Sanità 25 Ottobre 2022 11:22

Gli allarmi caduti nel vuoto e ora la Somalia rischia la più grande carestia della sua storia

In un recente report le Nazioni Unite prevedono che più di 300.000 persone in Somalia verranno colpite dalla carestia entro il mese di dicembre

di Stefano Piazza
Gli allarmi caduti nel vuoto e ora la Somalia rischia la più grande carestia della sua storia

Precipita la situazione in Somalia dove nei prossimi mesi la carestia potrebbe essere molto peggiore di quella del 2011. All’epoca morirono più di un quarto di milione di persone, metà delle quali bambini di età inferiore ai cinque anni. In un recente report le Nazioni Unite prevedono che più di 300.000 persone in Somalia verranno colpite dalla carestia entro il prossimo mese di dicembre. La Somalia, dove vivono almeno 16 milioni di persone, ha una ricca storia che risale a prima dell’Impero Romano. La Somalia moderna è stata tra le prime nazioni nel continente ad abbracciare l’Islam. La prima menzione dell’Islam nel paese è arrivata poco dopo la prima Hijra (migrazione) nella città portuale di Zeila, nel Somaliland. La città ospita Masjid al-Qiblatayn, la più antica moschea della Somalia, la terza più antica dell’Africa.

Più recentemente, il popolo della Somalia ha subito guerre civili, inondazioni, l’invasione delle locuste del deserto (l’ultima nel 2021), pandemie ed ora, la siccità estrema. Tutte crisi che hanno portato 7 milioni di persone a richiedere assistenza umanitaria (due milioni in più rispetto a tre mesi fa). Nonostante i livelli storici di siccità e fame, la società civile somala continua a trovare modi per sostenere le persone a rischio di fame, tuttavia, oggi è urgente scongiurare una nuova crisi umanitaria anche perché nel 2022 il rischio di carestia non dovrebbe esistere.

A tutto questo occorre ricordare i fenomeni terroristici legati agli al-Shabaab (i Giovani) dall’arabo Ḥizb al-Shabāb, ovvero Partito dei Giovani. Il gruppo terroristico si è creato a seguito della sconfitta dell’Unione delle Corti Islamiche (UCI) a opera del Governo Federale di Transizione (GFT) e dei suoi sostenitori, in primo luogo i militari dell’Etiopia, durante la guerra civile in Somalia. Gli al-Shabaab non sono altro che la costola somala di al-Qaeda e dal giugno 2012 il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha posto taglie su numerosi capi del gruppo. Questa formazione islamista è presente nelle regioni del sud della Somalia che controlla militarmente e mantiene vari campi di addestramento nei pressi di Chisimaio. Gli al-Shabaab si finanziano anche grazie alle attività di pirateria al largo delle coste della Somalia. Un fatto che ha spinto centinaia di pescatori somali ad abbandonare la loro attività.

Cos’è la carestia?

Esiste un sistema ben consolidato e riconosciuto a livello mondiale per classificare quanto siano vicine alla carestia le persone. Famine è il peggiore dei cinque livelli. Affinché in un’area possa essere dichiarata la carestia, devono esserci prove concrete di livelli molto elevati di malnutrizione infantile (oltre il 30%), livelli di mortalità molto elevati (ogni 10.000 persone, più di due persone muoiono ogni giorno), e livelli estremi di fame (più di una famiglia su cinque che rimane senza cibo). Come detto, nel 2022 nessuno dovrebbe soffrire per la mancanza di cibo, per non parlare della fame estrema visto che tutte le agenzie che monitorano i fenomeni alimentari sono concordi nel ritenere che il mondo sta producendo più cibo che mai. Per tornare al 2011 le agenzie di aiuto umanitario e le organizzazioni della società civile hanno promosso la Carta per porre fine alla fame estrema alle Nazioni Unite delineando chiaramente cinque passi da compiere per evitare la carestia. Da allora, è stato approvato dalle Nazioni Unite, dai leader mondiali e da dozzine di organizzazioni umanitarie.

Ma perché sta succedendo di nuovo?

