La presidente della commissione Sanità Annamaria Parente, candidata al Senato per Azione/Italia Viva, sottolinea: «La riforma della sanità territoriale sarà cruciale per far lavorare meglio i professionisti ospedalieri. Oggi affolliamo gli ospedali solo perché non funziona il territorio»
Da presidente della commissione Sanità ha lavorato a lungo sul tema della riforma della sanità territoriale, un lavoro bruscamente interrotto dalla crisi di governo e dalla fine della Legislatura. Ma Annamaria Parente, candidata per Azione/Italia Viva nei collegi proporzionali Lazio 2 e Sicilia 2, continua a parlare di sanità anche in campagna elettorale e al nostro giornale rilancia l’idea di aderire al MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) sanitario, risorse messe a disposizione dall’Europa con cui finanziare le spese, dirette o indirette, di carattere sanitario riconducibili all’epidemia da Covid-19.
«Sono tante risorse che potrebbero essere impiegate per la crisi energetica che colpisce anche la sanità. È irresponsabile non usare questi 37 miliardi» ribadisce la senatrice. Che poi rilancia la ricetta per ringiovanire la classe medica: «Gli specializzandi al terzo anno devono poter fare i concorsi».
«Dobbiamo ripartire dalla condizione dei medici. Dovremmo riformare per esempio l’accesso alla specializzazione e la tipologia di contratto, passare dalle borse di studio al contratto di formazione, avere la possibilità di fare il concorso al terzo anno di specializzazione così si arriva prima a fare i dirigenti medici. Non dimentichiamo che abbiamo la classe medica molto avanti negli anni. Dobbiamo aver cura della loro professione, del loro sviluppo di carriera. Quando si vince un concorso devono passare cinque anni prima di diventare dirigenti, abbreviare a partire dalla specializzazione. Poi dobbiamo cercare di capire dove c’è carenza di personale e aumentare le possibilità di assunzione. Per far lavorare bene i medici nel Servizio sanitario negli ospedali dobbiamo sistemare la sanità territoriale: affolliamo gli ospedali solo perché non funziona il territorio. Dobbiamo creare un sistema sanitario che parta da casa, territorio e ospedale e viceversa perché quando si dimette un paziente dall’ospedale poi va preso in cura dal territorio».
«Noi come Terzo Polo abbiamo fatto una proposta precisa: bisogna accedere al MES sanitario, ci sono 37 miliardi a disposizione. Purtroppo, alcune forze politiche non hanno voluto accedere a questa misura europea messa a disposizione quando è scoppiata la pandemia. Dobbiamo attingervi: sono tante risorse che potrebbero essere impiegate per la crisi energetica che colpisce anche la sanità. È irresponsabile non usare questi 37 miliardi. Nel PNRR abbiamo 19 miliardi per la sanità che per fare tutto quello che chiedono i medici non bastano».
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato