Sportello Amianto Nazionale offre a cittadini e operatori economici uno strumento realizzato da Resgea, spinoff dell’università di Chieti. Protti (Presidente Sportello Amianto): «Grazie all’utilizzo di satelliti, immagini iperspettrali e algoritmi, possibile individuare la presenza di amianto in un metro quadrato di superficie»
Sono circa 1700 le morti all’anno per mesotelioma pleurico, malattia direttamente correlata all’esposizione all’amianto in Italia; mentre altre 3000 sono le vittime di malattie polmonari, riconducibili comunque alle polveri di asbesto. Un killer silenzioso che uccide in media 5000 persone all’anno solo nel nostro Paese. Numeri destinati a crescere e fare più paura. «Purtroppo, il pericolo amianto è ancora estremamente diffuso – ammette Fabrizio Protti, Presidente dello Sportello Amianto Nazionale – tanto più che, mentre in passato si imputava la responsabilità ad esposizioni lavorative e ad ammalarsi erano in prevalenza operai e i loro famigliari, oggi si parla di esposizioni ambientali. Termine generico per avvertire che il pericolo può nascondersi ovunque e tutti possiamo essere esposti». Difendersi dunque è la sfida del momento e per farlo occorre mettere in campo tutti gli strumenti possibili.
Un aiuto prezioso arriva dalla tecnologia ed è proprio all’innovazione che si affida Sportello Amianto Nazionale per colpire il bersaglio. Lo fa con www.visureamianto.it, un sito realizzato dallo Sportello in collaborazione con Resgea, spin off dell’Università di Chieti titolare di un metodo di osservazioni satellitari tra i più performanti ed apprezzati d’Europa: «Eccellenza italiana», puntualizza Protti; in grado di vedere la presenza dell’asbesto dall’analisi delle fotografie iper e multispettrali rilevate dai satelliti. «Questo sistema attraverso le immagini iper e multispettrali riesce ad individuare la presenza di amianto anche in un metro quadrato di superfice di copertura. Una innovazione assoluta che abbiamo cercato di far conoscere anche alla politica in occasione di due convegni alla Camera dei deputati nel 2018 e nel 2019. Purtroppo, senza successo, nonostante avessimo messo a disposizione la versione demo gratuita e chiesto di avviare un tavolo risolutivo».
Oggi la mappatura fatta dallo Stato in trent’anni di attività è ampiamente superata. «Quei dati sono incompleti e obsoleti – fa notare il Presidente dello Sportello Amianto –, noi abbiamo più volte fatto presente ai vari enti dello Stato, Ministero dell’Ambiente, della Salute, Invitalia che esiste un software in grado di fare la mappatura di tutta l’Italia con un intervento complessivo di quattro/cinque milioni di euro, mentre solo per la zona nord di Milano la tecnologia utilizzata dal pubblico e messa a disposizione del CNR è costata a Regione Lombardia 2 milioni e 800mila euro». L’opportunità offerta dallo spinoff dell’Università di Chieti non è stata accolta dalla politica, ma è diventata la costola dello Sportello Amianto Nazionale per una immediata valutazione di siti e infrastrutture ed è tutt’ora a disposizione del Pubblico, qualora ne facesse richiesta.
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«I fruitori del servizio possono essere privati cittadini, professionisti o operatori economici che vogliono sapere se una casa da acquistare o un investimento immobiliare necessitano di una bonifica; o ancora avvocati che hanno in corso una causa per malattia asbesto correlata – racconta Protti –. In quel caso nella homepage di Sportello Amianto Nazionale trovano la finestra “visureamianto” che li collega alla pagina di www.visureamianto.it dove, inserendo su una mappa l’indirizzo e il numero civico del sito da monitorare, si posiziona esattamente il puntatore sull’immagine satellitare, si paga con carta di credito e si ottiene in poco tempo la visura». Due le soluzioni possibili: una visura semplice dal costo di 100 euro che in pochi minuti risponde al quesito se ci sono tracce di amianto sulla superficie dell’immobile selezionato, oppure una visura storica che permette di conoscere tutte le attività di bonifica che sono state fatte nel sito negli ultimi 20 anni. «Quando si effettua una visura storica, i dati vengono inviati all’Università dove gli informatici li processano ed elaborano un parere in 24 ore con il report degli interventi fatti nel tempo. A quel punto il professionista e il privato hanno in mano uno strumento valido anche a livello giuridico da utilizzare ad esempio in sede processuale».
L’obiettivo dello Sportello Amianto Nazionale che oggi conta 1400 sedi sul territorio nazionale è di mettere il cittadino nella condizione di realizzare da solo la mappatura del sito di interesse. «La risposta per ora è debole – ammette Fabrizio Protti – purtroppo non c’è ancora una cultura dell’attenzione all’amianto da parte dei privati e degli operatori economici. Qualcosa era stato fatto dal Ministro Sergio Costa nel precedente governo con la proposta della “patente del fabbricato” che doveva riportare tutta una serie di informazioni dell’immobile, tra cui anche la presenza o meno di amianto. Quello che doveva diventare un documento essenziale per la compravendita degli immobili, però si è fermato, mentre proseguono gli incentivi del decreto Fer 1 e 2 per chi sceglie di installare impianti fotovoltaici e al contempo bonificare l’amianto presente sul tetto. In questo caso visureamianto può diventare strategico nella valutazione delle coperture».
Mentre lo Sportello Amianto Nazionale incentiva la cultura dell’attenzione all’amianto con la visura “fai da te”, accende anche i riflettori sul delicato tema dello smaltimento dei detriti edilizi: cemento, mattoni, piastrelle, ceramiche, ma anche scorie di terre e rocce da scavo. Ad allarmare il presidente è il decreto-legge firmato il 22 luglio dall’allora ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, e pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 27 settembre 2022 «Si tratta di una grande iniziativa per incentivare l’economia circolare, ma con un limite – sottolinea Protti – . Alcuni rifiuti, provenienti dalla demolizione edilizia, possono essere utilizzati come materia prima secondaria e quindi riutilizzati nel ciclo di produzione di un sottofondo di un manto stradale o di una ferrovia».
Un ordine di grandezza che si aggira intorno ai 70 milioni di tonnellate di rifiuti, di cui 60,6 milioni provenienti da circuiti degli speciali e 400 mila tonnellate dagli urbani per un valore che corrisponde a quasi la metà del totale annuo. «In questo decreto c’è una postilla secondo la quale all’interno di questi rifiuti impiegati in un secondo ciclo di vita, è tollerata la presenza di 100 milligrammi per chilo di amianto – riprende – , senza per altro stabilire chi, come e cosa dovrà controllare, e le relative responsabilità civili e penali». Un quesito destinato per il momento a restare senza soluzione anche se Protti non desiste. «Ho scritto alla Presidenza del Consiglio e ai Ministeri interessati – confida -. Per il momento non ho avuto risposte, ma non demordo anche perché nel caso dovessero emergere problemi di salute, chi sarà ritenuto responsabile?».
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