Guido Quici, presidente Cimo-Fesmed, esprime tutta la sua preoccupazione per il nostro Servizio sanitario nazionale a cui sono state destinate poche risorse. Critiche anche alla tendenza in aumento dei medici gettonisti
Troppo pochi e troppo tardi. Le risorse previste dalla Manovra per la sanità nel 2024 sono «il niente del niente». Appare deluso Guido Quici, presidente Cimo-Fesmed, che il Governo abbia deciso di sostenere così poco la sanità pubblica, destinandole 2 miliardi di euro, la maggior parte dei quali andrà a coprire i costi energetici. «A conti fatti solo 600 milioni saranno destinati alla sanità», specifica ai microfoni di Sanità Informazione, a margine del 17esimo Forum Risk Management che si è tenuto ad Arezzo. «Questo è molto preoccupante visto che la Nadef (la Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza) ha determinato un rapporto spesa-Pil che scenderà al 6,1%. Mi chiedo – sottolinea Quici – come si farà la riforma del territorio». Il presidente Cimo-Fesmed è critico anche sul fronte delle tempistiche. «Bisognerà aspettare il 2024, ma l’emergenza è oggi», sottolinea.
«Il DM70 diventa inapplicabile perché non è sostenibile» rincara Quici. «Nella Manovra, inoltre, non c’è nessuna voce che riguarda il ristoro dei medici per cui i pochi medici che sono rimasti nel Servizio sanitario pubblico continueranno ad uscire. Tutto va nella direzione di una sanità privata – continua – . Quello che mi preoccupa non è la sanità privata fine a sé stessa, intesa come assistenza sanitaria integrativa, ma il fatto che il cittadino dovrà pagare di tasca propria le prestazioni. Quindi non saranno più 37 miliardi di euro i soldi spesi per prestazioni sanitarie pagate direttamente dai cittadini al di fuori del Ssn, ma molti di più». E aggiunge: «Questo è il risultato di mancati investimenti negli anni passati, con le ultimi misure rischiamo che ci daranno il colpo finale».
Sotto accusa da parte di Quici anche la flat tax. «Non capisco perché questa defiscalizzazione deve essere applicata a tutti tranne che ai dipendenti», commenta. «In questo caso è chiaro che la fuga dei medici verso la sanità privata è maggiore», aggiunge. Il presidente di Cimo-Fesmed si esprime in maniera sfavorevole alla tendenza in aumento dei medici gettonisti. «Non sono molto favorevole perché, in questo modo, non si dà continuità assistenziale nei reparti. È solo un fattore economico puro – sottolinea – e scoraggia le aziende ad assumere personale perché trovano più conveniente attingere a un’altra voce di bilancio e quindi ad aggirare il tetto di spesa. L’unica cosa che bisogna fare come vero segnale di discontinuità è quello di abolire il tetto di spesa sul costo del personale. È l’unica via di uscita in questo momento qui e non si vuole fare. Non si è voluto fare prima e non si vuole fare adesso».
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