Lo studio a cui hanno preso parte l’Ospedale Buzzi e l’Università Statale di Milano, ha evidenziato una variante genetica difettosa nei bambini che hanno sviluppato una forma grave di Sars-CoV-2 con una risposta infiammatoria multi-sistemica (MIS-C). Zuccotti: «In futuro possibili cure personalizzate»
Dall’inizio dell’epidemia ad oggi in Italia (secondo i dati aggiornati al 24 dicembre dell’Istituto Superiore di Sanità) sono stati diagnosticati dal sistema di sorveglianza integrata 4.791.557 casi nei bambini e nei ragazzi tra zero e 19 anni. Di questi 24.891 sono stati ospedalizzati, 556 ricoverati in terapia intensiva e 85 deceduti. Numeri che mettono in luce essenzialmente una scarsa incidenza del virus nei soggetti più giovani, anche se, a fronte di una maggioranza di casi asintomatici o con sintomi lievi, ci sono stati bambini che hanno sviluppato una forma grave di infezione, tale da rendere necessario il ricovero in terapia intensiva.
Proprio questa variabile, se pur a numeri ridotti, ha spinto i ricercatori di diversi Paesi a fare studi per comprendere quale meccanismo si è innescato in alcuni soggetti al punto da rendere necessario il ricovero in terapia intensiva. La risposta è arrivata da un lavoro internazionale che ha visto l’aggregazione di diversi istituti in un consorzio “Covid Human Genetic Heffort”, per identificare il meccanismo alla base delle diverse risposte immunitarie protettive contro i microrganismi in corso di infezione primaria. Alla ricerca hanno preso parte anche l’Ospedale Pediatrico Buzzi e l’Università Statale di Milano.
Studi di genomica umana hanno dimostrato che alcune infezioni respiratorie gravi come la polmonite influenzale possono avere una causa genetica. Dal momento che anche nel corso della pandemia si è riscontrata una certa variabilità del quadro clinico dei soggetti colpiti dal Covid-19, fino a scatenare forme gravi in bambini e adolescenti, i ricercatori hanno pensato che anche in questo caso potesse essere implicata un’influenza di fattori genetici umani nella risposta al virus. In particolare, si è osservato che lo 0,6% dei bambini colpiti dal virus ha mostrato una severa risposta infiammatoria multi-sistemica, chiamata “Multi system Infiammatory Syndrome in Children” e meglio nota come MIS-C. Pertanto, si è ipotizzato che espressioni severe della malattia da Sars -Cov-2 possano essere spiegabili da un difetto genetico alla risposta antivirale. Per arrivare a confutare la loro tesi, i ricercatori, mediante il sequenziamento dell’esoma (ovvero la parte del genoma codificante), hanno riscontrato errori congeniti dell’immunità alla base delle forme più gravi di Covid-19 e in particolare forme di MIS-C in bambini precedentemente sani.
In 5 bambini con MIS-C (ovvero l’1% dei casi studiati) è stato possibile identificare varianti deficitarie recessive su alcuni geni coinvolti nell’immunità innata e responsabili di MIS-C. «I risultati ottenuti suggeriscono che tali deficit possano influenzare le risposte antivirali anche nelle cellule di altri tessuti danneggiati durante il MIS-C come cardiomiociti, enterociti e cellule endoteliali- spiega Gianvincenzo Zuccotti, primario del Dipartimento di Pediatria dell’Ospedale Buzzi e Preside della facoltà di Medicina dell’Università Statale di Milano -.Questo permetterà in futuro di definire percorsi di cura personalizzati, anche perché la ricerca va avanti e ulteriori studi genetici permetteranno di conoscere nuove varianti patogeniche responsabili di malattie gravi».
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