Salute, benessere e prevenzione
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Il professor Leonardo Calò a Sanità Informazione: «La miglior cura per la demenza è fare sport, anche camminare. Fare attività fisica a contatto con la natura e osservando il mondo circostante è la miglior cura per avere dai 6 agli 8 anni in più di vita»
Lo sport fa bene e non solo al cuore. In occasione del congresso PLACE che si è svolto di recente a Roma, il professor Leonardo Calò, Direttore UOC Cardiologia Policlinico Casilino e responsabile scientifico del corso FAD “Scompenso cardiaco: diagnosi e trattamento” del provider ECM Sanitàin-formazione, descrive i benefici dell’attività fisica, soprattutto all’aria aperta.
«Lo sport – spiega – apre e allarga i contesti neuronali. Se una persona di 70-80 anni cammina riduce le possibilità di sviluppare demenza. La miglior cura per la demenza è camminare e questo spesso non viene detto. Il motivo è semplice: ti porta, necessariamente, a osservare le persone che incontri, alle cose che vedi, alla natura, a tanti aspetti».
«Il cervello – prosegue – è fatto di neuroni che hanno tutta una serie di collegamenti che sono fortemente potenziati dalla vita, dalle emozioni e non da un mondo virtuale digitale. Se tu vivi crei contesti, collegamenti, network neuronali. Il camminare, il passeggiare velocemente, il fare attività fisica osservando il mondo circostante è la miglior cura per avere da 6 a 8 anni in più di vita».
Quello di cui parla il professore è molto diverso dalla palestra, dai tapis roulant «con la gente che ti urla sopra. Lo sport è: piacere, relax, rilascio di endorfine». E ognuno deve seguire le proprie passioni, ciò che più gli piace: andare in bicicletta, giocare a calcio, nuotare.
Ma anche andare al parco, in un prato o nel bosco, camminare nella natura è tutta salute. «Le piante comunicano con noi rilasciando delle resine che sono ferormoni che noi respiriamo, sostanze che ci allungano la vita. Se osserviamo il verde e l’azzurro, la pressione sanguigna scende. La sensazione di benessere che ci trasmette contemplare i colori del mare e della natura è tutt’altra cosa della luce artificiale. Siamo affetti dalla sindrome degli edifici malati – azzarda – viviamo sempre in contesti fortemente distruttivi. Prodotti chimici, polveri, sostanze nocive provocate dai pc, tablet, smartphone».
«Dobbiamo riappropriarci del nostro destino – aggiunge il professore – cercando di vivere quanto più possibile all’aria aperta. Magari lontano dalla città, coltivando un piccolo orto. Si abbassano i livelli di ansia e stress, nella vita bisogna fare le cose che ci fanno stare bene. Recuperare e dedicare un’ora di tempo per sé stessi facendo cose che ci piacciono al giorno allunga la vita aiuta il cuore, la testa, contrasta i tumori. Aiuta anche nelle relazioni interpersonali: una delle principali difficoltà che noi abbiamo è essere talmente sotto pressione da non aver tempo da trascorrere con gli altri. Un dramma per la salute: nevrosi, aritmie, palpitazioni, infarti, disturbi psicologici. Noi abbiamo molto tempo, ma molto ne sprechiamo, diceva Seneca. È inclusivo nel concetto di salute avere tempo per sé stessi, è un fatto di scelte» conclude.
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