosi possiamo scegliere la professione, la specializzazione e il ruolo che più si addice alla nostra personalità”.
“Migliaia di studenti saranno impegnati in una delle prove più stressanti e importanti della loro vita. Alcuni saranno più consapevoli di altri circa le proprie risorse interiori. Noi di Consulcesi, che da oltre 20 anni siamo al fianco dei professionisti della salute con corsi di formazione ECM e assistenza legale, non possiamo non supportare anche le future generazioni di medici e professionisti”, commenta Massimo Tortorella, Fondatore e Presidente Consulcesi che, oltre al quiz, anche quest’anno ha realizzato diversi contenuti per sostenere i giovani studenti nella preparazione ai test a numero chiuso: dal breve corso online su “per arrivare preparati e in forma” alla prova al “manuale di sopravvivenza al Test di Medicina 2022”, entrambi disponibili gratuitamente.
“Nonostante studi consolidati sul peso dei segnali non verbali nella comunicazione di informazioni, questi sono ancora troppo spesso sottovalutati, ignorati e trascurati andando così a generare una cattiva comunicazione, causa della maggior parte dei problemi che si riscontrano nell’ambito lavorativo e in particolare in quello sanitario”, aggiunge la dottoressa Romano.
Sono infatti numerose le ricerche che mostrano come le risposte relazionali in ambito medico sono spesso percepite dai pazienti come inadeguate perché frettolose, incomprensibili, generiche o perché date in ambienti poco adatti e con poco “tatto”. “Sebbene siamo tutti consapevoli delle gravi mancanze che affliggono ormai da troppo tempo il nostro Servizio Sanitario Nazionale, che vede il personale lavorare extra per cercare di sopperire alla carenza di staff impedendo a questi di dedicare il giusto tempo ad ogni paziente, è necessario lavorare per valorizzare il tempo di cura, che significa anche dedicare attenzione e tempo alla comunicazione”, conclude Tortorella.
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