La FASTeR, Federazione delle Associazioni Scientifiche dei Tecnici di Radiologia, riunisce sette associazioni scientifiche di Tecnici di Radiologia ed è impegnata nel promuovere qualsiasi tipo di formazione che possa finalizzare la crescita della professione. Il Presidente: «La nostra professione attualmente non ha ancora dei colleghi con ruoli accademici incardinati nelle università, stiamo lavorando su questo».
L’unione fa la forza, anche e soprattutto nel mondo della sanità e dell’associazionismo scientifico. Ne è un esempio plastico la FASTeR, un’Associazione di secondo livello iscritta all’Elenco delle società scientifiche e delle associazioni tecnico-scientifiche delle professioni sanitarie istituito dal Ministero della Salute. Il suo scopo primario è la promozione e realizzazione di attività di ricerca tecnico-scientifica e tra i suoi soci ci sono anche diversi Ordini TSRM e PSTRP dal nord al sud del Paese. «FASTeR si sta adoperando affinché si possa crescere sempre di più in quelli che sono i percorsi di ricerca finalizzati alla crescita dei ruoli accademici» spiega a Sanità Informazione il Presidente Patrizia Cornacchione che ricorda come l’assenza di docenti di ruolo TSRM nelle università rappresenti una criticità: «Oggi abbiamo tre colleghi impegnati in dottorati di ricerca, stanno aprendo una strada che speriamo molti colleghi vorranno seguire».
«A seguito della legge Gelli si è reso necessario identificare un’associazione che potesse essere rappresentativa della professione dei TSRM. Per poter rispondere ai requisiti specifici della legge n.24 dell’8 marzo 2017, siamo riusciti a creare questa tipologia di associazione grazie all’unione all’interno della FASTeR di tutte le associazioni scientifiche dei Tecnici di radiologia nonché di alcuni Ordini che hanno riconosciuto l’importanza dell’attività scientifica e della professione. Grazie a questo abbiamo una rappresentatività significativa di oltre il 30% sul territorio nazionale e ciò ci consente di essere capillari. Attualmente la FASTeR rappresenta circa 19 mila tecnici di radiologia italiani, comunque un numero considerevole, e contiamo sempre di più di lavorare per la crescita degli iscritti e per creare quell’identificazione da parte dei singoli professionisti nella specificità degli obiettivi della federazione stessa».
«Tra gli obiettivi c’è quello di promuovere qualsiasi tipo di formazione che possa finalizzare la crescita della professione. Stiamo lavorando alla formazione specifica di aggiornamento professionale dei TSRM partendo dalla metodologia della ricerca fino ad arrivare a tematiche specifiche che focalizzano l’obiettivo della FASTeR».
«Stiamo cercando di incuriosire studenti e colleghi nell’idea che questo tipo di percorso esiste e si può fare anche per i Tecnici di radiologia. Attualmente abbiamo tre colleghi che stanno frequentando un dottorato di ricerca in Università italiane. Fino a qualche anno fa sembrava impossibile. Abbiamo anche un collega TSRM che sta proseguendo la carriera accademica ed ora è assegnista di ricerca Post-doc. Confidiamo che alla fine di questi percorsi si possano avere già dei colleghi che possano fare da apripista su questo fronte. Attualmente abbiamo la possibilità di insegnare nei corsi di laurea come docenti a contratto, ma non siamo di ruolo. Contribuiamo alla formazione con le docenze a contratto sia nelle lauree triennali che nelle magistrali».
«Sono sette associazioni rappresentative di diverse aree di competenza, tra cui AITRO, associazione scientifica dei TSRM che operano in ambito di radioterapia oncologica e fisica sanitaria, AITRI per quelli in radiologia interventistica, AITeRTC in Tomografia Computerizzata e radiologia convenzionale, AITeRS in radiologia senologica, AITASIT l’associazione rappresentativa degli amministratori di sistema, AITRS dell’area dei sonoghraphers e ASIMS che si occupa dell’imaging e management sanitario».
«Quando capita che i ragazzi approcciano a questo tipo di percorso pensano al tecnico di radiologia come il professionista che fa “semplicemente” – anche se così semplice non è – le radiografie, poi scoprono un mondo. A loro dico: siate curiosi di sapere quante cose potete fare con questa professione, non accontentatevi di quello che c’è in vetrina, perché in realtà c’è anche tanta cura per il paziente, come ad esempio i percorsi oncologici della radioterapia, dove oltre alla tecnologia, bisogna prestare attenzione anche all’umanizzazione delle cure. Oggigiorno la si può interpretare come una professione che interagisce in modo sinergico con tanti professionisti della salute contemporaneamente, finalizzando qualità e sicurezza per i percorsi diagnostici e terapeutici per i pazienti».
«Medici specialisti in radiodiagnostica, radioterapia e medicina nucleare, fisici medici, infermieri ma anche terapisti, psicologi e altre specializzazioni. In ognuna delle nostre branche specifiche di competenza ci sono diverse figure professionali con cui lavoriamo in sinergia. Ovvio che l’area radiologica medica è quella più rappresentativa perché sono quelli con cui ci interfacciamo direttamente. Penso che la collaborazione con le altre Associazioni e società scientifiche di riferimento delle altre professioni sia fondamentale per la crescita non solo di tutte le professioni di area radiologica, ma anche e soprattutto per consolidare la coesione dell’area stessa».
«Credo che il punto di partenza per ottenere ciò sia la collaborazione con tutte le professioni coinvolte nel percorso di diagnosi e terapia del paziente. Quello che noi ci auguriamo, infatti, è che si possano creare dei team interdisciplinari dove ognuno diventa un valore aggiunto per finalizzare l’obiettivo e migliorare costantemente i percorsi di cura dei pazienti, sempre nel rispetto delle proprie competenze. Mi immagino la salute del paziente come se fosse un’orchestra e ogni strumento rappresenta un professionista sanitario che concorre alla riuscita della sinfonia nel miglior modo possibile. Ciascuno imprescindibile, ciascuno essenziale».
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