Salute 23 Dicembre 2022 10:04

C’è chi lo odia e chi lo ama: ecco perché il Natale può renderci tristi

Lastretti (psicoterapeuta): «A Natale i riflettori sono puntati sulla vita relazionale ed affettiva e, di solito, sperimentano un maggiore senso di tristezza coloro che hanno carenze in questo ambito della vita. Chi ha perso una persona cara, poi, vivrà il lutto con un’intensità maggiore: spiccherà il posto vuoto a tavola e la mente sarà assalita dai ricordi»

Lei è Gianna, un’infermiera single che, dopo aver mentito alla famiglia sulla sua situazione sentimentale, è costretta a trovare un fidanzato da invitare a Natale entro 24 giorni. È la protagonista di “Odio il Natale”, uno dei telefilm trasmessi per le festività 2022. Nella vita reale, c’è chi, come lei, detesta il Natale e chi, invece, lo ama. C’è chi, poi, durante le festività diventa più triste e chi è costantemente felice. Ma se luci e addobbi colorati, motivetti allegri, regali e delizie per il palato possono motivare un eccesso di gioia, spiegare perché il Natale possa peggiorare gli stati d’animo negativi non è così immediato.

Riflettori puntati sulla vita affettiva

«Uno dei principali motivi per cui una persona già giù di tono possa incrementare la sua tristezza durante le festività natalizie, o che chi non lo è affatto possa improvvisamente sperimentarne la sensazione, è il rallentamento dei ritmi quotidiani – spiega Mara Lastretti, psicologa e psicoterapia, consigliere dell’Ordine degli Psicologi del Lazio -. A Natale si trascorre molto più tempo con i propri familiari, anche con chi non si hanno frequenti contatti durante il resto dell’anno. I riflettori sono puntati sulla vita relazionale ed affettiva e, di solito, sperimenta un maggiore senso di tristezza chi ha delle lacune o delle problematiche proprio in questo ambito dell’esistenza. Impegnati nella frenetica vita di tutti i giorni, spesso, non si ha nemmeno il tempo di fermarsi a riflettere su un’eventuale povertà relazionale – dice l’esperta -. Quando ci si riunisce attorno ad un tavolo per il pranzo di Natale, invece, è quasi consueto che genitori, fratelli o sorelle vadano ad evidenziare gli aspetti più critici della vita di un proprio caro. Anche se il fine è semplicemente di elargire consigli, spesso si ottengono effetti completamente opposti, scatenando persino dissidi e litigi».

Nostalgia o avversione per la propria infanzia?

L’effetto tristezza può raddoppiarsi per chi, durante le festività, fa ritorno nel proprio paese di origine. «Chi vive lontano dalla casa natale, ormai da anni o addirittura decenni, tornando nel luogo dove ha trascorso la propria infanzia può sia rispolverare vecchi ricordi, provando nostalgia, che percepire una forte discrepanza tra la persona che è diventata e quella che era negli anni addietro. Anche non riconoscersi più nelle proprie radici, sentirsi troppo diversi dalla propria famiglia di origine può innescare sentimenti di tristezza», aggiunge la psicoterapeuta.

Il lutto

Ci sono poi delle forme di tristezza inevitabili, che posso solo essere vissute, come quelle che scaturiscono da un lutto. «Chi perde una persona cara proprio durante le festività natalizie vivrà, inevitabilmente, questo lutto con un’intensità maggiore che in qualsiasi altro periodo dell’anno. Spiccherà il posto vuoto intorno alla tavola di famiglia e la mente sarà assalita da tutti i ricordi che la legano a quella determinata persona, dalle abitudini che aveva a Natale, ai suoi cibi o regali preferiti – spiega Lastretti -. La stessa sensazione amplificata di vuoto potrà sperimentarla anche chi ha vissuto un lutto già nei mesi precedenti alle festività e si accinge a trascorre il primo Natale senza la persona cara in questione. Più in generale, per chi ha subito una perdita questo periodo dell’anno sarà sempre un momento in cui l’assenza sembrerà meno tollerabile».

Un antidoto contro la tristezza

Rinnegare la tristezza non è la soluzione. «Se durante le festività natalizie si sperimentano sensazioni e sentimenti negativi è meglio prenderne coscienza, piuttosto che far finta di niente. Accettare il nostro stato d’animo è il primo passo che ci consente anche di concentrarci su quanto di buono o positivo accade intorno a noi. Che non deve essere necessariamente legato al nostro ristretto nucleo familiare. Dopo aver trascorso i giorni “rossi” in calendario accanto a persone che non ci hanno fatto sentire a nostro agio, allora – dice la psicoterapeuta – sarà meglio concedersi al più presto qualche ora in buona compagnia. Anche chi dovesse riprendere a lavorare, rimmergendosi immediatamente nella solita e frenetica routine, nei giorni a cavallo tra Natale e Capodanno dovrebbe concedersi degli incontri piacevoli, come una cena tra amici, che possano ricompensare quella sensazione di malessere e tristezza percepita e accumulata nei giorni precedenti».

Dopo il giusto relax ci si potrà preparare al gran finale: «Per il veglione di Capodanno consiglio di circondarsi delle persone capaci di infonderci gioia e serenità. Soprattutto, non siate troppo severi con voi stessi: sì ad un bilancio dei 12 mesi appena trascorsi, ma senza troppi rimpianti, né eccessive aspettative per l’anno che verrà – conclude Lastretti -. Cominciate con il godervi la gioia del momento».

 

 

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