Secondo la Corte Costituzionale il ritardo accumulato sui Lea «non trova alcuna giustificazione in relazione a un tema essenziale per la garanzia del diritto alla salute in condizioni di eguaglianza su tutto il territorio nazionale, senza discriminazione alcuna tra regioni».
Il ritardo accumulato sui Lea «non trova alcuna giustificazione in relazione a un tema essenziale per la garanzia del diritto alla salute in condizioni di eguaglianza su tutto il territorio nazionale, senza discriminazione alcuna tra regioni». A bacchettare l’Italia è stata la Corte Costituzionale in una sentenza depositata questo mese. Si tratta di un vero e proprio monito lanciato in riferimento a un contenzioso tra il Governo e la Regione Puglia su una prestazione diagnostica non compresa nei Lea. A chiedere più volte lo sblocco della questione dei Lea sono i malati rari, i pazienti oncologici e anche le coppie che vogliono accedere alle prestazioni relative alla procreazione medicalmente assistita.
Non a caso, in questi anni, si sono susseguiti numerosi appelli da parte della Società italiana di riproduzione umana, nell’ultimo dei quali si rivolge direttamente al Governo per chiedere l’approvazione dei Lea. «Nella sentenza la Corte Costituzionale – commenta Antonino Guglielmino, presidente della Siru – afferma due principi fondamentali sui Lea: eliminare le differenze geografiche e le differenze di censo, perché non è giusto che in una regione si chieda alle coppie che vogliono accedere alla procreazione medicalmente assistita di spendere circa 80 volte di più rispetto a un’altra regione».
Sembra infatti sorprendentemente ingiusto che lo stesso trattamento per la fecondazione assistita nel pubblico costi 36 euro in Lombardia e oltre 2.700 euro in Sicilia. Un tale gap, sospettano i più critici, potrebbe dunque giustificare il perché il 26 per cento delle coppie italiane che vogliono accedere alla procreazione medicalmente assistita preferiscono andare in alcune regioni, come in Lombardia e in Toscana, anziché rimanere nella propria, come in Sicilia. Spostandosi, infatti, la coppia pagherebbe di meno, mentre la regione di appartenenza andrebbe a coprire le spese. Un «giochetto», quest’ultimo, evidenziato anche da una eloquente circolare dell’assessore alla Salute della Sicilia, Ruggero Razza, la quale fa riferimento a «prestazioni riportanti codifiche opportunistiche», ovvero prestazioni di Pma fatte passare da altre regioni come procedure di natura ginecologica al fine di chiedere cospicui rimborsi.
«L’approvazione dei Lea potrebbe anche essere la spinta che ci serve per far ripartire la genitorialità in Italia, paese che ha continua a registrare record negativi sul fronte della natalità», sottolinea Guglielmino. «Dobbiamo però fare presto. Le coppie – conclude Guglielmino – non possono aspettare ancora, semplicemente perché non hanno tempo. Prima si accede alla procreazione medicalmente assistita maggiori sono le probabilità di una gravidanza di successo e viceversa. Spero con tutto il cuore che questo nuovo Governo si dimostri più sensibile, rispetto a quelli precedenti, sull’argomento. Dal canto nostro, la Siru non smetterà di sostenere i diritti delle coppie infertili e, in generale, il diritto alla salute, che al momento risulta leso da tutti questi ritardi ingiustificati».
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