Le ultime quattro stagioni delle piogge in Somalia non si sono concretizzate ed è molto probabile che anche la quinta sia inferiore a quanto necessario. I raccolti non possono crescere al massimo del loro potenziale, se non del tutto in alcune aree. Le mandrie di cammelli, capre e bovini dei pastori somali non hanno abbastanza vegetazione da mangiare né abbastanza acqua accessibile da bere e per questosono milioni i capi di bestiame già morti a causa dell’attuale siccità. Il cambiamento climatico è alla base di questa continua mancanza di precipitazioni. La Somalia è classificata al secondo posto dopo il Niger, come più vulnerabile agli impatti negativi dei cambiamenti climatici, che probabilmente faranno sì che la Somalia continuerà ad essere colpita da continue siccità. A proposito di questo le difficoltà estreme della siccità prolungata sono difficili da affrontare per chiunque ed in particolareper quei Paesi dove non esistono (o quasi) rei di sicurezza sociali che possano le persone durante i periodi difficili figuriamoci in Somalia dove oltretutto i prezzi dei generi alimentari sono più alti ora che durante la carestia del 2011.

La Somalia

Il paese è diviso in tre parti: la Somalia centro-meridionale, la regione autodichiaratasi indipendente del Somaliland e lo stato autonomo del Puntland a nord. I vari governi non sono in grado di raggiungere alcune parti del Paese né di fornire adeguate reti di sicurezza per i somali che affrontano le dure sfide del cambiamento climatico. Fatta questa doverosa premessa, i governi somali hanno tratto alcune lezioni da precedenti disastri. Nel 2021 è stato istituito il National Desert Locust Monitoring and Control Center, insieme al Drought Operations Coordination Center nel Puntland, che prevede la siccità e gli imminenti fenomeni estremi climatici. Questo centro e molti altri hanno avvertito i somali e il mondo della gravità della siccità prevista all’inizio del 2020. Hanno continuato a ripetere questi avvertimenti mentre la situazione peggiorava.

Allarmi caduti nel vuoto

Questi avvertimenti sono rimasti in gran parte inascoltati fino a poco tempo fa, tanto che il piano coordinato per rispondere alla crisi somala ha ricevuto solo 56 milioni di dollari nel marzo 2022, ma necessita di 1,5 miliardi di dollari per essere attuato correttamente.Inoltre anche se gli sforzi della comunità internazionale sono aumentati negli ultimi mesi, al il piano per fornire supporto salvavita mancano ancora 409 milioni di dollari.

Cosa fare?

Tra ottobre e dicembre, la siccità dovrebbe costringere 6,7 milioni di persone in tutta la Somalia ad «una grave insicurezza alimentare»: un termine tecnico che significa che le persone stanno per morire di fame. L’assistenza internazionale doveva essere fornita su vasta scala quando sono stati condivisi i primi avvertimenti e questo è stato chiaramente affermato nel 2011. Questo include il sostegno a iniziative preventive e di rafforzamento della resilienza, come la riabilitazione di punti d’acqua e la creazione di mini serre. Tali iniziative consentiranno ai somali di aiutare gli altri a prepararsi a tempi difficili e a superare i peggiori impatti del cambiamento climatico. E, cosa forse più importante, i paesi ricchi dovrebbero risarcire i somali per gli impatti catastrofici che il cambiamento climatico sta avendo sulle loro vite. Questa compensazione – nota come «finanziamento di perdite e danni negli ambienti delle Nazioni Unite» – sarà un argomento centrale al prossimo vertice internazionale sui cambiamenti climatici COP27, che si terrà a novembre in Egitto. Quando si parla di «perdite e danni» ci si riferisce ai «danni del cambiamento climatico che non possono essere prevenuti, mitigati o talvolta persino preparati». Pensiamo all’innalzamento del livello del mare che distrugge interi stili di vita, o ai disastri che si verificano così spesso, così gravemente, che persino le compagnie assicurative si rifiutano di assicurare le persone contro di loro. I somali producono una quantità minuscola, di emissioni di gas serra rispetto ai paesi ad alto reddito del mondo. Tuttavia, stanno subendo alcuni dei peggiori impatti del cambiamento climatico, come dimostra chiaramente l’attuale crisi della siccità e della fame. La COP27 dovrebbe portare i somali e i molti altri milioni in tutto il mondo colpiti duramente dai cambiamenti climatici, compensati finanziariamente dai paesi e dalle società più responsabili del cambiamento climatico.

 

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