Salute 13 Gennaio 2023 14:40

Malattie gravi negli atleti: cosa succede? Il parere dell’esperto

Alessandro Capucci, cardiologo e medico dello sport: «Un lavoro fisico eccessivo protratto nel tempo, l’ormone della crescita e il consumo di preparati glicemici per migliorare l’attività, oltre allo stress, possono favorire l’insorgenza di gravi malattie»

La morte prematura di Gianluca Vialli per un tumore al pancreas, a poche settimane da un altro grande campione, Sinisa Mihajlovic, colpito da leucemia mieloide acuta, ha scosso il mondo dello sport e l’Italia intera e in molti oggi si domandano se la lunga lista di ex atleti colpiti da gravi malattie ancora in giovane età meriti un’indagine.

Per il professor Alessandro Capucci, cardiologo e medico dello sport, non è da escludere una correlazione: «Se noi parliamo di neoplasie maligne vediamo che molti dati scientifici evidenziano un rapporto tra attività fisica e sopravvivenza – spiega Capucci -. Questo significa che nella fase di poca attività fisica la sopravvivenza si riduce per l’incidenza di malattie cardiovascolari e neoplasie; con un’attività moderata (60, 90 minuti di corsa la settimana) i benefici sono massimi, mentre invece se si arriva a livelli estremi di attività fisica può verificarsi un peggioramento della sopravvivenza».

Perché il consumo energetico eccessivo può causare il cancro e la SLA

Secondo il medico dello sport che fino al 2020 era anche il medico sociale del Ravenna calcio, «per alcuni soggetti un lavoro fisico eccessivo e continuativo può esporre il fisico a neoplasie maligne». Non tutti gli atleti, dunque, sarebbero in grado di reggere i ritmi estenuanti che le competizioni sportive richiedono: «Si è visto che la stimolazione muscolare diffusa determina un aumento del testosterone – sottolinea Capucci –, che a dosi eccessive favorisce il tumore della prostata nell’uomo o della mammella nelle donne, così come si è visto che può incidere sull’insorgenza della Sla. La Sclerosi laterale amiotrofica, pur essendo una patologia che dipende da esposizione a piombo, a pesticidi, a campi elettromagnetici, potrebbe avere nello sforzo eccessivo prolungato una delle cause scatenanti».

Sotto accusa testosterone e ormoni della crescita associati all’insulina

Per il professor Capucci esistono poi altri fattori che possono determinare l’insorgenza del cancro negli sportivi, come gli ormoni della crescita associati all’insulina e l’utilizzo di preparati glicemici per migliorare le performance nel breve periodo. «Queste sostanze, in base alla quantità e alla durata dell’utilizzo, possono determinare alcuni tipi di tumore – puntualizza il medico dello sport -; non si parla nello specifico del tumore al pancreas, ma trattandosi di ormone della crescita e di insulina è evidente che in qualche modo si va a chiamare in causa proprio il pancreas. Nel caso delle leucemie i dati riferiscono tra le cause il contatto con sostanze come formaldeide e benzene che riguardano principalmente chi lavora con petrolio e gomma, non certo gli atleti. Anche radiazioni e agenti chimici comunque possono favorire l’insorgenza di leucemie acute».

Lo stress da competizione

Al consumo energetico eccessivo e all’utilizzo prolungato nel tempo di sostanze che migliorano le prestazioni fisiche, va poi aggiunto lo stress, un fattore da non sottovalutare: «Uno stress da prestazione importante, che comporta una pressione continua per essere veloci, fa sì che gli atleti vengano portati al massimo delle loro forze. Questo è un fattore che determina ancora una volta un aumento del testosterone che a dosi eccessive favorisce il tumore, quindi anche questi aspetti fisiologici, se portati all’estremo possono avere un’incidenza negativa».

Come proteggere gli atleti

Proteggere gli atleti è comunque possibile. «Sostanze antiossidanti e vitamine aiutano – aggiunge Capucci -; ma è importante capire quale possa essere il limite a cui portare il singolo atleta, perché non tutti sono uguali, non tutti hanno le stesse capacità muscolari e le stesse caratteristiche. Purtroppo, negli anni abbiamo assistito in alcuni atleti a cambiamenti significativi dal punto di vista muscolare e di certo non solo per merito dell’attività fisica, probabilmente hanno fatto uso di sostanze che hanno favorito questo processo. Sarebbe bene, quindi, tenere in considerazione questi aspetti quando si lavora con un atleta, ma purtroppo non so quanto nella pratica venga fatto».

 

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