Fnopi: «Non è con la quantità delle lauree che si risolve la carenza di infermieri, ma con la qualità dei professionisti»
Non basta soltanto aumentare i posti a bando. Per superare la grave carenza di infermieri servono specializzazioni. Lo ha sottolineato la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi). Nel decreto definitivo per i posti a bando per la laurea in infermieristica 2022-2023 ci sono 1.383 posti in più. Con l’aumento (+7,7% sui posti di luglio, il +11,4% rispetto al 2021) per la prima volta si supera il muro dei 19mila posti: 19.375. «Bene la crescita di posti (saliti negli ultimi cinque anni – dal 2018 – di oltre il 30%), ma la soluzione non può fermarsi qui», sottolinea Fnopi.
«Non è con la quantità delle lauree che si risolve la carenza, ma con la qualità dei professionisti, che si può raggiungere solo con un cambio di passo nella formazione universitaria», evidenzia Fnopi. Quello che propone la federazione è l’introduzione delle specializzazioni universitarie che consentiranno di avere infermieri specialisti in grado di gestire una filiera di operatori intermedi, che gli infermieri possano coordinare e che facciano capo a loro e con un reale investimento sulla qualità formativa.
Ad oggi i dati preliminari rispetto alle domande di iscrizione ai test di selezione riportano 25.380 domande. Nello specifico, rispetto alle aree geografiche, appare che la riduzione maggiore si ha al Nord dove l’età media è più elevata (-13,3% nel 2022 rispetto al 2021 e -3,9% sempre nel 2022 ma rispetto al 2020), seguito dal Centro (-12,2% nel 2022 sul 2021, ma +0,5% nel 2022 rispetto al 2019) e poi dal più «giovane» Sud (-3,1% nel 2022 rispetto al 2021 e +11,8% nel 2022 sul 2021).
«Nonostante, quasi il 6% dei nuovi diplomati alla maturità scelga la laurea in infermieristica, è chiaro che tali numeri, anche con lo sforzo degli ultimi anni che ha portato all’aumento del 30% dei posti, non permettano di dare una risposta efficace alla carenza infermieristica vedendo un numero di laureati a 3 anni di circa il 75% degli immatricolati», dice la Fnopi.
Per la federazione i problemi da affrontare sono tre: rispetto alla demografia, il calo di giovani che porterà inevitabilmente a una riduzione dei possibili candidati futuri; la necessità che l’attrattività della professione non sia legata a fattori socio-economici ma a sbocchi di carriera e professionali costanti; l’aumento del costo della vita, che rende le scelte dei giovani più «stanziali» nel senso che la volontà è di iscriversi alla facoltà, ma che sia nella Regione di residenza e possibilmente più vicina possibile al proprio domicilio per limitare le spese rispetto ai costi di studi fuori Regione, penalizzando le Regioni più «anziane».
Le richieste della Fnopi sono: un incremento della base contrattuale e il riconoscimento economico dell’esclusività delle professioni infermieristiche; il riconoscimento delle competenze specialistiche; l’evoluzione del percorso formativo universitario, appunto, con le specializzazioni. «È necessario che la ‘questione infermieristica’ venga affrontata nella sua totalità a partire dalla magistrale che – spiega la Fnopi – deve essere disciplinare (modificando l’attuale normativa), permettendo agli infermieri, sia dal punto vista manageriale che, soprattutto, clinico, di veder riconosciute e valorizzate diverse possibilità di inquadramento e carriera”.
«In sintesi si devono prevedere le specializzazioni, lo sviluppo della laurea magistrale per consentire anche l’accesso più agevole all’area del ‘personale di elevata qualificazione‘ previsto dal nuovo contratto e la riorganizzazione delle docenze infermieristiche, dei tirocini e dei tutoraggi perché si sviluppino in modo conforme alle norme di legge, spesso disattese, rendendoli insufficienti alla qualità dell’apprendimento, nonché un reale investimento delle Regioni», dice la Fnopi. «Senza qualità dell’assistenza, la quantità di operatori non risolve i problemi dei cittadini e del SSN, Gli infermieri – conclude la federazione – sono i garanti dell’assistenza: senza infermieri – qualificati – non c’è salute».
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