Il Generale Piervalerio Manfroni: «Gli standard di sicurezza delle Forze Armate un modello da seguire anche in sanità»
Tra i relatori della Tavola rotonda “La lezione di E-bola” anche il Generale Ispettore Piervalerio Manfroni, capo del Servizio Sanitario dell’Aeronautica Militare.
L’Aeronautica Militare è stata protagonista del trasporto in biocontenimento di Fabrizio Pulvirenti – il medico di Emergency infettatosi lo scorso novembre in Sierra Leone e poi guarito allo Spallanzani – secondo procedure di altissima sicurezza. Manfroni è intervenuto proprio per illustrare quanto sia importante, per il personale medico e militare, la formazione e l’informazione, che si tratti di Ebola o di altre pandemie.
«Sono problematiche alle quale non si può pensare di approcciarsi senza una preparazione adeguata nei minimi dettagli. E, nonostante questo, ogni volta ci si trova davanti qualcosa che era sfuggito, o qualcosa da perfezionare. E’ questo il sistema cui ci atteniamo nella nostra Forza Armata, e solo attraverso la prevenzione possiamo stimare di poter contenere al massimo l’incidentalità. Questi risultati, applicando gli stessi standard, riusciamo ad ottenerli anche nell’ambito sanitario. E’ risaputo, infatti, che l’ottimizzazione della sicurezza all’interno delle sale operatorie è stata ottenuta adoperando i criteri di sicurezza delle Aeronautiche militari di tutto il mondo».
Le Forze Armate hanno già dimostrato di essere coordinate ed inserite in contesti internazionali. Il dato emerso oggi, delle “lezioni” impartite dall’emergenza Ebola, è che è invece la formazione del personale medico a necessitare di uno sforzo ulteriore a livello di coordinamento internazionale, per implementarlo.
«Sarebbe certamente necessario, ma è anche un meccanismo complesso da diffondere a livello globale. Intanto è fondamentale che i colleghi dei pronto soccorso di tutti gli ospedali abbiano delle conoscenze base su come comportarsi per far fronte ai casi sospetti . Non a caso adesso estenderemo quelle conoscenze ed esperienze messe a punto anche con colleghi di ospedali nazionali ed internazionali che ci hanno chiesto di collaborare con loro. L’abbiamo già fatto con colleghi di altre aviazioni militari di Paesi occidentali, siamo pronti a farlo anche con colleghi di Paesi africani. Con le risorse che abbiamo cercheremo di rispondere al meglio a tutte le richieste che ci sono state poste».